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Gilet gialli, rivoluzione del popolo

Mai creduto alla 'spontaneità' delle rivoluzioni colorate. Ma una volta ben avviato il motore, a volte il combustibile basta per la partecipazione genuina di moltitudini. [Simone Santini]

Gilet gialli, rivoluzione del popolo
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6 Dicembre 2018 - 19.11


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di Simone Santini.

 

Non mi sono formato ancora un giudizio preciso sul movimento dei “gilet gialli”. Forse soffro di una qualche sindrome complottista ma non ho mai creduto alla storia dei movimenti spontanei che improvvisamente, dal giorno alla notte, diventano di massa. Nelle società odierne questo non avviene, almeno per quei movimenti che finiscono per lasciare un segno, una cesura nel corso della storia.
Risultati immagini per satyrique gilet jaunesNon ho mai creduto alla spontaneità delle rivoluzioni colorate, dalle primavere arabe a quelle di Kiev.

Ciò non significa che, una volta avviato bene il motore, accesa la miccia, non si trovi combustibile sufficiente e partecipazione genuina di centinaia di migliaia o milioni di persone. 
Per chiunque abbia letto Sharp, non è difficile trovare alcuni segni distintivi anche nel movimento dei gilet, a partire appunto dalla scelta di questo simbolo geniale. Poi, però, non è sufficiente sospettare che esista sempre in queste fasi caotiche un motore primo, raffinato e lungimirante, che avvia i movimenti, per identificarne la matrice. Ad esempio, siamo in una fase ed in un contesto diverso rispetto alle primavere arabe, e quindi anche la matrice ideologica può essere diversa pur provenendo dalle stesse “cupole” del potere. 
Ciò premesso, mi piacerebbe che i miei sospetti fossero infondati. O, se fossero fondati, mi piacerebbe che il movimento dei gilet avesse successo e scappasse di mano dai suoi eventuali creatori/ideatori/promotori per vivere di vita propria. Mi piacerebbe insomma che fosse corretta la lettura che dà di questo movimento Aleksandr Dugin, di cui riporto di seguito alcuni brani di un articolo:

«Se Mélenchon e Marine Le Pen non possono essere uniti politicamente, essendo uno – troppo a sinistra e l’altro – troppo a destra, allora i “giubbotti gialli” faranno questa unione in sostituzione dei leader politici che cercano di guidare un movimento populista. I “giubbotti gialli” non sono soltanto contro la politica economica o l’immigrazione – sono contro Macron come simbolo dell’intero sistema, contro il globalismo, contro il totalitarismo liberale, contro lo “stato di cose esistente”. Il movimento “gilet giallo” è una rivoluzione populista e popolare. E la parola “popolo” (populus, “le peuple”) nel concetto di “populismo” deve essere intesa letteralmente.
Queste non sono masse astratte o un proletariato impersonale – sono le ultime persone viventi che si sono levate contro la potenza mondiale della progenie globalista, i ribelli (come crede Lasch) della cultura e della civiltà, così come sull’uomo in quanto tale, sulle persone, su Dio. Oggi non c’è più destra e sinistra: solo le persone sono contro l’élite. I “giubbotti gialli” stanno creando una nuova storia politica, una nuova ideologia. Macron non è un nome personale, è un’etichetta di Matrix. Per raggiungere la libertà, c’è bisogno che lui sia annientato».

Solo il tempo potrà dirci di più.

 

 

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