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Che vuol dire essere di sinistra?

Che vuol dire essere di sinistra?
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19 Gennaio 2013 - 22.08


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Una lettrice scrive a Giulietto Chiesa, che risponde descrivendo un campo di battaglia totalmente diverso da quello che ci si attenderebbe. La sinistra esistente continua a combattere su un terreno già lasciato dal nemico. Un deserto dove le sinistre sognano ancora delle avanzate,  mentre la guerra è altrove.

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Caro Giulietto,
ti avevo avvertito che volevo farti una domanda, premetto che se la domanda che ti farò non è idonea al tuo video editoriale mi preme, se trovi il tempo di avere comunque una tua risposta.
Come ho già detto altre volte sono cresciuta lontana dalla politica e dalle ideologie.

C”è stato anche un tempo in cui mi sono tenuta lontana dalla politica poichè ciò che a me arrivava era il sentore di essere presa in giro, un odore putrescente dato dall”informazione distorta dei fatti, che a mio parere di ingenua – quale ero e forse sono – non mi è mai sembrata combaciante con la realtà in cui vivevo. 

Oggi che mi interesso della politica quello che vedo non mi piace. Vedo tanto odio tra coloro che la politica la fanno che mi spaventa.

La mia presenza su Facebook mi ha dato modo di conoscere più o meno le idee sia di destra che di sinistra di questa situazione e devo dire con mio sommo dispiacere che nonostante sia gli uni che gli altri vedano chiaramente lo stato delle cose e cioè che questo sistema politico ha mentito per decenni ingannando  l”elettore disinformato, che bisogna lottare per il bene della popolazione, che deve finire lo sfruttamento e la cessione dei diritti, essi non siano in grado di abbassare la guardia e portare via con se l”odio che hanno dentro gli uni per gli altri.
Devo purtroppo appurare che i peggiori in assoluto sono le genti di sinistra che portano con se tanto di quell”odio da farmi arrivare a stare male, un male profondo che mi prende dentro le ossa dentro al cuore. Spesso sono settari e fanno branco insultandoti come neanche un uomo di estrema destra probabilmente ha mai fatto.
Personalmente non vedo differenze di comportamento tra gli uni e gli altri. Non li vedo diversi affatto.
Ci sono poi i più moderati a sinistra che sono capacissimi di sperare ancora in personaggi come Vendola ma se gli parli di Grillo e del suo movimento esplodono in cori di all”erta su Casa Pound dando al movimento dei fascisti senza neanche rendersi conto di quanto vengano manipolate le affermazioni  di grande ingenuità di Grillo stesso.
Personalmente vedo questa situazione ideologica manipolata da coloro che vedono nelle ideologie una grande leva per tenerci separati.
Ho provato a parlare con persone di sinistra apparentemente ragionevoli cercando di fargli capire che quest”odio deve finire. Che sono odi antichi tramandati di padre in figlio ma che niente hanno a che fare con la nostra storia , che va si ricordata, ma ha bisogno di un futuro oltre che di un passato.
Insomma Giulietto sono io che non sono capace di capire che questo odio deve esistere? Oppure qualcuno prima o poi deve cedere e fare un passo avanti per eliminare le differenze che ci dividono.
Cosa vuol dire essere di sinistra? Oltre a chiamarsi compagni dire hasta siempre e portare l”odio nel cuore?
Molti dicono che Gesù era di sinistra. Ma se essere di sinistra vuol dire non saper dimenticare e perdonare allora non credo che Gesù appartenesse a questa specie.
Io che non sono cresciuta sotto questa cultura ne di destra ne di sinistra credo di aver imparato dalla mia famiglia i reali valori del vivere una una società sana. Solidarietà, amore per se stessi e per il prossimo, capacità di comprendere le ragioni degli altri e possibilmente perdono.
Forse parlo così perchè non conosco ad esempio persone che fanno parte di Casa Pound, ma se ne conoscessi uno vorrei solo raccontargli ciò che ho raccontato oggi a te e gli chiederei di smetterla con l”odio che ci tiene lontani proprio come dico ogni giorno ai miei amici di sinistra.

