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Il gioco di società dell'Italia da bere

Chi sono gli italiani della Trilaterale? È gente che piace alla gente che piace, che passa da un incarico all’altro, che presiede fortini di potere. [Stefania Elena Carnemolla]

Il gioco di società dell'Italia da bere
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30 Luglio 2016 - 21.26


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di Stefania Elena Carnemolla

Diceva tempo fa Pier Carlo Padoan, ministro all’Economia, che la spending review poteva bastare, che altrimenti si sarebbe andata a toccare la carne viva dei cittadini. Parole dal sen fuggite durante un convegno sull’economia europea. Non era vero che non era stata fatta, allontanando, così, la bocciatura, era il 18 febbraio scorso, di Raffaele Squitieri, presidente della Corte dei Conti, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. Un “parziale insuccesso”, l’aveva definita il magistrato contabile, con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il ministro Padoan ad ascoltare in sala. Un granello di sabbia incastratosi fra i meccanismi dell’epopea renziana, fatta di task force e dream team.

Con l’ex sindaco di Firenze a Palazzo Chigi i costi delle spese di palazzo sono lievitate. Toccate tutto, non il mio regno. Chi è il renziano che fa di conto (agli altri) con attaccata sul bavero l’etichetta consigliere economico del premier e commissario alla spending review? È Itzhak Yoram Gutgeld, economista israeliano naturalizzato italiano e deputato del Pd.

Nell’armadio di Gutgeld c’è lo scheletro della Commissione Trilaterale, centro di potere espressione dell’élite. Gutgeld è membro del gruppo italiano, mentre dal 2011, presidente del gruppo europeo, è Jean-Claude Trichet, ex governatore della Bce. Star italiana della Trilaterale è Mario Monti, un club cui si onora di appartenere anche l’ex primo ministro e deputato Pd Enrico Letta, oggi accademico a Parigi.

Chi sono gli italiani della Trilaterale? È gente che piace alla gente che piace, che passa da un incarico all’altro, che presiede fortini di potere. Ci sono renziani, banchieri, ex ministri, ex viceministri, ammiragli, ambasciatori, industriali, deputati, vertici Rai, ex presidenti del Consiglio, studiosi di politica internazionale. Nomi che s’intrecciano con il Bilderberg e con l’Ispi, l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale. Personaggi da sliding door, che se non sono in un luogo, sono in un altro.

L’Ispi, già. La sede del gruppo italiano della Trilaterale è al civico 5 di via Clerici, a Milano, dove c’è l’omonimo palazzo che ospita l’Ispi. Chi c’è fra i membri della Trilaterale? C’è il professore Carlo Secchi, che ne è il chairman, né è una coincidenza che Secchi sia vice presidente dell’Ispi, oltre che suo consigliere di amministrazione.

Chi sono i membri della Trilaterale con ramificazione nell’Ispi? Sono Paolo Magri, segretario del gruppo italiano della Trilaterale, nonché vice presidente esecutivo, direttore e consigliere di amministrazione Ispi; Patrizia Grieco, consigliere di amministrazione Ispi, nominata da Renzi presidente Enel; la giornalista Monica Maggioni, presidente Rai, consigliere di amministrazione Ispi, nonché ospite, nel 2014, della conferenza Bilderberg di Copenhagen, quand’ancora dirigeva Rai News 24; Lia Quartapelle, che Renzi voleva ministro degli Esteri, deputato Pd, ricercatrice Ispi per l’Africa e alla Trilaterale grazie al David Rockefeller Fellowship Program; Marco Tronchetti Provera, vice presidente esecutivo e amministratore delegato Pirelli – per tacer delle altre cariche, da Mediobanca a Rcs, passando per la Bocconi, Confindustria, Assolombarda, l’Aspen Institute e altro ancora; Gianfelice Rocca, presidente Techint, dell’Istituto Clinico Humanitas, di Assolombarda e consigliere di amministrazione Ispi; Marcello Sala, vice presidente vicario del consiglio di gestione Intesa San Paolo e consigliere di amministrazione Ispi.

Quindi gli altri membri della Trilaterale, senza alcun incarico in Ispi. Fra i banchieri, Maurizio Sella, presidente del Gruppo Banca Sella; Giuseppe Vita, una laurea in Medicina e una specializzazione in Radiologia, presidente Unicredit; Carlo Messina, consigliere delegato e amministratore delegato Intesa San Paolo; l’ingegnere Andrea Moltrasio, presidente del consiglio di sorveglianza di Ubi Banca.

Membri della Trilaterale sono anche l’ambasciatore Ferdinando Salleo, che ne è vicepresidente, collaboratore di politica estera per la Repubblica, oggi, con Mario Calabresi sulla tolda di comando, foglio renziano; Giuseppe Bono, amministratore delegato Fincantieri; John Elkann, presidente Fiat, ospite fisso, nel solco di famiglia – il nonno Giovanni, lo zio Umberto, l’allora presidente Fiat, Vittorio Valletta – alle riunioni del Bilderberg; l’ammiraglio Giampaolo Di Paola, ex ministro della Difesa del governo Monti ed ex presidente del comitato militare Nato; Marta Dassù, nominata da Renzi nel consiglio di amministrazione di Finmeccanica, membro dell’advisory board della dalemiana Fondazione Italianieuropei, del comitato esecutivo dell’Aspen Institute, di quello scientifico di Confindustria, della Fondazione Italia-Usa, del direttivo dell’Istituto Affari Internazionali, ex direttore del Centro Studi Politica Internazionale, ex direttore generale delle attività internazionali di Aspen Institute Italia, ex consigliere per la politica estera dei governi D’Alema e del secondo governo Amato, ex vice ministro degli Esteri nei governi Monti e Letta.

Membro della Trilaterale è stata Federica Guidi, ex leader dei giovani di Confindustria e ministro dello Sviluppo Economico del governo Renzi, e lo è stato Stefano Silvestri, editorialista del quotidiano di Confindustria, il Il Sole 24 Ore, ex presidente dell’Istituto Affari Internazionali, di cui è oggi consigliere scientifico.

Il sogno di molti è, comunque, la Commissione Bilderberg: ci sono passati in tanti e di nuovi ne entrano – come Claudio Costamagna, presidente di Cassa Depositi e Prestiti, una carriera in Goldman Sachs: Lilli Gruber, Franco Bernabè, Fulvio Conti, Enrico Letta, Mario Monti, gli Elkann e gli Agnelli, Alberto Nagel di Mediobanca, Romano Prodi, Tommaso Padoa-Schioppa…

E quegli italiani che al Bilderberg sono andati ospiti, come Paolo Scaroni, allora a capo di Eni, e Giulio Tremonti, che vi andò, ministro economico del governo Berlusconi, nel 2011, quando la riunione fu ospitata a St. Moritz, in Svizzera, trovandovi Mario Monti. Mesi dopo, Monti, nominato senatore a vita da Giorgio Napolitano, sarebbe entrato, caduto il governo Berlusconi, a Palazzo Chigi.

La Trilaterale, l’Ispi, la Commissione Bilderberg e gli altri club esclusivi, dove vanno e vengono i soliti: un gioco di società, dai tanti tentacoli, che non ha risparmiato l’Italia renziana.

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