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Sulla neutralità del giornalista

Non credo nella neutralità del giornalista anche perché non ho mai conosciuto un giornalista neutrale. Giulietto Chiesa, risposta a un lettore.

Sulla neutralità del giornalista
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5 Novembre 2014 - 18.33


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RISPOSTA A STEFANO SULLA NEUTRALITA”
DEL GIORNALISTA

Salve Sig. Chiesa,

Innanzitutto vorrei dire che la seguo
da anni, sono stato focoso sostenitore di molte sue teorie perché ci
credo, così come credo che l”impero USA sia una delle cause
principali di molti dei problemi oggi esistenti.

Un piccolo accenno a chi sono (in modo
da darle un po” di contesto): Italiano, Ateo, attualmente vivo in
Olanda, ho metà famiglia che vive tra Italia e Olanda e l”altra metà
tra USA e Argentina. Ho anche molti amici Russi, dato che mia moglie
ha studiato a Londra e tramite l”università abbiamo conosciuto la
comunità Russa a Londra. Sono stato varie volte a Mosca a trovare
amici e mi ritengo quindi abbastanza neutrale, credo davvero nella
pace come unico modo di sopravvivenza dell”uomo e la discussione
politica è l”unica maniera di raggiungerla.

Parliamo però del perché del mio
commento.

Dando un”occhiata alla sua biografia su
Wikipedia, si nota simpatia verso quello che é la cultura, la
storia, la politica e, in generale, verso tutto quello che sia
correlato alla Russia.

Forza su, non sto dicendo niente di
assurdo. Ogni persona esistente sulla faccia della terra ha una
simpatia verso un colore, un tipo di politica o una bandiera. Diciamo
subito che l”impero Russo ancora si puó chiamare impero date le
risorse, le dimensioni (certo minori ma pur sempre mastodontiche) e
data l”influenza che ha nel mondo. Infatti non sono completamente
d”accorrdo con la sua affermazione che la Russia é stata messa da
parte. Almeno questa é stata la mia impressione. Da quando mi
ricordo, la Russia ha sempre giocato un ruolo di grandissima
importanza politica, strategica e militare.

Credo che la sua analisi sia vera se si
fa una cosa, secondo me, sbagliata: tenere conto solo degli ultimi 20
anni. Entrambi sappiamo che la storia é ben piú lunga degli ultimi
20 anni, e se un impero come la Russia sia stato, per cosi poco
tempo, messo in secondo piano é solo una cosa momentanea
probabilmente dovuta a delle decisioni politiche sbagliate o magari
perché un altro impero é stato in grado (giocando sporco certo…ma
in politica non é principalmente questo che si fa?) di prendersi uno
spazio maggiore o, come abbiamo visto negli ultimi 70 anni,
dominante.

Veniamo infatti ad analizzare alcuni
fatti dagli ultimi anni della guerra fredda (se sia mai finita…).
Vorrei solo passare in analisi alcuni punti che sono, secondo me,
focali.

Lei é stato profondo conoscitore di
tutto quello che é successo negli anni 80 e 90 dato il suo
coinvolgimento in quello che potrebbe essere chiamata la “propaganda”
russa (sostanzialmente il sovvenzionare i partiti comunisti in
Europa, cosa comparabile con i vari programmi CIA di sovvenzione dei
partiti anti comunisti europei). Ha fatto parte del partito comunista
e ha fatto poi il giornalista, l”inviato ed ha una notevole carriera
politica e giornalistica.

Facciamo un gioco di fantasia, e
ribaltiamo il mondo.

Il sig. X é un esperto giornalista con
un passato in politica, ha una grande capacita analitica e molti dei
suoi articoli sono dei pezzi fondamentali per il giornalismo perché
analizzano con grande neutralitá i fatti politici che condizionano
la vita di milioni di persone.

Nel suo passato, prima di fare il
giornalista, vediamo che ha speso molti anni in politica, aderendo
alla Democrazia Cristiana. Si é candidato varie volte ed ha avuto
ruoli parlamentari nel partito.

