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'Come riformare l''articolo 49 della Costituzione?'

'Come riformare l''articolo 49 della Costituzione?'
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14 Aprile 2012 - 15.51


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articolo49 20120414

di RedazioneMegachip

Lettera aperta al Presidente di Alternativa Giulietto Chiesa

Leggendo l”illuminante articolo di Pierluigi Fagan “Chi Decide”, dove viene evidenziato come i partiti politici già dalla loro nascita (1688) siano stati sottoposti al potere economico, e prendendo in considerazione la critica di Moro all”Art. 49 nella seduta del 22 maggio 1947 dell”Assemblea Costituente («se non vi è una base di democrazia interna, i partiti non potrebbero trasfondere indirizzo democratico nell”ambito della vita politica del Paese»), la domanda è: Alternativa cosa propone di concreto e dettagliato per restituire il cràtos dalle élite dei Pochi alla comunità dei Molti?

In ogni comune esiste una scuola pubblica dove mi posso istruire “gratuitamente”, perché per svolgere attività politica mi devo iscrivere ad un”associazione privata? Non sarebbe possibile fare politica soltanto attraverso dei partiti pubblici? Prendendo come esempio la scuola pubblica comunale basterebbe sostituire agli alunni gli iscritti al partito, al maestro il segretario eletto dagli iscritti, ed il gioco è fatto. Sarebbero necessarie soltanto tre classi (destra, centro, sinistra) dove ogni iscritto vota per eleggere il  rappresentante di classe (il segretario di partito), il quale, a sua volta entrerà a far parte di una classe provinciale ed eleggerà il rappresentante di classe provinciale fino ad arrivare ad eleggere i vertici nazionali. Senza imposizione di candidati e programmi dall”alto.

È mai successo che un maestro si sia arricchito in maniera smisurata? O che abbia fatto investimenti in Tanzania? No, perché la scuola è pubblica e nessuno gestisce direttamente i soldi. E inoltre la scuola non ha bisogno di campagne pubblicitarie (campagne elettorali) perché tutti sanno che esiste. Un sistema così costerebbe sicuramente meno di quanto costano i partiti attuali.
Probabilmente se avrà avuto pazienza di leggere tutto si sarà fatto grasse risate. Avrà evidenziato molteplici problemi che rendono impossibile un progetto del genere. La domanda rimane però la stessa: Alternativa cosa propone di concreto e dettagliato per restituire il cràtos dalle élite dei Pochi alla comunità dei Molti?

Siamo il 99 per cento è vero ma senza gli strumenti di legge necessari contiamo l”uno per cento. L”élite cerca di convincerci quotidianamente che la società è corrotta perché i cittadini sono corrotti e non perché non ci sono le leggi adeguate. Loro però il potere lo hanno consolidato a colpi di legge e di trattati (Trattato di Maastricht, Trattato di Lisbona, disegno di legge sul pareggio di bilancio).

La verità è che non abbiamo gli strumenti per dimostrare che la maggioranza di noi è fatta di persone ONESTE, CHE SANNO SACRIFICARSI, E CHE VOGLIONO LA POSSIBILITA” DI SCEGLIERE IL PROPRIO DESTINO.
Alternativa faccia della riforma all”Art. 49 la propria missione e sono sicuro che il consenso aumenterà ancora più di adesso. I cittadini non vogliono ricette per uscire dalla crisi e non vogliono un”informazione alternativa per sapere chi sta dentro la stanza dei bottoni. Vogliono entrare dentro la stanza dei bottoni e prendere il comando.
Le crisi servono all”élite per rafforzane il loro potere ma sono anche il periodo in cui sono più vulnerabili.

Buon Lavoro.

Spartaco Libero

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Caro Spartaco,

la tua domanda è legittima e importante. Starei per dire che una di quelle domande sulla cui risposta si regge l”intero mondo della politica. Alternativa è, con totale chiarezza, fin dall”inizio, per restituire ai Molti il potere e la sovranità, espropriati dai Pochi, che sono diventati sempre più pochi. Non posso rispondere qui, in poche parole, a un quesito così grande e fondamentale. Perchè non è facile sciogliere i mille nodi di cui è composto. C”è una grande discussione in ogni settore dei movimenti di lotta e di contestazione dell”attuale sistema democratico, ma fino ad ora è una cacofonia, in cui molte cose giuste si dicono e anche molte sciocchezze.

La prima cosa da fare, io credo, è chiedere l”attuazione della costituzione e dell”articolo 49. Il quale postula l”approntamento di una legge che regoli la vita dei partiti. Questa legge non è stata fatta per ragioni storiche che allora apparvero giustificate e oggi non lo sono più. Il PCI, che fu parte integrante e decisiva del processo Costituzionale, non volle quella legge perchè, dopo il 1948, temeva che essa sarebbe stata usata dalle forze eversive filo-Atlantiche per discriminare e sorvegliare l”opposizione. La DC non la volle perchè voleva avere mani libere. Insomma non fu esercitato nessun controllo giurisdizionale sull”attività dei partiti.  Ma allora i partiti erano ancora dei partiti (ci torno sopra dopo), e una certa forma di condotta democratica interna, certe regole, le rispettavano essi stessi. Fu una fase storica in cui la politica – seppure esistesse uno scontro sociale e di classe violentissimo – rispettava le regole. Del resto la stessa Costituzione Italiana fu costruita rispettando determinate regole fondamentali del vivere civile. Fu un patto tra grandi componenti ideali, il cattolicesimo progressista, il comunismo italiano, la tradizione laica e liberale del Risorgimento. Un patto leale, sebbene non tra amici ma tra avversari. Ne venne fuori una delle più alte espressioni della comunità civile occidentale. In assoluto. Se siamo qui a discuterne è per questa ragione.

