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'Stiglitz: ''TTIP? E'' la presa del potere segreta delle multinazionali'''

'Il premio Nobel per l''economia: ''Io spero che i cittadini dell’Europa rispondano con un sonoro no''. Se solo la loro opinione contasse ancora qualcosa...'

'Stiglitz: ''TTIP? E'' la presa del potere segreta delle multinazionali'''
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18 Maggio 2015 - 13.37


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da L”AntiDiplomatico.it.

 

Mentre Stati Uniti e Unione Europea discutono in gran segreto l”accordo
di libero scambio, il famigerato TTIP, che sarebbe la fine ultima di
democrazia, benessere e diritti sociali per l”Italia, nel suo ultimo
articolo su the Project Syndicate il premio Nobel per l”economia Joseph Stiglitz scrive come questi che un tempo si chiamavano “accordi di libero scambio” oggi sono sempre più spesso considerati “partnership”. Ma non si tratta di partnership eque: gli Usa dettano effettivamente i termini.

 

Tali accordi, prosegue Stiglitz, vanno ben oltre il commercio,
regolano gli investimenti e la proprietà intellettuale e impongono
cambiamenti fondamentali nel quadro normativo, giudiziario e legale dei
Paesi, senza il contributo o il supporto da parte delle istituzioni
democratiche. Forse la parte più odiosa – e disonesta – di tali accordi
riguarda la protezione degli investitori. Gli investitori che vogliono
proteggersi possono acquistare un’assicurazione dalla Multilateral
Investment Guarantee Agency, una società affiliata della Banca Mondiale,
mentre gli Stati Uniti e gli altri governi forniscono una simile
assicurazione. Tuttavia, gli Usa richiedono misure simili nel TPP, anche
se molti dei loro “partner” hanno protezioni sulla proprietà e sistemi
giudiziari che sono buoni quanto i loro.

 

Lo scopo reale di tali misure è di ostacolare la salute, l’ambiente, la sicurezza,
e, sì, anche le norme finanziarie intendono proteggere l’economia e i
cittadini americani. Le società possono citare in giudizio i governi al
fine di ottenere un risarcimento per un qualunque calo dei profitti
stimati in futuro, derivante da cambiamenti normativi.

 

Non è solo una possibilità teorica. Philip Morris ha intentato causa all’Uruguay e all’Australia
per le loro politiche antifumo. A dire il vero, entrambi i Paesi sono
andati poco più lontani degli Stati Uniti, imponendo di includere
immagini grafiche che mostrano le conseguenze del fumo. Il processo di
etichettatura è all’opera. E sta dissuadendo dal fumare. Così ora Philip
Morris chiede di essere risarcito per il calo degli utili.

 

In futuro, prosegue il premio Nobel, se scopriamo che qualche altro prodotto causa problemi di salute (pensiamo all’amianto),
piuttosto che far fronte a denunce per i costi imposti a noi, il
produttore potrebbe citare in giudizio i governi per averlo trattenuto
dall’uccidere più persone. La stessa cosa può accadere se i nostri
governi impongono norme più ferree per proteggerci dall’impatto delle
emissioni di gas serra.

 

Fondamentale per il sistema di governo americano è una magistratura
pubblica imparziale, con norme legali costruite nei decenni, basate su
principi di trasparenza, sul precedente e sulla possibilità di
presentare appello contro le decisioni sfavorevoli. Tutto ciò viene
messo da parte, dal momento che i nuovi accordi richiedono arbitrati privati,
non trasparenti e molto costosi. Inoltre, tale accordo è spesso pieno
di conflitti di interesse; ad esempio, i mediatori possono essere un
“giudice” in un caso e un difensore in un caso correlato.

 

I procedimenti sono così costosi che l’Uruguay si è dovuto rivolgere a
Michael Bloomberg e ad altri americani ricchi, attivi nel settore della
salute, per difendersi da Philip Morris. E, anche se le società possono
intentare causa, altri non possono. Se c’è una violazione di altre
responsabilità – sul lavoro e sulle norme ambientali, ad esempio –
cittadini, sindacati e organizzazioni della società civile non possono
presentare ricorso.

 

“Se mai ci fosse un meccanismo di risoluzione delle controversie
unilaterale che viola i principi base, è proprio questo. Ecco perché mi
sono unito anch’io ai più importanti esperti legali statunitensi,
provenienti da Harvard, Yale e Berkeley, nello scrivere una lettera al
Presidente Barack Obama che spiega quanto sono dannosi questi accordi
per il sistema giudiziario. Se ci fosse bisogno di una migliore
protezione della proprietà, e se tale meccanismo di risoluzione delle
controversie, costoso e privato, fosse superiore alla magistratura
pubblica, dovremmo cambiare la legge non solo per le società estere
benestanti, ma anche per i nostri stessi cittadini e per le piccole
imprese. Ma non c’è stata alcuna proposta a riguardo. La domanda è se
dobbiamo consentire alle ricche aziende di utilizzare misure nascoste
nei cosiddetti accordi commerciali per prescrivere come vivremo nel
ventunesimo secolo. Io spero che i cittadini degli Stati Uniti, dell’Europa e dell’Asia Pacifico rispondano con un sonoro no”, conclude Stiglitz.

 

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