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La Casa Bianca si è convertita alla democrazia

È finita la retorica della "democratizzazione" che ha accompagnato tutte le avventure militari delle amministrazioni precedenti [Thierry Meyssan]

La Casa Bianca si è convertita alla democrazia
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3 Aprile 2017 - 22.51


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«Sotto i nostri occhi» – Cronaca
di politica internazionale n°231

di Thierry Meyssan.

Un passo significativo è stato appena intrapreso
dall”amministrazione Trump: i suoi principali diplomatici hanno annunciato di
riconoscere il diritto dei siriani alla democrazia. Ammettono che questi hanno
scelto sovranamente Assad come presidente. È finita la retorica della
“democratizzazione” che ha accompagnato tutte le avventure militari
delle amministrazioni precedenti.

Nell’immagine in apertura: Nikki Haley, ambasciatrice USA all’ONU

DAMASCO (Siria) – Lentamente l’amministrazione Trump mette in campo la sua
nuova politica mediorientale. Dopo aver riformato il Consiglio di Sicurezza
Nazionale, dopo aver scambiato informazioni d’intelligence con l”esercito
russo, avendo proibito ai suoi uomini di continuare a sostenere jihadisti
ovunque, e dopo aver lanciato veri attacchi contro di loro in Yemen, in Iraq, in
Libia e in Somalia, il nuovo presidente degli Stati Uniti ha fatto annunciare
che si mette fine all”interferenza del suo paese nella vita politica siriana.

L”ambasciatrice USA al Consiglio di Sicurezza, Nikki Haley, non si è accontentata di annunciare che rovesciare il
presidente Assad non era più la “priorità” di Washington, ma ha
chiaramente affermato che spettava al solo Popolo siriano di scegliersi il proprio
presidente; propositi immediatamente confermati dal Segretario di Stato, Rex
Tillerson.

Per valutare i progressi compiuti, ricordiamoci che sin dal 2012, il piano
Feltman prevedeva l”abrogazione della sovranità del Popolo siriano.

Che si sappia: con Donald Trump, la Casa Bianca si è finalmente convertita
alla democrazia, vale a dire al “governo del popolo, dal popolo, per il
popolo” secondo la celebre formula di Abramo Lincoln. Gli Stati Uniti stanno
ridiventando una potenza normale. Abbandonano la loro ambizione imperialista. Rinunciano
alla dottrina Wolfowitz di dominio globale. Riconoscono ancora una volta che
tutti gli uomini sono uguali, siano essi occidentali o no.

Lo stupore degli Stati membri della NATO è commisurato all’evento: siccome dall”11
settembre non fanno altro che utilizzare il concetto di “democrazia” all’incontrario,
sono rimasti sbigottiti.

Infine, il ministro degli Esteri francese, Jean-Marc Ayrault, ha
dichiarato: «Che si mantenga Assad o che non si mantenga Assad, non è questo il
modo di porre la questione. La questione è quella di sapere se la comunità
internazionale rispetta i propri impegni». Traduzione: la questione non è di
sapere che cosa vogliano i siriani, ma se gli Stati Uniti e i loro alleati (gli
“Amici della Siria”) rispetteranno o meno la promessa
dell”amministrazione Obama di ripristinare un mandato francese sulla Siria.

Per la squadra di François Hollande le cattive notizie non arrivano mai sole:
Ankara è stata la prima a mollare Parigi. Ha dichiarato, dopo la visita di Rex
Tillerson, che rinunciava a creare una “zona sicura” in Manbij e Raqqa;
un modo elegante per annunciare che ammette di non poter estendere in Siria
l”occupazione che conduce illegalmente a Cipro dal 1974. Finita dunque l”alleanza
franco-turca.

Tuttavia, il ritorno della NATO al Diritto internazionale ha avuto inizio.
Si è unita alla posizione della Siria, che lo difende con il suo sangue e
quello della Russia e della Cina, che l’hanno protetto con sette veto consecutivi
al Consiglio di Sicurezza.

La tappa successiva resta quella che esprimeva già la Siria nel luglio
2012: convincere l”intera Organizzazione del Nord Atlantico a smetterla di
manipolare il terrorismo internazionale. Vale a dire, ammettere che gli attuali
Fratelli Musulmani non sono una confraternita araba, ma costituiscono una branca
dei servizi segreti britannici; e riconoscere che non sono musulmani, ma si
nascondono dietro il Corano per far meglio avanzare l”imperialismo
anglo-israeliano.

Fonte: Al-Watan (Siria).

Traduzione a cura di Matzu Yagi.



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