Ora quel patto non esiste più e siamo dentro una cloaca di corruzione, prodotta dal pensiero unico e dalla neo-lingua di Orwell. Ma non ci sono ricette facili, io credo. Passiamo alla democrazia diretta? In qualche modo anche la tua proposta è una delle tante scorciatoie verso la democrazia diretta. Io la ritengo non solo impraticabile (perchè ogni proposta politica deve tenere conto dell”humus nel quale nasce. L”uomo è incapace di palingenesi totali. È una creatura, a suo modo, lineare. Quando le tentano i capipopolo, le avanguardie, di solito si finisce prima nel sangue e, poi, si ritorna indietro); la ritengo sbagliata, perchè al di là delle intenzioni, in un modo o nell”altro, essa consente ai Pochi di dominare i Molti.

I nostri costituenti lavorarono in una situazione in cui non esisteva la televisione, non esisteva internet, non esisteva il sistema della comunicazione di massa, i rapporti di forza mondiali erano totalmente diversi da quelli attuali. Non è una questione “tecnica”. Richiede una visione d”insieme. Ogni proposta di riforma della democrazia implica, presuppone, una visione d”insieme. Una ipotesi di democrazia diretta, dal basso, quale che sia la sua strumentazione, richiede “scalini” istituzionali diversi.

Società complesse come le nostre non sono riducibili a sommatorie. Ci sono – e sono ineliminabili – processi decisionali di carattere specialistico che non sono alla portata di ciascuno. Ci sono scelte che non possono passare attraverso una consultazione democratica diretta, ma che presuppongo una delega “a chi sa”. E dunque il problema della rappresentanza si ripropone. E, dunque, la questione è quella della fiducia in chi si sceglie, dei meccanismi del controllo, della formazione dei processi decisionali. È un lungo elenco di cose da esaminare. Suggerisco, per questo la lettura di un libro fondamentale di Luciano Canfora: “La democrazia: storia di un”ideologia”, che mostra tutte le complessità e anche gl”inganni attraverso cui, nelle varie epoche, i Pochi hanno sottratto il potere ai Molti.

Infine (qui, ma il problema è centrale per il nostro futuro) una notazione sul termine partito. Oggi è parola squalificata e dobbiamo prendere atto che non è più recuperabile. E tuttavia quello che i partiti sono (eliminata la tara della neo-lingua orwelliana, che ha cambiato tutti i significati) non potrà essere sostituito da null”altro, almeno fino a che non saremo usciti dall”attuale organizzazione sociale capitalistica. Gramsci ci ha spiegato che un partito è nient”altro che l”organizzazione di interessi di gruppi sociali. Elimini i partiti? È come dire che elimini interessi. Questo non è possibile. Essi cercheranno sempre di difendersi collettivamente, contro altri interessi. E quindi cambierai il nome, ma il partito te lo troverai di fronte ad ogni svolta. In una società complessa, come lo è stata la società in classi, come lo è ancora, anche se le classi sono state stravolte e se ne sono formate di nuove, gl”interessi collidono, si combattono, cercano di prevalere. Per fare questo si organizzano, qualche volta si armano con armi vere, altre volte si armano di ideologie, formano i loro quadri, cioè le loro coorti combattenti.

Solo in una società più evoluta, solidale, quella che io chiamo la società stazionaria, indispensabile per la sopravvivenza umana, il ragionamento cambierebbe e allora cambierebbe anche il sistema della democrazia. Ma a questa società dobbiamo prepararci, ancora non l”abbiamo. La riforma democratica si dovrà fare in una difficile transizione dalla società dell”abbondanza artificiale e ingannevole, ad una società sostenibile e reale, in cui l”unica abbondanza sarà quella dell”intelligenza umana.

Dunque muoviamoci per gradi. Passo dopo passo. Eleviamo il tono della morale individuale e colettiva, educhiamo al rispetto delle regole. E studiamo. Non ci sono scorciatoie. Nessuno potrà inventare una nuova democrazia sotto un”ampolla di vetro. Fagan ha perfettamente ragione: i partiti furono non solo sottoposti al potere economico: furono espressione del potere economico fin dalla loro nascita. La democrazia liberale riuscì a drappeggiare questa verità con la sua ideologia, e continua tutt”ora. Fece anche un”altra cosa importante e utile, di cui si servirono le classi espropriate della democrazia: stabilì delle regole. Che adesso i suoi epigoni stanno violando, e noi, che siamo stati espropriati, cerchiamo di utilizzare per difenderci.
Siamo qui, e da qui dobbiamo muoverci perchè è scoppiato l”incendio.

Cari saluti

Giulietto Chiesa

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