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'Il generale Flynn e l''Islam'

Il prossimo consigliere di Sicurezza Nazionale USA fu prima elogiato come uno degli ufficiali di intelligence più brillanti, poi fischiato come islamofobo [T. Meyssan]

'Il generale Flynn e l''Islam'
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22 Novembre 2016 - 17.11


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«Sotto
i nostri occhi» – Cronaca di politica internazionale n°212

di
Thierry Meyssan
.

Il
prossimo consigliere di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, il generale
Michael T. Flynn, è stato dapprima elogiato come uno degli ufficiali di
intelligence più brillanti della sua generazione, poi fischiato come un islamofobo
e un torturatore. Nel frattempo, si era opposto al presidente Obama e si è
unito al candidato Donald Trump.

L”anno scorso, il
generale Flynn è stato invitato all’anniversario del canale televisivo
internazionale “Russia Today”. La sua partecipazione è stata
duramente criticata dalla Casa Bianca poiché questa emittente è un “organo
di propaganda di Vladimir Putin” (sic).

DAMASCO (Siria) – Con parecchia malafede,
la stampa clintoniana ha descritto Michael T. Flynn, il prossimo consigliere
per la sicurezza degli Stati Uniti, come islamofobo e sostenitore della
tortura. Che cosa c’è di vero?

È un cattolico di origine irlandese, attaccato
alla stabilità della sua famiglia. Assai sportivo, pratica sia gli sport di
squadra sia gli sport individuali, ma preferisce gli sport di movimento
(pallanuoto, surf) agli sport di forza.

Considerato uno degli ufficiali di
intelligence più brillanti della sua generazione – ha comandato l’Agenzia di Intelligence
militare (DIA) da luglio 2012 ad agosto 2014 – ha messo in discussione il
metodo di lavoro del suo servizio. Secondo lui, il ricorso sistematico a
dispositivi di spionaggio sofisticati non vale la qualità dell”intelligence
umana. E la tendenza a rendere delle relazioni sotto forma di presentazione ben
illustrate non consente di tener conto di situazioni complesse. Vale di più leggere
un”analisi scritta che delle belle tabelle e foto. Infine, la qualità dell’Intelligence
dipende dal suo confronto con quello di altri analisti. Contrariamente alle
abitudini statunitensi, è dunque molto importante cooperare e scambiare con gli
altri servizi del paese e delle nazioni alleate. Le posizioni sono tutto sommato
molto classiche, ma in totale contraddizione con gli usi e costumi del suo
paese.

Per quanto riguarda il jihadismo, su cui si
è concentrato negli ultimi quindici anni, è giunto alla conclusione che l”islamismo
non abbia nulla a che fare con la religione, ancorché ne usi il vocabolario e
citi il Corano. Si tratta esclusivamente di un’ideologia politica. Cosa più
fastidiosa, ma anche vera, egli afferma che il sostegno di cui godono i
jihadisti presso una parte della popolazione musulmana trova le sue radici
nell’Islam stesso. Se non ha espresso una posizione sulla religione musulmana,
ha portato nella squadra di Donald Trump il professore di origine libanese Gabriel
Sawma. Costui è l”autore di un libro sulle origini siriache del Corano che lo porta
a un’interpretazione molto tollerante dell”Islam.

Lo scontro tra Michael Flynn da una parte e
Hillary Clinton e Barack Obama dall”altro si è verificato nell’agosto 2012 in
occasione della diffusione di una nota segreta sui jihadisti nel Levante. Nella parte del documento che è stata
declassificata, egli osservava che erano in guerra contro la Repubblica araba
siriana ed erano sostenuti dalle popolazioni tribali che vivono a
cavallo tra la Siria e l”Iraq. Questa situazione poteva portarli a creare un
emirato nel nord-est della Siria, che avrebbe corrisposto agli interessi
strategici dei loro sponsor, Arabia Saudita, Qatar e Turchia. Ha spiegato di
aver scritto questo documento – subito dopo la ripresa della guerra contro la
Siria da parte della Francia – per cercare di opporsi al sostegno
dell”amministrazione Obama alla creazione di Daesh.

A proposito della tortura, ha più volte
spiegato che le sue dichiarazioni non devono essere intese come un
incoraggiamento alla sua generalizzazione. Se combatte i jihadisti perché
torturano e uccidono, è importante che sappiano che non si dissocerà dai suoi
commilitoni che hanno torturato e che non esiterà a torturare e uccidere anche lui,
se necessario. Ma non è la sua intenzione e in Afghanistan era addirittura intervenuto
contro questa pratica.

Fonte:

Al-Watan (Siria)

Thierry
Meyssan, 22 novembre 2016

Traduzione
a cura di Matzu Yagi.

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