I dibattiti del G8 | Megachip
Top

I dibattiti del G8

'L''inaffondabile G8: un confronto fra USA, da una parte, Francia e UK, dall''altra parte, e infine Russia, sotto lo sguardo attonito degli altri. [Thierry Meyssan]'

I dibattiti del G8
Preroll

Redazione Modifica articolo

24 Giugno 2013 - 00.41


ATF


di
Thierry Meyssan
.


L”inaffondabile
G8, riunitosi a Lough Erne, è stata l”occasione per confrontare i
punti di vista degli Stati Uniti, da una parte, della Francia e del
Regno Unito, dall”altra parte, e infine della Russia, sotto lo
sguardo attonito degli altri partecipanti. Vi si sono scambiati i
punti di vista sull”equilibrio del mondo in generale e della Siria in
particolare. Vi si è anche parlato di economia per sollevare il
segreto relativo ai consigli di amministrazione delle società
offshore.


I 10
membri del G8 mentre discutono.


“Il
G8 è ancora utile?”, ci si chiedeva, nel 2008, quando Nicolas
Sarkozy e George Bush intendevano riunire i capi di Stato o di
governo di 20 delle 29 più grandi potenze per risolvere la crisi
finanziaria.

Il G8 è
il summit annuale di otto capi di Stato o di governo, assistito da
due rappresentanti dell”Unione europea, il che fa non 8, ma 10. Nella
discussione, in parte organizzata attorno a un ordine del giorno e in
parte avvenuta con conversazioni senza schemi, i partecipanti si sono
scambiati i rispettivi punti di vista sulle principali questioni
internazionali senza essere tenuti a negoziare un risultato.
Tuttavia, il vertice ha pubblicato un lungo comunicato finale che
riflette il lavoro svolto a livello ministeriale nel corso dell”anno,
e una breve dichiarazione di intenti sui punti di consenso.


La
Siria

Il
vertice che si è tenuto a Lough Erne (Irlanda del Nord), il 17 e il
18 giugno, è stato tanto più importante in quanto si trattava del
primo incontro tra i presidenti Obama e Putin, a seguito della
rielezione del primo, nove mesi prima. Tuttavia, dopo il sabotaggio
della Conferenza di Ginevra (30 giugno 2012) da parte di Hillary
Clinton e David Petraeus, è stato concordato tra i due capi di Stato
che il loro primo incontro avrebbe permesso loro di annunciare una
soluzione alla crisi siriana. Eppure, nonostante il cambio di squadra
a Washington, il summit è stato ripetutamente ritardato intanto che
il nuovo segretario di Stato, John Kerry, si perdeva in dichiarazioni
contraddittorie.

Durante
questo lungo periodo di attesa, la situazione è cambiata. Il Libano
non ha più un governo dopo la nomina a primo ministro di Tammam
Salam, due mesi e mezzo fa. In Arabia Saudita, il principe Khaled bin
Sultan, viceministro della difesa, non è riuscito a rovesciare il re
Abdallah. In Qatar, gli Stati Uniti hanno dato tempo fino all”inizio
di agosto al principe Hamad Al-Thani per cedere il suo trono a suo
figlio Tamim e farsi dimenticare assieme al suo Primo Ministro. In
Turchia, una maggioranza della popolazione è insorta contro la
politica dei Fratelli Musulmani condotta da Recep Tayyip
Erdoğan
. In Iran, il popolo ha eletto una figura liberale in economia,
Hassan Rohani, alla Presidenza della Repubblica. E in Siria,
l”esercito lealista ha appena liberato Qoussair e inizia la battaglia
di Aleppo.

Per la
cronaca, come nel 2003 in Iraq, la Francia, il Regno Unito e gli
Stati Uniti hanno tentato il “colpo delle armi di distruzione di
massa”: le tre capitali avrebbero delle prove sull”uso di armi
chimiche da parte di Damasco. Il “regime di Bashar” avrebbe
“superato la linea rossa”. Un intervento internazionale
sarebbe diventato indispensabile sia “per salvare i siriani”
sia “per salvare la pace nel mondo.”

