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Al cuore della Terra e ritorno: comprendere la crisi sistemica

Pubblichiamo in formato PDF una monumentale opera in due tomi di Piero Pagliani: un libro decisivo per capire la crisi sistemica. Da diffondere.

Al cuore della Terra e ritorno: comprendere la crisi sistemica
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15 Novembre 2013 - 01.20


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QUI IL LIBRO COMPLETO:

di Redazione.

Pubblichiamo
in formato PDF scaricabile liberamente

il monumentale libro in due tomi di Piero Pagliani:
Al
cuore della Terra e ritorno

L”opera, divisa in due parti, idealmente è la continuazione, dieci
anni dopo, del volume «
Alla
conquista del cuore della Terra. Gli USA dall”egemonia sul “mondo
libero” al dominio sull”Eurasia
»
(Punto Rosso, Milano, 2003). 

Dieci anni fa
l”autore cercava di comprendere i motivi più profondi della ripresa
di iniziativa imperiale degli Stati Uniti dopo l”11/9, senza fermarsi
alle prime facili considerazioni legate al neo-colonialismo e
rifuggendo da popolari formulazioni che giudicava sciagurate, come la
nota “guerre delle multinazionali”. La ricerca fu guidata
dall”ipotesi di
Giovanni
Arrighi

di essere in presenza della
crisi
sistemica

del rapporto di scambio politico tra il Potere del Denaro e il Potere
del Territorio che sotto il segno degli Stati Uniti aveva dominato la
scena a partire dalla fine della II Guerra Mondiale. Una crisi che
induceva gli USA a intraprendere quella che Pagliani definì una
politica di
“imperialismo
preventivo”
,
cioè in previsione di un futuro scontro con le grandi potenze
emergenti, in particolare la Cina.


Oggi l”autore, che è
un frequente collaboratore della nostra testata, rilegge i dieci anni
trascorsi come un susseguirsi di tentativi inizialmente riusciti ma
alla fine falliti, di gestire una crisi sistemica iniziata circa
quarantacinque anni fa e che affonda le sue radici nella grande
espansione materiale del dopoguerra
.

Il libro
accompagnerà il lettore a interessanti conclusioni, ma formula in
primo luogo le tante domande chiave che servono a comprendere
la crisi.

Quali
sono le cause dell’attuale crisi sistemica dell’assetto
geo-socio-ecologico occidentale?

E’
veramente iniziata nel 2008 oppure stiamo vivendo la lunga coda di
una crisi che si era già annunciata nel 1971? Perché noti
economisti e politici ogni sei mesi proclamano che stiamo uscendo
dalla crisi mentre ciò si rivela sempre palesemente falso?

Quali
sono le ragioni profonde della finanziarizzazione? E’ veramente una
“cospirazione” di centri occulti di potere, una deviazione dal
percorso normale del capitalismo o invece è un’espressione
naturale delle sue patologie? Quanto può prolungarsi? Su cosa si
regge? Che rapporto ha con la globalizzazione e con l’aumento in
tutti i Paesi occidentali del debito pubblico? Come è spiegabile che
in tutta Europa la sinistra storica sia stata alfiere delle politiche
economiche neoliberiste e monetariste sperimentate per la prima volta
sotto la dittatura di Pinochet?

Perché
l’espansionismo imperiale è consustanziale al capitalismo
occidentale e al suo progetto geo-socio-ecologico? In quali modi esso
contrasta la crisi e in quali l’approfondisce? Perché il Potere
del Denaro non può fare a meno del Potere del Territorio?

I
BRICS sono il traino futuro o stanno riducendo gli spazi di manovra
espansionistici del capitalismo occidentale facendolo entrare in una
nuova epoca di sottoproduzione?

La
prossima fase della crisi sarà caratterizzata da una
de-globalizzazione e una de-finanziarizzazione? La crisi greca è il
primo esempio in Europa di violenta definanziarizzazione?