Negli ultimi anni gli articoli del
giornalista incominciano a criticare aspramente la politica estrema
del presidente Putin e, con articoli pieni di analisi basate su
assunzioni molto importanti che peró si basano per lo piú su
“voci”, parole dette da qualcuno che, per quanto importante
possa essere, rimane sempre una persona, influenzabile e che, per
definizione, puó fare errori. Inoltre, vi é una esplicita tendenza
ad accettare tutto quello che gli USA fanno come dogma
incontestabile. Anzi, é assolutamente convinto che gli USA fanno
quello che si deve fare (questa l”ho presa pari pari da una sua
dichiarazione sull”attacco Russo durante la crisi tra Georgia e
Russia) e la politica USA é al momento una migliore alternativa
all”impero comunista Russo (ricordatevi, stiamo immaginando un mondo
al contrario).

Se davvero esistesse un giornalista
cosí, leggendo la sua bibliografia e leggendo gli articoli che
scrive, come si potrebbe non pensare che sia un giornalista di parte.
Con teorie basate su idee personali che lo portano a (piú o meno
inconsciamente) distorcere la realtá?

Non vorrei che si stesse facendo
un”idea sbagliata del mio commento. Rimango sempre dell”idea che lei
rimane un”ottima fonte di informazioni, ma ormai devo comportarmi
nella stessa maniera di molti giornali main stream. Devo ricercare le
informazioni che Lei menziona nei suoi articoli e molte volte notare
che si basano su fatti non confermati. In questo articolo non vi é
nessun fatto ma solo supposizioni.

Mi chiedo quindi, come si puó pensare
che la sua visione su questi argomenti (mi riferisco in particolare
alla Russia e alla sua politica) sia imparziale? Io onestamente non
credo, tra tutte le alternative all”impero USA, che la Russia o la
Cina siano la scelta migliore. Proprio per il loro passato, le
politiche che attuano e le modalitá in cui le attuano.

Io spero invece in un”evoluzione del
pensiero politico che porti alla creazione di una coalizione globale
in cui cultura, benessere, equilibrio con la natura e convivenza
civile siano le basi della societa civile. Un”utopia certo, ma perché
non desiderare questo anziché una reazione di Russia e Cina alle
provocazioni USA?

Spero di aver scritto qualcosa che crei
un dibattito perché non volevo in alcun modo insultarLa per il
lavoro che fa.

Grazie mille

Stefano

******************

Gentile Stefano,


rispondo alla sua stimolante lettera
anche perché tocca una quantità di questioni che spesso ritornano
nelle discussioni e nelle polemiche che fanno seguito ai miei scritti
e alle mie prese di posizione. Dunque è utile che la risposta a lei
sia, in qualche modo, una risposta generale. Non solo e non tanto ai
miei detrattori, quanto a molti giovani, e meno giovani, che sembrano
avere perduto ogni profondità storica, ogni memoria, ogni capacità
critica.

Del resto non ho nulla da rimproverare
a nessuno. Come potrebbe, la gente comune, la gioventù, avere
qualche ricordo, se nessuno e nulla aiuta a formarselo? Non le sembra
che noi tutti si stia vivendo una “perdita di memoria” e, quindi,
un generale degrado intellettuale, e quindi morale?

Ecco, comincio proprio dall’incipit
della sua lettera. Che mostra come lei si è messo davanti al
computer, per scrivermi, dopo avere dato “un’occhiata” alla mia
biografia su Wikipedia. È notevole – e l’ho apprezzato – che,
prima di dare un giudizio sulla mia modesta persona, lei sia andato a
informarsi su Wikipedia. Lodevole. Meglio che niente. Tuttavia avanzo
qualche obiezione. Per esempio lei è convinto che Wikipedia ospiti
una mia attendibile biografia? Io non ne sono affatto convinto. Una
volta tentai di chiedere una modifica di qualche passaggio che mi
pareva ingiusto e partigiano, scritto non si sa da chi e mosso da
evidente intenzione denigratoria, e ricevetti una reazione negativa.
Ma è il meno. Se poi, dalla lettura di Wikipedia, lei ricava tutte
le conclusioni che ha scritto, i miei dubbi crescono. Perché, ad
esempio, per quanto concerne la mia simpatia verso la Russia – che
lei descrive in modo così onnicomprensivo – si dovrebbe avere
letto almeno qualche cosa delle molte che ho scritto proprio sulla
Russia. E allora si vedrebbe agevolmente che le mie opinioni sono
state assai diversificate, con l’andare del tempo (per esempio
invecchiando s’impara), su diversi argomenti e in diverse
circostanze.

