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Caso La7. Essere di parte, dalla parte della verità

Caso La7. Essere di parte, dalla parte della verità
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24 Novembre 2009 - 23.37


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la7-webLa libertà di informazione e l”autonomia dei giornalisti sono beni indisponibili, che stanno alla base del corretto funzionamento di qualsiasi redazione e devono essere la pietra angolare sulla quale si basa anche il rapporto fra i direttori e le loro redazioni. Ciò che è accaduto a La7, dove il direttore Piroso ha cassato all”ultimo momento un”inchiesta sulla trattativa tra Stato e mafia, senza addurre motivazioni convincenti, non è purtroppo un caso isolato.

Questi e altri temi sono emersi nel corso della conferenza stampa organizzata dall”Associazione Stampa Romana. Molti i dirigenti sindacali, dell”Ordine dei giornalisti e i colleghi che sono intervenuti. Fra gli altri il presidente della Fnsi, Roberto Natale, il presidente dell”Asr Fabio Morabito, il presidente dell”Ordine del Lazio Bruno Tucci, il Cdr de La7, Maurizio Mannoni, Rai, Giovanni Bianconi, Corriere della Sera, Roberto Pavone, Mediaset, Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21, e il disegnatore satirico Stefano Disegni.

“Se non interpretato correttamente – ha spiegato il segretario di Stampa Romana Paolo Butturini -, l”articolo 6 del contratto di lavoro si può prestare a inaccettabili censure. L”enorme potere che la norma conferisce al direttore, va letto alla luce del paragrafo che stabilisce che quelle facoltà non possono essere in contrasto con le norme che regolano la professione. Devono cioè essere subordinate alla legge istitutiva dell”Ordine (vincolo di solidarietà) e a tutte le carte deontologiche che la categoria si è data, in particolare quella dei Doveri del giornalista che è chiarissima quando afferma: ”La responsabilità del giornalista verso i cittadini prevale sempre nei confronti di qualsiasi altra. Il giornalista non può mai subordinarla ad interessi di altri e particolarmente a quelli dell”editore, del governo o di altri organismi dello Stato””.

Il presidente dell”Asr, Fabio Morabito, ha sottolineato come: “La televisione sia un mezzo delicatissimo che richiede molte responsabilità al giornalista per l”effetto che ha, cioè il formarsi dell”opinione dell”80 per cento degli italiani. Quello che è successo a La7, che definirei senza mezzi termini un esempio di censura, non è certo un caso da parte del direttore Piroso, visto che è lo stesso che è andato in onda il giorno che i suoi colleghi giornalisti scioperavano”. L”On Giulietti ha voluto portare la sua solidarietà e quella di Articolo21 a Silvia Resta, e a tutti quei giornalisti che vengono censurati. “Credere che quel che è accaduto a La7, insieme alle altre censure che quotidianamente accadono nelle redazioni, siano casi isolati sarebbe un grande errore grande – ha commentato Giulietti – è evidente che c”è un disegno dietro l”oscuramento dei fatti che lega gli editoriali di Minzolini contro Ingroia e la manifestazione del 3 ottobre alle iniziative censorie di Piroso. Mi accontenterei che i fatti veri venissero riportati ogni due giorni, anche solo dopo i pasti, perché oggi spesso non vanno in onda affatto”.

Adalberto Baldini, del Cdr de La7 ha rievocato la concatenazione dei fatti che ha portato alla cancellazione dell”inchiesta di Silvia Resta: “La scaletta del servizio è stata inviata ai responsabili della direzione il 30 ottobre, oltre due settimane prima della prevista messa in onda. E ancora il giorno della programmazione, nell”edizione del Tg di mezzogiorno, è stato trasmesso uno spot che descriveva il servizio. Ancora oggi ci chiediamo perché sia stato prima pubblicizzato poi cancellato. L”incompletezza è un argomento assolutamente vago e insufficiente, tant”è che nell”edizione di domenica de Il Riformista, accanto all”editoriale di Polito a sostegno di Piroso, c”era proprio un pezzo sulle dichiarazioni del pentito Spatuzza, senza alcun intervento del senatore Dell”Utri”. Maurizio Mannoni, volto del Tg3 ha voluto esprimere con la sua presenza solidarietà a Silvia Resta e al Cdr de La7, augurandosi che, “l”isola felice che è ora Rai3″, non venga coinvolta dall”aria mefitica che tira nel Paese. Aria pesante alla quale ha fatto riferimento il presidente della Fnsi Roberto Natale: “Piroso tira in ballo il Codice di Autoregolamentazione sulle vicende giudiziaria, ma l”inchiesta era un servizio di cronaca e di ricostruzione, non il rendiconto di un processo in corso. Nessuno contesta a Piroso i poteri di direttore, ma perché non è intervenuto prima? Forse qualcosa si è inceppato nelle gerarchie? Che non sia un caso isolato lo dimostra la conferenza stampa organizzata dall”Usigrai con il procuratore aggiunto di Palerno, Antonio Ingroia. Gli si voleva dare il diritto di replica rispetto all”editoriale del direttore del Tg1 Minzolini che lo attaccava pesantemente. Ebbene, quel giorno alla Fnsi qualche telecamera c”era, ma nessuno ha potuto ascoltare le parole di Ingroia in nessun Tg della giornata”. “Piroso ha accusato la collega di ”giornalismo militante” – ha concluso il segretario dell”Asr Butturini -. Prendendo a prestito le parole di Salvatore Borsellino, fratello del giudice ammazzato dalla mafia, potrei dire che ci autoaccusiamo tutti. È vero, siamo di parte: dalla parte della verità e della giustizia, come fa ogni giornalista che è al servizio dei cittadini”.

Tratto da: ilvelino.it

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