Siamo
in una fase di “capitalismo immateriale” o si tratta di un errore
di visuale? Siamo veramente in una fase di “capitalismo assoluto”
oppure stiamo vivendo aspetti ricorrenti della storia del capitalismo
in forma nuova e ad una scala diversa? Cosa è invariante e cosa, al
contrario, variante in questa storia?

Chi
saranno i soggetti della nuova fase storica? Come si aggregheranno in
una società “liquida” in cui l’unica metrica sociale è la
possibilità di accesso alle merci? Quale organizzazione è possibile
in una società senza più classi di riferimento ma il cui modo di
produzione tuttavia permane ferocemente classista?

Ne discendono due
considerazioni principali.

La prima è che
quelle che normalmente sono indicate come “crisi” (come
quella dei
subprime
e quella del debito pubblico) sono solo questi
momenti
di fallimento dei tentativi di gestione della vera crisi sistemica
.
Quindi la crisi che stiamo sperimentando è dovuta alla
finanziarizzazione solo in tanto in quanto questa è una “cura”
che ha aggravato la malattia reale che ha origine nei processi
sistemici di accumulazione del capitale, dove “sistemici”
vuol dire non generici bensì inseriti in una particolare
configurazione storica del sistema-mondo.

La seconda
considerazione riguarda il futuro prossimo della crisi, che Piero
Pagliani identifica in un processo, contraddittorio e contrastato, di
definanziarizzazione e di deglobalizzazione.

La tesi, suffragata
da un”analisi originale di un insieme di fattori storici, politici,
economici e culturali, è in fondo lineare.

La crisi
sistemica ha incominciato ad emergere negli anni Sessanta del
Novecento

proprio a causa dell”impetuoso processo di accumulazione che è
andato sotto il nome di “ventennio d”oro del capitalismo” e
in Italia di “boom economico”, che ha prodotto una
massa
crescente di capitali impossibilitati a essere reinvestiti
profittevolmente in attività produttive
.
Inizialmente
la crisi è stata gestita da una “
finanziarizzazione
di Stato

basata sull”inconvertibilità del dollaro in oro (il famoso
Nixon
shock

del 1971) che ha dato luogo alla stagflazione (stagnazione con
inflazione) degli anni Settanta, che finì per incrinare seriamente
il rapporto di scambio tra il potere politico statunitense e l”alta
finanza. Questo contrasto, a volte molto aspro, rischiò di
indebolire entrambi i poteri, quello territoriale (minacciato anche
sul lato militare-geopolitico dalla sconfitta in Vietnam, dalla
rivoluzione iraniana, da quella nicaraguense e dall”invasione
sovietica dell”Afghanistan) e quello economico-finanziario
ingigantito dai capitali che fuoriuscivano dal processo produttivo.

Per questo motivo il
potere politico dominante (imperiale) siglò un nuovo patto col
Potere del Denaro accettando la richiesta di quest”ultimo di
condividere i privilegi della finanziarizzazione di Stato. Fu così
che il Volcker shock del 1979 diede inizio alla lunga stagione
di finanziarizzazione privata, trainata e garantita da quella
di Stato.
Nell”ambito di questo nuovo patto, «i grandi
istituti finanziari, in special modo le banche d”investimento,
diventavano di fatto le nuove compagnie private dotate di privilegi,
ossia con la parziale facoltà di “conduzione di guerre” e
di “formazione dello Stato”, per conto della loro potenza
di riferimento
».

Come è d”obbligo
nel capitalismo termoindustriale occidentale, la doppia
finanziarizzazione si è basata su quella che Pagliani definisce
gerarchia ramificata di differenziali di sviluppo e di
differenziali politici
“, differenziali che agiscono sia tra
Paesi e aree, sia all”interno del singolo corpo sociale (a partire
dal Volcker shock, ricorda più volte l”autore, iniziò
infatti una determinatissima “lotta di classe dall”alto”,
di cui le recenti controriforme del lavoro Monti-Fornero
rappresentano da noi l”ultima appendice in senso temporale).