Ahimè!
Una volta comunicate a Mosca, le “prove” si dimostrano ben
lontane dagli standard adottati dall”Organizzazione per la
proibizione delle armi chimiche (OPAC). In ogni caso, non cӏ
ragione alcuna per cui un esercito in piena riconquista faccia uso
del gas sarin, e la Siria (come Israele) non è firmataria della
Convenzione sulle armi chimiche.

In
effetti, la Francia e il Regno Unito continuano il loro progetto di
ricolonizzazione, così come concordato tra di loro in occasione
della firma del Trattato di Lancaster House (2 novembre 2010, prima
della “primavera araba”). Si appoggiano ai regimi
mediorientali sionisti: Turchia, Arabia Saudita e Qatar.

Da
parte loro, gli Stati Uniti “guidano gli eventi da dietro le
quinte”, secondo l”espressione della signora Clinton. Sostengono
l”iniziativa in caso abbia successo e vi si oppongono se non riesce.
Dopo la commedia delle armi chimiche, si sono impegnati a fornire
ufficialmente delle armi all”Esercito siriano libero, ma non al
Fronte Al-Nosra (Al-Qa”ida).

La
situazione è dunque sfavorevole al campo coloniale nel momento in
cui si apre il G8. Si è ulteriormente complicata con le rivelazioni
di Edward Snowden, un dipendente dello studio legale di Booz Allen
Hamilton, che ha pubblicato i documenti interni della NSA, dopo
essersi rifugiato a Hong Kong. La più grande agenzia di sicurezza
nel mondo spia le comunicazioni via web e telefoniche degli Stati
Uniti e di tutto il mondo. Con l”aiuto del GCHQ britannico, aveva
anche intercettato i delegati del G20 di Londra nel 2009. In breve,
gli anglosassoni (USA, Regno Unito e Canada) sono in svantaggio nella
discussione e gli ospiti hanno evitato di utilizzare i loro telefoni.

Sulla
Siria, la posizione franco-britannica consiste quindi nell”isolare la
Russia per costringerla a mollarla. Ottimo nel suo ruolo, l”ospite
del vertice, David Cameron, ha denunciato il
dittatore-che-uccide-il-suo-popolo-con-armi-chimiche. Ha fatto
appello a una conferenza di Ginevra 2 che registri la capitolazione
del presidente al-Assad per trasferire il potere agli amici
dell”Occidente. Conferma l”imminente consegna di armi ai
“rivoluzionari”, offre una via d”uscita onorevole a
“Bashar”, annuncia il mantenimento dell”amministrazione
baathista e distribuisce le concessioni sul gas. Quanto alla
bandiera, è già nota, sarà quella della colonizzazione francese.

Tutte
queste chiacchiere si sono scontrate con Vladimir Putin. Interrogato
dalla stampa al suo arrivo, il presidente russo aveva dichiarato,
dinnanzi a un Cameron stordito:

“Sono
sicuro che siete d”accordo sul fatto che non dovremmo sicuramente
aiutare delle persone che non solo uccidono i loro nemici, ma
smembrano i loro corpi e mangiano le loro viscere di fronte al
pubblico e alle telecamere.

Sono
queste le persone che volete sostenere? Intendete armarli? Se questo
è il caso, sembra che ci sia ben poco rapporto qui con i valori
umanitari che l”Europa ha sposato e diffuso per secoli. In ogni caso,
noi, in Russia, non possiamo concepire una tale situazione.

Ma
gettando le emozioni da una parte e adottando un approccio meramente
operativo sulla questione, permettetemi di sottolineare che la Russia
fornisce armi al governo siriano legalmente riconosciuto, nel pieno
rispetto delle norme del diritto internazionale. Insisto sul fatto
che noi non violiamo nessuna legge, nessuna, e chiedo ai nostri
partner di agire nella stessa direzione.”

