di Simone Santini.
[Con questa rubrica intendo riportare notizie dall’Iran, sulla sua situazione interna e sulla sua posizione internazionale. Userò pertanto come fonti prevalentemente i media iraniani ma anche internazionali, il web e i social. Scopo è offrire uno sguardo “altro” sulla realtà complessa di questa Nazione]
– L’ordinamento giudiziario iraniano continua ad emettere ed eseguire condanne a morte per i fatti collegati alle manifestazioni e sommosse di questi mesi innescate dal caso della morte di Mahsa Amini, deceduta mentre si trovava in stato di fermo di polizia.
L’agenzia iraniana Mizan ha riportato la condanna del diciottenne Arshia Takdestan della provincia di Mazandaran, sul Mar Caspio. L’accusa è di essere stato uno dei capi della rivolta avvenuta nella sua città che ha provocato distruzioni e pericolo per la comunità. Questa è la quinta condanna a morte emessa per i recenti avvenimenti.
All’alba di oggi [7 gennaio, ndr] sono state intanto eseguite due precedenti condanne a morte comminate per l’omicidio di un agente della milizia basiji durante scontri avvenuti lo scorso 3 novembre. Secondo i giudici iraniani, in quell’occasione mentre l’agente disarmato cercava di rimuovere un blocco stradale provocato dai manifestanti, veniva aggredito da una ventina di persone e linciato a colpi di pugni, calci, sassate e coltellate. Le prove contro i condannati, ritenuti i maggiori responsabili dell’omicidio, sono consistite in video di telecamere di sorveglianza, video girati dagli stessi manifestanti, testimonianze oculari e, infine, confessioni.
Secondo organizzazioni iraniane in esilio tali processi sarebbero stati delle farse, con giudizi sbrigativi e senza diritti per la difesa. Le confessioni estorte con la tortura.
Fino ad ora, per i tribunali iraniani, le condanne comminate non derivano dalla semplice partecipazione alle manifestazioni ma da reati connessi, compiuti in specifiche occasioni, che vanno dagli omicidi plurimi alle lesioni gravissime, dalla distruzione di beni pubblici (come l’attacco e l’incendio di stazioni di polizia e palazzi governativi) e privati (vandalismo e saccheggio) al pericolo per l’ordine pubblico (blocchi stradali e disordini). Il filo comune che tiene legati tali singoli episodi è il reato di insurrezione armata.
– Durante un incontro dedicato al ruolo della donna in Iran, la Guida della rivoluzione islamica Seyed Ali Khamenei ha espresso le seguenti dichiarazioni:
«È necessario discutere la questione dell’assunzione delle nostre donne intelligenti, abili, esperte, competenti, accademiche, sagge e perspicaci in diversi luoghi del paese in cui vengono prese le decisioni. Questa è una questione importante. Naturalmente, questo problema ha occupato la mia mente. Dobbiamo trovare un modo per questo. A Dio piacendo, troveremo un modo. Vedremo cosa si può fare.
[..] Sulla questione delle donne, la nostra posizione nei confronti degli ipocriti pretendenti occidentali è una posizione di rivendicazione, non di difesa [..] L’Occidente modernizzato (non quello storico, n.d.r.) è quello che ha espresso la sua opinione su tutti gli aspetti della vita da circa 200 anni. Chiediamo risposte a loro. Sono colpevoli per quanto riguarda la questione delle donne; sono da biasimare. Hanno davvero fatto del male. Hanno commesso crimini.
[..] A differenza del sistema capitalista occidentale profondamente patriarcale, nell’Islam, sia gli uomini che le donne sono importanti e hanno privilegi legali, intellettuali, teorici e pratici. Ma gli occidentali attribuiscono falsamente il loro intrinseco patriarcato all’Islam. [..] Lo scopo principale di sollevare la questione della libertà delle donne in Occidente era trascinarle dalla casa alla fabbrica per usarle come manodopera a basso costo.
[..] In questa storia davvero triste, il sistema capitalista, usando una varietà di metodi, convince la donna che il suo vantaggio e valore risiede nel comportamento che rende il suo fascino sessuale più prominente e più attraente per gli uomini della strada. E questo è il più grande colpo alla dignità e allo status delle donne. [..] La presunta libertà del sistema capitalista equivale a ‘prigionia e insulto’ per le donne.
[..] L’hijab (il velo islamico, n.d.r.) è senza dubbio una necessità inviolabile ma questa necessità non dovrebbe far sì che coloro che non osservano pienamente l’hijiab siano accusati di essere irreligiosi o controrivoluzionari. Un hijab debole non è una cosa giusta ma non fa considerare quella persona al di fuori della cerchia della religione e della Rivoluzione».
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LA STAMPA RIFORMISTA CRITICA IL GOVERNO CONSERVATORE
I giornali iraniani riflettono varie tendenze politiche espresse dalla società. Spesso il dibattito è vivace su posizioni difficilmente conciliabili. Diamo conto delle critiche rinvenibili in questi giorni su vari quotidiani di ispirazione riformista nei confronti del governo nazional-conservatore guidato dal presidente Ebrahim Raisi.
– Il quotidiano Jomhouri Eslami, in un editoriale, critica fortemente il carattere unidimensionale della politica estera iraniana basata sugli stretti rapporti con Cina e Russia che si sono ulteriormente rafforzati nel corso dell’ultimo anno. Guardare ad est non rientrerebbe negli interessi nazionali iraniani. Tale impostazione porta inevitabilmente a confliggere con l’Occidente e ciò non è vantaggioso. Compito della Repubblica islamica, sulla base degli insegnamenti conseguiti negli ultimi anni (ovvero durante la presidenza Rouhani) e della stessa Costituzione, sarebbe una politica di conciliazione e interazione tra Oriente ed Occidente secondo il principio di nessuna ingerenza e predominio straniero sulla politica nazionale.
– Il politico centrista Mostafa Hashemitaba, già ministro dei governi Rafsanjani e Khatami e due volte candidato alle presidenziali, in una intervista al quotidiano Arman-e Melli ha lanciato l’allarme sulla situazione del paese che si trova ad affrontare sfide serie ed urgenti che, se non troveranno soluzione, provocheranno gravi problemi in futuro. La situazione ambientale ed agricola è severa, la gestione amministrativa scadente. Nessun gruppo politico sembra essere in grado, da solo, di risolvere tali problemi che invece dovrebbero essere affrontati tramite una ricreata unità politica e sociale. Sia l’attuale governo che il precedente hanno condotto politiche sbagliate e incompetenti basate sulla divisione e con personale poco adatto determinando così una forte disaffezione nell’opinione pubblica che invece va recuperata con politiche di sviluppo e partecipazione.
– Il quotidiano riformista Etemad si chiede se l’attuale dirigenza iraniana sia in grado di tenere il passo rispetto ai rapidi sviluppi globali che sono direttamente correlati con la sicurezza nazionale. Secondo il quotidiano il paese manca di una visione lungimirante perché la sua attuale élite è carente addirittura sul piano della comprensione concettuale degli scenari. Così ha commesso o sta commettendo errori per come affronta scenari come quello dell’Ucraina o dell’Afghanistan. Necessaria dunque una nuova “analisi d’élite” che predisponga una diversa road map su cui conformare l’interazione del paese col resto del mondo, con una presenza innovativa e creativa.