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A proposito di Alternativa e di Uniti&Diversi

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30 Aprile 2012 - 10.56


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giulietto ued 20120430

di Redazione

Lettera al Presidente di Alternativa Giulietto Chiesa.

Ho letto con attenzione il documento UNITI e DIVERSI – Per la formazione di un nuovo soggetto politico che governi la transizione
e senza dilungarmi in valutazioni ed approfondimenti rivolgo due domande sintetiche:

l”analisi classista della realtà nazionale e internazionale ha ancora senso per Alternativa Politica?

pur accettando la necessità storica della decrescita e pur abbracciandone in modo convinto tutte le valenze eversive dello stato di cose presenti, non è irresponsabile chiamarla “felice” dato che probabilmente, nei prossimi anni, ci metterà di fronte a guerre tra stati, guerre civili, repressioni, riduzione di spazi di democrazia?

Attendo un parere.

Grazie
Marco De Guio

—————————————

Il documento di Uniti&Diversi è stato il risultato di un lavoro collettivo cui presero parte cinque strutture diverse di movimenti con ispirazione anche molto diversa tra di loro. Ancora oggi considero quel documento un punto molto importante di un”azione diretta a definire una piattaforma politica comune in vista di un nuovo soggetto politico. Ho partecipato alla scrittura di quel documento e continuo a considerarlo uno dei punti alti del dibattito di questi anni.
Tuttavia quel documento contiene solo parte delle idee di Alternativa, essendo un punto di compromesso, seppure qualitativamente molto buono.

Dai nostri documenti, emersi dalle assemblee nazionali di Genova e di Pordenone, si può vedere che Alternativa compie un”analisi della crisi mondiale che si fonda su un”analisi classista del quadro mondiale. Tuttavia in primo luogo all”interno di Alternativa vi sono diversità di accenti in merito. In secondo luogo noi riteniamo che lo sviluppo capitalistico abbia prodotto modificazioni strutturali nella fisionomia stessa della formazione economico-sociale capitalistica, e tra queste una sostanziale modificazione della fisionomia delle classi sociali nell”occidente sviluppato. Per cui uno dei compiti principali della transizione sarà quello di individuare con precisione questa nuova fisionomia.

Ripetere le giaculatorie sulla società divisa in classi senza vedere i cambiamenti radicali che si sono verificati, significa parlare a classi che o non esistono più, oppure che non sanno di essere classe e quindi non si possono riconoscere nella descrizione tradizionale delle classi elaborata dal marxismo del XIX e XX secolo. In terzo luogo è caratteristica di Alternativa – unica aggregazione che abbia questo tema tra i suoi centrali – l”individuazione di un cambiamento radicale nel rapporto tra struttura e sovrastruttura.

Il sistema della comunicazione informazione è divenuto un pilastro portante della società contemporanea. Tale da costringerci a considerare centrale la battaglia per una comunicazione democratica. Una delle cause della sconfitta delle classi subalterne in Occidente è stata l”assoluta incapacità della sinistra di comprendere i cambiamenti prodotti dal sistema del cosiddetto “villaggio globale”.

Noi non abbiamo mai adottato il termine “decrescita felice” per caratterizzare la decrescita, di cui siamo, per altro, convinti sostenitori. La decrescita è un”idea feconda che ci può aiutare nel definire cosa dovrà essere la transizione da questo sistema divoratore di uomini e cose, a un altro che sia in equilibrio con gli ecosistemi. Ma non sarà affatto felice. Poichè ci potrà essere una decrescita consapevole, guidata, solo attraverso lotte politiche durissime. Non penso che potremo definirle felici. Inoltre, al di là delle scelte politiche consapevoli, su cui già milioni di persone si stanno avviando, in Italia, in Europa e nel mondo, noi stiamo andando, tutti insieme, verso un altro tipo di decrescita, rappresentanto dalla recessione e dai diversi collassi che l”umanità sarà costretta a subire dalla crisi del sistema.

Dovremo spiegare a milioni di persone che le due decrescite non sono la stessa cosa, e nessuna delle due potrà essere felice per grandi masse popolari. Sarà felice, la prima, solo per quelle minoranze che potranno sperimentarne i valori grazie alla loro posizione relativamente privilegiata. Per i milioni e miliardi di poveri sarà prevalente la sofferenza.

Cordiali saluti
Giulietto Chiesa

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