Diciamo così: la tendenza a
semplificare, a banalizzare, a trovare soluzioni semplici per
problemi complessi e, quindi a tranciare giudizi con poco fondamento
– tendenza alla quale lei non si sottrae – è diventata dominante.
Soprattutto, ma non solo, nel gran mare del web. Lasciamo da parte i
dettagli e le opinioni, sempre legittime. Ma cosa vuole dire la
frase, abbastanza velenosa, che mi descrive come “coinvolto…..
nella propaganda russa”?

Io sono stato venti anni in Russia,
dieci come corrispondente dell’Unità (e durante quel periodo, nel
1988, ricevetti il premio (Premiolino) come miglior corrispondente
estero italiano). Poi, dopo un anno negli Stati Uniti come “fellow”
del Wilson Center-Kennan Institute for Advanced Russian Studies, sono
diventato editorialista e corrispondente della Stampa. Io non sono
stato affatto “coinvolto” nella propaganda dell’una e
dell’altra parte. Semplicemente ho imparato cosa è la propaganda e
come funziona. Il fatto che io sia stato escluso da tutti i più
importanti giornali italiani dice una cosa platealmente evidente: che
ho imparato fin troppo bene come funziona la propaganda. In questo
caso italiana e occidentale.

Ovvio che, in questo mestiere, si fanno
errori. Ovvio che si può essere influenzati da persone, fattori,
ricordi, esperienze, simpatie ecc. Ma questa è una scoperta banale.
Il suo gioco di fantasia può apparire divertente. Infatti lo è. Ma
la questione è che io non sono mai stato neutrale. Non credo nella
neutralità del giornalista anche perché non ho mai conosciuto un
giornalista neutrale. Ho conosciuto giornalisti che “pensavano”
di essere neutrali. Il che non certifica affatto che lo fossero. Ed
erano comunque i migliori del mazzo, perché la maggior parte dei
colleghi che ho conosciuto non si pone neppure il problema di
esserlo, neutrale. Si limita a dire, e scrivere, ciò che pensa sia
gradito a coloro da cui prende lo stipendio.

Quindi, dopo aver messo in dubbio il
concetto di neutralità del giornalista, le dirò di più: che non si
deve essere neutrali. Io mi sono sempre attenuto al criterio che
suggeriva Piero Gobetti: “quando la verità è tutta da una parte,
una posizione salomonica è altamente tendenziosa”. Quando mi è
parso di avere capito una cosa, e di averne scoperto ragioni e torti,
ritengo mio dovere quello di spiegare, ai miei lettori e spettatori,
chi ha ragione nella disputa, o nella guerra. Se capisco da dove
viene il pericolo, per esempio, io ritengo giusto mettere in guardia
contro il pericolo, da qualunque parte provenga. Lo considero un mio
dovere, poiché non tutti (anzi quasi nessuno) hanno gli strumenti
per vedere e capire ciò che accade e sta per accadere. E compito
fondamentale di chi ha accesso alla conoscenza è quello di aiutare
chi non ce l’ha a difendersi.

