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di Felice Fortunaci – Megachip
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Ottimo davvero l”articolo del professor Giulio Sapelli, uno dei migliori di recente pubblicati sulla situazione italiana ed europea (Col potere ai professori venne l”inverno della nostra civiltà ). Se si fosse in un Paese normale, questo articolo lucidissimo si potrebbe definire “leninista”. Ma nel nostro Paese affetto da immarcescibili identitarismi ideologici ciò sembrerebbe una provocazione o una stramberia.
E tuttavia la Parte I dell”articolo è proprio scritta in modo che il lettore sia scoraggiato dall”arrivare alle interessantissime parti successive a meno che non sia un fan di Hegel e di Engels, come lo era Lenin.
Alcuni esempi:
1) I Tedeschi sono visti come gli eredi delle tribù che “fermarono Roma al vallo di Adriano e cambiarono così la storia d”Europa e del mondo, ponendo di fatto le basi storico- concrete per l”avvento del nazismo secoli e secoli dopo.” Calma e gesso! Molta acqua è corsa dal Vallo di Adriano al nazismo. Eventi non proprio secondari come la conquista dell”America, la Glorious Revolution, la Rivoluzione americana, la Rivoluzione francese, la conquista dell”India, la fine dell”impero cinese, la nascita e caduta dell”impero britannico, due rivoluzioni industriali. Perché far stiracchiare lungo i millenni il determinismo storico?
2) Ancora sulla Germania, si parla della “eccezionale sua alta produttività del lavoro, frutto del disciplinamento sociale che è proprio della sua cultura antropologica“.  Tutto sta nella “cultura antropologica”? E come se la sono formata i Tedeschi? Magari non c”entra il fatto che a partire dalla seconda metà dell”800 (in realtà teoricamente già a partire da Friedrich List) si posero il problema di contrastare il free-trade e la supremazia britanniche e che nella disciplina tecnologica (oltre che nel protezionismo, arma sempre a doppio taglio) avevano una delle poche possibilità per colmare il divario?
3) “L”Italia, invece, tutto deve alla sua posizione geografica e alla guerra fredda, prima come antemurale contro il comunismo e oggi come antemurale contro le conseguenze delle primavere arabe“.
Sapelli non vuole accorgersi che le “primavere arabe” sono diventate semmai l”antemurale delle possibilità di delinking dagli USA dell”Italia e dell”Europa. Così fa di nuovo capolino la mitologia delle primavere arabe. Verrebbe da dire che questi economisti non capiscono la complessità di ciò succede nel mondo. In realtà Sapelli capisce benissimo, di gran lunga più di altri, ma sembra che non riesca a decidersi tra fare il tifo per un”Europa tedesca non merkeliana e un mondo dominato dagli USA. E quindi, prudentemente, fa mostra di credere alle primavere arabe come grattacapo per la superpotenza.
5) “Lo spirito assoluto si serve spesso dei frammenti del finito per realizzare il Suo cammino“. Questo punto è nodale, nel senso che Sapelli qui ci dice chiaramente di essere un hegeliano di ferro. Ecco che si spiega il determinismo e le spiegazioni a volte farraginose del professore di fenomeni e processi che coglie con acutezza e spregiudicatezza.
A partire dalla Parte II si entra nel vivo:
“Basterà pensare all”attacco portato ad alcune posizioni chiave della nostra collocazione nella divisione internazionale del lavoro che sono state evidenti a partire dalla ricostruzione economica degli anni cinquanta e del miracolo economico degli anni sessanta novecenteschi: la rapina della divisione elettronica dell”Olivetti da parte di Fiat e Mediobanca alla morte di Adriano, l”assassinio di Mattei, la messa fuori gioco di Ippolito nel campo del nucleare per un”accusa ingiustificata nei confronti della moglie; sino a giungere alla recente spoliazione dell”industria nazionale per mano di privatizzazioni senza liberalizzazioni che hanno eliminato dall”agone della concorrenza mondiale tanto la siderurgia a ciclo integrale quanto la chimica etilenica, sino a giungere all”indebolimento di una delle più forti industrie telefoniche a livello mondiale.“
Questa sintesi è perfetta, e non è accidentale che venga da una persona con un cursus honorum di gran caratura nelle industrie private e parastatali (cosa in questo più importante dell”altrettanto brillante cursus honorum accademico) ma è difficilmente spiegabile con le motivazioni idealistiche che la precedevano e che fanno sembrare questo incipit degno della Quinta di Beethoven una semplice, seppur azzeccatissima, constatazione empirica. Ma sappiamo che non è così, e allora pensiamo che le precedenti motivazioni prodotte dal professor Sapelli vogliano dire una cosa molto più semplice: che la sovranità italiana era ed è limitata. Da cui segue l”incapacità italiana di tener testa con la politica estera a chi cerca di intromettersi nella politica (economica) interna. Cosa vera ma “trivially true”.
