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Siamo alla delegittimazione del giudice e alla intimidazione di tutti i magistrati

Siamo alla delegittimazione del giudice e alla intimidazione di tutti i magistrati
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17 Ottobre 2009 - 10.21


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AGENZIA_mattino5di Livio Pepino – articolo21.info.

 

Piero Calamandrei  (nel libro Elogio dei giudici scritto da un avvocato)  racconta  di un miliardario che non riesce a fermare il processo contro suo figlio, che con l”auto ha sfracellato contro un muro un povero passante. Al difensore il miliardario raccomanda ripetutamente di non guardare a spese, purché cessi lo “sconcio” del processo. L”avvocato cerca di spiegargli che «la giustizia non è una merce in vendita» e che …

 

«quel giudice è una persona per bene.». Allora il miliardario salta su sdegnato: «ho capito. lei non me lo vuol confessare: abbiamo avuto la sfortuna di cadere in mano di un giudice criptocomunista».

AGENZIALa boutade di Calamandrei oggi – cinquant”anni dopo – è diventata una pericolosa deriva illiberale e disgregante. Ma ancora non basta. Accade persino che, oltre ad essere definiti “comunisti”, i magistrati autori di decisioni sgradite e indipendenti vengano indicati come bersagli (con numero telefonico e indirizzo di abitazione) su quotidiani prossimi a una delle parti interessate. È il caso del giudice Mesiano, autore della sentenza con cui la Fininvest è stata condannata a risarcire la Cir per i danni «a lei cagionati dalla corruzione del giudice Vittorio Metta», del quale una rete televisiva di proprietà del premier si è spinta a riprendere e mandare in onda i scene di vita quotidiana (accompagnando la diffusione con commenti sarcastici sul suo passeggiare da solo, sul suo aspettare il turno dal barbiere e sul colore dei suoi calzini).
Non si tratta (solo) di un eccesso di servilismo, a cui pure troppa parte della stampa scritta e parlata ci ha da tempo abituati. Siamo a una svolta di sistema. La maggioranza di governo, il suo leader e i suoi cortigiani valutano sempre più la giustizia con il metro della utilità: «è giusto non ciò che rispetta le regole ma ciò che conviene». E, coerentemente, non badano ai mezzi per ottenere decisioni utili. Indipendentemente dal fatto che siano giuste e conformi alle regole. Dopo il rifiuto di sottoporsi al processo siamo alla delegittimazione del giudice e alla intimidazione di tutti i magistrati che dovranno occuparsi in futuro di vicende analoghe.
Il salto di qualità è evidente e non può restare senza risposta da parte di tutti i cittadini onesti.

 

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