Al
balbettio umanitario, Putin risponde con la sua visione dei fatti e
del diritto internazionale. No, non cӏ nessuna rivoluzione in
Siria, ma un”aggressione straniera. No, la Siria non usa armi di
distruzione di massa contro il suo popolo. Sì, la Russia fornisce
armi antiaeree alla Siria per proteggerla da un attacco straniero.
Sì, la consegna di armi ai contras da parte dell”Occidente è una
violazione del diritto internazionale punibile dai tribunali
internazionali.

In
definitiva, in nessun momento i francesi e i britannici son stati in
grado di spingere il russo in in un angolo. Ogni volta, Vladimir
Putin trovava l”appoggio di un altro partecipante – spesso la tedesca
Angela Merkel – per esprimere dubbi.

Davanti
alla fermezza russa, David Cameron ha cercato di convincere i suoi
partner occidentali che le sorti della guerra potevano ancora
cambiare: MI6 e DGSE sono pronti a promuovere un colpo di stato
militare a Damasco. Un ufficiale, reclutato nel palazzo, potrebbe
uccidere il presidente, mentre un generale, reclutato presso il
vertice dei servizi segreti, liquidarebbe i lealisti e prenderebbe il
potere. Le nuove autorità formerebbero una dittatura militare che
cederebbe a poco a poco i suoi spazi a una democrazia parlamentare.

Oltre
al fatto che tutti si chiedono chi siano i traditori reclutati presso
l”entourage presidenziale, la proposta britannica non ha convinto.
Non è la prima volta che questa ipotesi viene ventilata per poi
fallire. Si è già avuto un tentativo di avvelenamento dei membri
del Consiglio di Sicurezza Nazionale e la presa del potere da parte
di uno di essi (ma il traditore faceva un doppio gioco); poi,
l”attentato con bombe che è costato la vita dei membri del Consiglio
di Sicurezza Nazionale combinato con l”attacco alla capitale da parte
di 40mila jihadisti (ma la Guardia Nazionale ha difeso la città);
c”è stato l”attacco allo stato maggiore realizzato da attentatori
suicidi, combinato con la sollevazione di un reggimento che non ha
mai avuto luogo; e così via. E i piani che hanno fallito quando era
il momento propizio hanno scarse probabilità di riuscire quando
l”esercito nazionale riconquista il territorio.

Nel
Comunicato finale
(paragrafi da 82 a
87), i partecipanti al G8 hanno ribadito la loro fiducia nel processo
di Ginevra, senza peraltro eliminarne le ambiguità. Ancora non si sa
cosa sia una “transizione politica”. Si tratta di un
passaggio dalla guerra civile alla pace, o tra una Siria governata da
Assad e un”altra governata da dei filo-occidentali?

Tuttavia,
due punti risultano chiariti: in primo luogo, il Fronte Al-Nosra non
deve partecipare a Ginevra 2 e deve essere espulso dalla Siria e, in
secondo luogo, una commissione
ad
hoc
delle Nazioni
Unite indagherà sull”uso di armi chimiche, ma sarà composta da
esperti dell”Organizzazione per la proibizione di queste armi e
dell”Organizzazione Mondiale della Sanità.

Tutto
ciò è sia poco che molto. È poco perché i franco-britannici non
hanno ancora abbandonato l”idea che Ginevra 2 dovrebbe essere la
conferenza della capitolazione siriana davanti alle esigenze della
colonizzazione occidentale. È molto perché il G8 condanna
esplicitamente il sostegno del Consiglio di cooperazione del Golfo al
Fronte Al-Nosra e perché seppellisce onorevolmente la polemica
mediatica sulle armi chimiche. Resta da sapersi se tutto questo è
sincero.

