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Riceviamo sulla nostra pagina Facebook – e volentieri pubblichiamo anche qui – un”importante riflessione di Eva Milan.
Cari amici di Megachip, trovo grave e preoccupante la chiusura di E-il Mensile [già PeaceReporter] nel desolante panorama dell”informazione in Italia, perché è stata per tanti anni una o forse l”unica fonte diretta e attendibile a trasmetterci notizie e denunce come questa dall”Afghanistan e non solo (in particolare l”unica che negli ultimi mesi ha indagato a fondo e trovato conferme sulla dotazione di armamenti ai nostri caccia bombardieri e sul loro effettivo utilizzo nel conflitto afghano), così come in passato aveva denunciato la partecipazione in sordina dell”esercito italiano a vere e proprie azioni di guerra congiunte con i Marines USA, (sempre ufficialmente negate dal governo).
Negli anni passati grazie al lavoro di questi coraggiosi giornalisti indipendenti in più occasioni il giornalismo mainstream si è sentito in obbligo di rompere il silenzio su notizie importanti che altrimenti sarebbero state ignorate, ricordo solo la più eclatante, la smentita di Peacereporter della famosa falsa foto di Bin Laden morto, smentita che oltre a mettere in dubbio la vericidità dell”intera operazione, mostrò chiaramente al pubblico mondiale come il sistema dell”informazione mainstream globale sia capace di divulgare vere e proprie bufale e menzogne planetarie in un”irreversibile catena d”inganno.
Ricordo anche che Peacereporter – oggi E-Il Mensile – è stato anche uno dei canali che ha ospitato i reportage da Gaza di Vittorio Arrigoni, e come lui altri volontari e inviati in zone di guerra che non avrebbero altrimenti trovato spazi per diffondere le loro inchieste e testimonianze.
Fa piacere che Il Fatto Quotidiano, un canale che io considero parte integrante del mainstream, riconosca questi meriti a E-Il Mensile, e mi pare che sia uno dei pochissimi a farlo. Purtroppo la chiusura di E-Il Mensile, dopo quella di Carta, Terra, La Voce delle Voci e altre importanti e serie realtà dell”informazione indipendente, rivela una situazione sempre più grave di restringimento degli spazi di libertà d”informazione come conseguenza diretta di una crisi che più che economica io ritengo di civiltà e di democrazia, restituendoci un grave vuoto che rappresenta l”ulteriore sottrazione di un diritto fondamentale, quello ad essere informati, di cui bisognerebbe preoccuparsi collettivamente molto più di quanto non si faccia.
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