Ti chiedo scusa se non sono stata chiara, non so perchè ma questo argomento è talmente complesso che faccio fatica e corro il rischio di banalizzarlo.

Alessandra Pisa – Bologna


Cara Alessandra,
basta riandare, per risponderti, alle parole che scrissi nel giugno del 2010, nella lettera che titolai “Cinque centurie di volontari per l”Alternativa”. Scrivevo: “Alternativa non è un movimento comunista e nemmeno di sinistra. Ciascuno ha la sua storia, anch”io. Nessuno è tenuto ad abiurare a nulla. Ma noi saremo aperti a tutti coloro che aderiranno ad alcuni principi elementari di partenza (…). Perchè non vogliamo restare una setta dobbiamo sapere che migliaia, milioni di persone non sanno nemmeno cosa sia la sinistra, non l”hanno mai incontrata nella loro vita (e questo vale per la grandissima maggioranza dei giovani). Dobbiamo non dimenticare che il termine “sinistra” è screditato ogni giorno da coloro che se ne fregiano e che occhieggiano da tutti i media. Noi non siamo come loro. (…) solidarietà e giustizia sociale sono i nostri obiettivi primari”.
C”è molto, anche se non tutto, per riflettere. Molte cose che come Alternativa portiamo avanti sono effettivamente “di sinistra”, provengono da quella storia e tradizione. Ma, da quella tradizione vengono anche altre cose di cui noi vogliamo, dobbiamo liberarci. Quelle che tu chiami “gente di sinistra” ha una gran voglia di rivincita. Purtroppo una rivincita impossibile, perchè la storia  cammina e non perdona. Si tratta di persone (i più anziani) che, più che difendere delle idee, difendono la propria storia personale e umana. Il che è comprensibile, ma non ha molto a che vedere con la politica. I più giovani, che non hanno memoria storica, rimasticano giaculatorie ormai prive di significato. Ma la cosa peggiore, a mio avviso, è che questi atteggiamenti sono sempre di più autoreferenziali. E, come tali, costituiscono steccati identitari. Cioè impediscono l”accesso. Più che di odio io parlerei di rifugio in una nicchia, nella quale si può continuare a parlare all”infinito sempre delle stesse cose.
Soprattutto io ne vedo l”inconcludenza. Pretendere che sia un movimento “di sinistra” a fare uscire i milioni dalla voragine in cui si trovano è una totale illusione identitaria. Mi verrebbe da dire che costoro vogliono raddrizzare le gambe ai cani. Ma, siccome non conoscono la realtà alla quaale  si rivolgono, non possono trovare interlucotori. E quelli che, per caso , si avvicinano, li respingono. Dentro la voragine ci sono milioni di persone che sarebbero potenzialmente pronte ad uscirne, ma che non lo faranno mai sotto bandiere “di sinistra”. E dunque non si capisce ( se non si fa riferimento a pulsioni identitarie insormontabili) perchè mai dovremmo imporre loro queste bandiere.
Se lo scopo è la liberazione degli uomini dall”ingiustizia, perchè mai dovremmo anteporre le loro falci e martello a questo scopo? Io lo verifico, questo errore, ad ogni incontro, in ogni dibattito, in ogni movimento. Dove, come tu scrivi, i più settari, i più ostili ad ogni impresa unitaria, sono ormai proprio quelli “di sinistra”. E questo vale sia per le sinistre extraparlamentari, sia per quelle “moderate”. Si fa per dire.
Si può scommettere, quando si parla di decrescita, quando si parla di democrazia nella comunicazione, i critici più aggressivi sono proprio quelli “di sinistra”.
C”è una ragione anche per questo: la sinistra “storica”, quella rigorosamente e dogmaticamente marxista (povero Marx) era “crescista” come lo è Bersani è come lo è Monti. Anche i piani quinquennali del “comunismo” (che non era comunismo, né socialismo) erano di crescita. La sinistra è stata, ed è ancora, permeata dell”identificazione tra progresso e crescita. Decrescere è quasi una bestemmia, per loro. Così si spiega perchè quando certa sinistra sente parlare di Serge Latouche s”inalbera dicendo che è un nazista. O giù di lì. Direi che sono accecati. Così come quando sentono parlare del Club di Roma (i moltissimi di sinistra che non hanno mai letto niente in proposito) eccoli strillare alla Trilaterale e all”imperialismo.