Tale gerarchia è
stata mantenuta da un”egemonia (rappresentata dal
Washington
Consensus
)
“corazzata di coercizione”
,
come avrebbe detto Antonio Gramsci, ovvero armata dal “
pugno
invisibile … chiamato Esercito, Aviazione, Marina e Corpo dei
Marines degli Stati Uniti
“,
come ammise
Thomas
Friedman

nel 1999 sul
New
York Times
nel
suo “Manifesto per un mondo veloce”, non a caso citato
all”inizio della seconda sezione del libro, intitolata “Mani
invisibili e imperi visibili”.
Ma questa gerarchia
ramificata è stata messa in discussione e alterata, sia nella sua
componente economica
sia
in quella politica
,
dall”affacciarsi sullo scenario internazionale degli enormi
competitor che sono usualmente raccolti sotto la sigla
BRICS.
La
reazione degli Stati Uniti e dei suo alleati al seguito, di
conseguenza è stata ed è il tentativo di
“controllare
il centro della scacchiera mondiale”
,
per impedire agli avversari mosse pericolose. E” ciò che ha fatto
Bush jr in modo diretto e, in modo
per
ora

più obliquo dovuto ad un assestamento strategico, Barack Obama.

Tuttavia il circuito
mondiale che teneva mutuamente in piedi la
globalizzazione
(cioè,
in sostanza, l”
intercettazione
del valore reale

prodotto
mondialmente

da parte dei centri politico-finanziari dominanti) e la
finanziarizzazione,
si è ormai incrinato seriamente in più punti a causa dell”emergere
di quei competitor
politicamente
indipendenti dagli Stati Uniti
,
cosa che rappresenta un effetto inintenzionale della globalizzazione
stessa.
Ciò, secondo l”autore, fa presupporre che la nuova
stagione sarà caratterizzata da processi di
definanziarizzazione,
che comporteranno fallimenti, privatizzazioni, frammentazione del
corpo sociale e delle stesse classi, e contemporaneamente di
deglobalizzazione,
cioè di ricompartimentalizzazione dell”economia in regioni
geopolitiche differenti e contrapposte, con un conseguente aumento
della tendenza a spostare la competizione dall”ambito del rapporto
tra agenti economici a quello tra Stati. Per questo motivo Piero
Pagliani sollecita a essere sempre vigili nella difesa della pace,
forse l”obiettivo che oggi sussume tutti gli
altri.

Metodologicamente, se da una parte Marx viene
utilizzato nella misura (per altro ampia) in cui “non ha senso
reinventare la ruota”, dall”altra le tesi del libro sono
sorrette da un”ulteriore rielaborazione dei concetti di Arrighi che
si avvale anche di una descrizione “pseudo-formale” (come
tiene a sottolineare l”autore), ispirata da un particolare ramo della
Matematica e illustrata con semplicità, e di una serie di
contrapposizioni facenti capo alla dialettica
esterno/interno
,
basilare per spiegare i meccanismi della gerarchia ramificata di
differenziali di sviluppo e la natura del capitalismo come “sistema
dissipativo” che necessita di “esportare entropia” e,
dualmente, di appropriarsi di “natura relativamente non
capitalizzata” (nella forma di materie prime, lavoro vivo o
semilavorati) come modo per contrastare la caduta del saggio di
profitto.

E” proprio la vitale
costruzione e ricostruzione dell”esterno” da parte
dei vecchi centri capitalistici che oggi è ipotecata dai grandi
competitor.

E” in questo quadro
che acquista un senso drammatico l”ultima domanda che l”autore
rivolge a tutti:
«La nuova epoca che ci aspetta, che sarà
segnata dalla deglobalizzazione, sarà un”epoca di pace garantita da
nuovi equilibri o sarà un”epoca di guerre devastanti?

La
risposta non è : “Non lo possiamo sapere”. La risposta
dipende da noi.
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i due tomi del libro di Piero Pagliani
Al
cuore della Terra e ritorno
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