Ad ogni modo, dall”inizio della Parte II fino alla fine, quando si riesce a diradare la nebbia di questi “Hegelian stuff and nonsense“, si colgono annotazioni e analisi strepitose. Ciniche (come si conviene ad uno scienziato) ma strepitose.
Il tormento del professor Sapelli salta fuori quando inizia a parlare delle “quattro azioni sostitutive” (di che cosa lo vedremo dopo). Infatti dopo averle esposte dichiara: “Queste quattro azioni, però, si sono rivelate insufficienti per consentire al blocco eterogeneo al dominio tedesco di mantenersi al potere“.
Il vero «perché» (a parte l”eterogeneità del blocco berlusconiano che non poteva essere governata, questo l”aggiungo io, dalla bassissima caratura del Cavaliere come statista) ovvero la subordinazione agli USA delle azioni sostitutive antitedesche viene detto con alcuni richiami, con una schiettezza che certo non troveremmo oggi nel centrosinistra italiano e nemmeno tanto spesso nella sinistra cosiddetta “radicale”:
«Chi non rispetta i sentieri tracciati dai rapporti militari che discendono dall”alleanza con gli Usa è soggetto a seguire la sorte di coloro che toccano i fili dell”alta tensione: la morte, in questo caso non fisica, ma politica.
È proprio vero che la storia non insegna niente a nessuno. Craxi cadde sostanzialmente per le vicende di Sigonella, Andreotti per lo scontro con Reagan in merito alla Libia (di nuovo) e D”Alema fu incoronato da Cossiga perché era l”unico deciso a bombardare la Serbia. A tutto ciò si aggiunga la ripresa della drammatizzazione economica (default, crisi sociale, disordini di massa, etc.) con un”accorta campagna di stampa.»
Sapelli da qui in poi descrive di fatto una “doppia trappola” (di cui si è discusso su Megachip: “L”euroterremoto e la crisi sistemica. Quale politica è plausibile“, nonché “1992-2012: vent”anni dopo. 10 punti su sovranità politica e sovranità monetaria“), cioè quella tedesca e quella statunitense, ma spende le maggiori energie intellettuali sulla prima, quella tedesca. Del secondo attore, gli USA, alla fine si dice che è in difficoltà , che non è più al centro del mondo ed è distratto sull”Europa perché il suo interesse sta ormai tutto migrando nel Pacifico.
Ci credo che l”interesse degli USA sia accentrato sul Pacifico: lì ci sono Giappone, Cina e Russia (e poco più giù l”India). Ma non credo proprio che possa venire a capo di questo interesse mollando l”Europa a se stessa. Gli USA sanno benissimo che la Russia inizia in Europa e finisce in Asia, che senza Europa non c”è Eurasia e senza Eurasia non c”è Pacifico che tenga. Anzi, per mille motivi gli USA hanno fin troppe attenzioni per il nostro continente, e le “primavere arabe” (ma nessuno parla delle imperiali “primavere africane”) ci dicono che se si lascia fare agli USA, noi Europei non riusciremo di certo ad avere attenzioni per noi stessi.
Di fatto la via lasciata aperta da Sapelli sembra duplice. O una Europa tedesca come prefigurata da Helmut Schmidt, o un ritorno deciso all”ortodossia atlantica.
Qualcuno ha un”altra interpretazione?
E se alcuni moti della straordinaria analisi di Sapelli suonassero troppo hegeliani, valgano sempre i buoni risultati che si ottengono quando si poggia Hegel sui piedi e non sulla testa. Abbiamo così una visione d”insieme nuova.
Tutto sommato gli Hegelian stuff and nonsense del professor Sapelli gettano molta più luce di parecchi Marxist stuff and nonsense ripetuti come mantra da una sinistra esausta.
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