Insomma, è anche attraverso queste spigolature che si sente puzza di stantio, di vecchio, di lontano dalla realtà. Del resto che certi schemi mentali siano diventati così ossificati da impedire di cogliere cosa stava accadendo è dimostrato dal fatto che da sinistra non è venuta nessuna analisi della crisi finanziaria che incombeva. Certo ora si possono accusare le agenzie di rating che non previdero nulla e, anzi, diedero le tre AAA alle banche che erano già fallite. Ma dovremmo ricordare a tutte le sinistre (dentro i governi e fuori, dentro i parlamenti e fuori) che furono altrettanto cieche. E gratis, il che è peggio. Almeno Standard & Poor”s, Fitch e Moody”s si sono fatti pagare per mentire.
Avrei molti esempi da aggiungere.
Il più preclaro è il silenzio ostile che tutte le sinistre hanno riservato in questi dodici anni alle scoperte sull”11 settembre. Un silenzio tombale. Non ne faccio una questione personale, sebbene io mi sia trovato pressochè da solo, in Italia (parlo come esponente politico visibile al sistema mediatico, parlo come deputato europeo) a combattere su questo fronte, fatto oggetto dei lazzi e degl”insulti biliosi di destra e di sinistra, spesso isolato come un lebbroso proprio da coloro che avrebbero dovuto aiutare e sostenere. No. Ricordo questo silenzio ottuso come la dimostrazione più evidente dell”incapacità delle sinistre di capire che  il nemico stava scatenando l”offensiva e di capire, soprattutto, perché la stava scatenando. Generali che avrebbero dovuto guidare le masse popolari e lavoratrici, che stavano immobili a osservare senza capire. E che, quando cominciò la crociata (che era anche contro di loro), votarono le guerre che l”Impero cominciava a scatenare una dietro l”altra. Così fu demolito anche il movimento pacifista, nel quale le sinistre erano andate a intrupparsi, per prendere voti, e che delle sinistre si fidò, per poi trovarsi in guerra, senza averlo mai scelto, dalla parte dell”Impero.
Una storia che è diventata abitudine, ora che vediamo spezzoni della sinistra che hanno inneggiato prima ai bombardamenti della NATO contro la Libia, e ora si schierano dalla parte dell”Occidente (e dell”Arabia Saudita, e di Israele) nel tentativo di abbattere il regime dell”ennesimo “tiranno sanguinario” di Siria, in un canovaccio inventato dalla CNN.
Dunque, riassumendo, se “essere di sinistra” è questa cosa, dio ce ne scampi.
Certo non tutti quelli che “si sentono” di sinistra sono questa cosa. E, infatti – lo ripeto – nessuno dev”essere costretto a rinnegare il proprio passato. Ma, appunto, nessuno vuol dire nessuno. E quelli che si sentono di sinistra dovrebbero, prima di tutto non pretendere dagli altri una cosa del genere.
Ovviamente io non li considero nemici. Non ho nemici, per quanto mi riguarda, da quella parte. Ma sono ormai convinto che rimanere dentro quei recinti non ci porterà da nessuna parte. Il modo come le sinistre hanno operato per costruire la lista di Rivoluzione Civile dice che i metodi sono rimasti gli stessi. Quelli di vertice, intendo dire, e quelli settari di una parte della base. Non è questione di odio, è questione di orizzonte. La lotta di classe non è mai finita, ma le classi non sono più quelle. E i limiti allo sviluppo hanno portato in primo piano una contraddizione che l”ideologia (cioè la falsa coscienza) della sinistra non è stata capace di vedere: la lotta tra l”Uomo e la Natura.
Il grande scontro avviene su un campo di battaglia nuovo. Questa sinistra continua a combattere, lancia in resta, su un campo che è già stato abbandonato dal nemico. Su quelle distese, ormai deserte, le sinistre possono ancora sognare di avanzare. Purtroppo la guerra si fa altrove. E questo “altrove” le sinistre non sanno nemmeno dove sia.

Giulietto



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