Inoltre io penso che la verità non sta
quasi mai nel mezzo. Perché se fosse così sarebbe una mezza verità,
ovvero una mezza falsità. Dunque posso sbagliarmi, ovviamente. Ma
non significa che “distorco la realtà” , come lei scrive. Se io
interpreto male la realtà lo possono testimoniare solo i fatti. Se
accade che io sbaglio a ripetizione, perché gli eventi non
corrispondono ai fatti, vorrà dire che i miei criteri di giudizio
non sono buoni. E ciò che scrivo e dico, con il passare del tempo,
diventerà sempre meno rilevante. Tutto qui. Nel caso specifico io
penso che il pericolo di guerra venga dagli Stati Uniti, che hanno
molti motivi per farla. Mentre non viene dalla Russia, e dalla Cina,
che al momento non hanno alcuna ragione per volerla (ho scritto molte
cose al riguardo, a sostegno di questa tesi).. Aggiungo che questo è
un giudizio che riguarda il nostro tempo, quello nostro e dei nostri
figli. Questo significa che io non scelgo per l’eternità, che non
so cosa sia. E che non formulo giudizi di valore tra i diversi paesi
e storie. Non ho mai scritto che la Cina sarà il paradiso. Penso che
anche la Cina avrà gravi problemi, ma non ora, bensì tra una
ventina d’anni, se ci arriveremo vivi. La Russia di problemi ne ha
già adesso, e molto seri. Ma quando penso a quelli della Russia non
posso non confrontarli con i nostri, italiani, europei, occidentali.
Dunque cerco di evitare le invettive isteriche di coloro che
rifiutano di risolvere i nostri problemi e scagliano anatemi contro
quelli altrui.

Ma noi viviamo in un contesto
informativo dove succede esattamente il contrario. Nessuna verifica
delle notizie, nessuna punizione per i bugiardi o per gli stupidi,
nessuna rettifica degli errori, nessuna correttezza nei commenti,
anche quando descrivono una realtà che è completamente falsa.
Nessuna scusa per i silenzi, che sono la maggior parte del menu
quotidiano di giornali e televisioni.

Dunque se lei si dice convinto di
comportarsi “nella stessa maniera di molti giornali mainstream”,
posso solo farle i miei migliori auguri. Con una modesta aggiunta:
effettui quelle verifiche delle loro fonti che ha fatto a proposito
del
mio
articolo sul Reset di Putin
. Vedrà che divertimento. Mi faccia
sapere. Tenendo presente che in un commento non è necessario mettere
“i fatti”. In un commento si mettono opinioni. Che possono essere
fondate oppure non fondate. Anche qui non c’è una regola generale.
Vale la verifica del tempo, e dell’intelligenza, non c’è un
tribunale che decide quali sono le opinioni “giuste” e quelle
“sbagliate”. Una cosa è certa: che il mainstream italiano
considera all’unanimità le mie posizioni come “sbagliate”. Tra
poco – previsione facile – vedrà che saranno considerate
“dissidenti”, e poi, in rapida successione, saranno considerate
come le posizioni del nemico.

Comprendo perfettamente la tendenza:
dire e pensare cose che non stanno dentro il “pensiero unico” è,
per il momento, scandalo. Domani sarà crimine. E saranno allora guai
per molti, anche per quelli che seguiranno il mainstream. E lo sa
perché? Per due ragioni fondamentali. Perché il mainstream non è
solo bugiardo, è anche reticente. E questo crea problemi anche nei
servi più fedeli. I quali si trovano spesso di fronte alla necessità
di interpretare i fatti che il mainstream accuratamente nasconde. E
questa necessità di intepretare diventerà pericoloso esercizio. La
seconda ragione di pericolo (perdita di stipendio o di privilegi
connessi con il mercimonio della professione) è nella caratteristica
della società dello spettacolo, dove – come ci avvertì Guy Debord
– il “vero è una componente del falso”. Come si fa a
distinguere in questa mescolanza, che richiede equilibri di
fantastica difficoltà, confinanti con l’arte, è faccenda non
semplice.

Non si preoccupi, infine. Lei non mi ha
offeso in alcun modo. L’unica cosa che non avrei scritto, fossi
stato al suo posto, è là dove mi comunica di essere stato “un
focoso sostenitore di molte delle sue (cioè mie) teorie”. Frase
che mi suona come non sincera, o modesta captatio benevolentiae.
Io non ho davvero “molte teorie”. Questo lo dicono solo i miei
detrattori. E non mi entusiasmano i “focosi sostenitori”.

Distinti saluti

Giulietto Chiesa

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