Sembra
in ogni caso che la Russia non ne sia certa. In una conferenza stampa
dopo il vertice, Putin ha indicato che altri membri del G8 non
credevano all”uso di armi chimiche da parte del governo di Damasco,
bensì da parte dei gruppi armati. Ha ricordato che la polizia turca
ha sequestrato gas sarin fra i combattenti dell”opposizione siriana e
che, secondo i documenti turchi, questo gas è stato loro fornito
dall”Iraq [dall”ex vice presidente del Baath iracheno Ezzat al-Duri].
Soprattutto, il presidente Putin ha evocato più volte i suoi
interrogativi circa la consegna di armi da parte degli Stati Uniti e
dei loro alleati. Ha sottolineato che il dibattito non era sul fatto
che lo facessero o meno, ma se lo facessero ufficiosamente o
ufficialmente; essendo ognuno consapevole del fatto che negli ultimi
due anni, i “commandos” hanno potuto disporre di armi che
provengono loro dall”estero.

Due
giorni dopo, il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, ha
sfidato gli Stati Uniti sulla coerenza. Ha sottolineato che le
iniziative di condanna unilaterale della Siria all”ONU e le
dichiarazioni sulla possibile creazione di una
no-fly
zone
erano dei
segnali di incoraggiamento per i “commandos” di mercenari,
compresi quelli di Al-Qa”ida.


L”economia
internazionale

Il
secondo giorno del vertice è stato più facile. Si parlava della
salute dell”
«economia
mondiale
»,
un”espressione che gli anglosassoni stanno cercando di evitare in
favore di concetti pragmatici: “commercio”, “sistemi
fiscali” e “trasparenza della finanza pubblica.”

Se
esiste un interesse comune per i partecipanti al G8 ad aiutarsi l”un
l”altro per coprire le imposte e le tasse – ossia lottare contro
l”evasione fiscale di cui sono vittime – esiste anche un interesse
degli Anglo-Sassoni a mantenere i propri paradisi fiscali di cui gli
altri partecipanti sono privi.

Il
consenso si è perciò concentrato sulla trasparenza della proprietà
delle società
offshore,
in modo che si possa determinare chi ne tragga profitto. Anche in
questo caso, è poco ed è molto.

È poco
perché gli inglesi intendono mantenere il loro vantaggio in materia
di paradisi fiscali, ma è molto per controllare le attività delle
imprese multinazionali.

Altre
due aree di consenso vanno rimarcate: il rifiuto collettivo di pagare
per il rilascio degli ostaggi (ma sarà effettivamente rispettato?) e
l”incitamento rivolto all”Eurozona affinché unifichi il suo sistema
bancario per impedire il riprodursi di crisi finanziarie nazionali.


Il
G8 è ancora vivo

In
ultima analisi, il G8 ha dimostrato la sua utilità. Sebbene avesse
perso il suo interesse durante il periodo di dominio globale degli
Stati Uniti (il “mondo unipolare”), lo ritrova ora su una base
più equilibrata. Lough Erne ha consentito di misurare le esitazioni
degli Stati Uniti in Siria e la determinazione russa. Il vertice avrà
parimenti ridotto l”opacità delle società
off-shore.
Il G8 riflette da una parte il conflitto geopolitico tra Stati Uniti
(potenza in declino), il Regno Unito e la Francia (potenze coloniali)
e la Russia (potenza emergente); e dall”altra parte, la
globalizzazione del capitalismo, cui si richiamano tutti i
partecipanti.


Documenti
originali del G8:



Traduzione a cura di Matzu
Yagi.

Questa “cronaca settimanale di politica estera” appare simultaneamente in versione araba sul quotidiano “Al-Watan” (Siria), in versione tedesca sulla “Neue Reinische Zeitung”, in lingua russa sulla “Komsomolskaja Pravda”, in inglese su “Information Clearing House”.

Torna alla Home Page

Native

Articoli correlati