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di Margherita D”Amico* – www.ilmanifesto.it
Da qualche decennio stiamo vivendo un paradosso. Assistiamo all”evoluzione della scienza e delle tecniche e contemporaneamente all”involuzione della democrazia e del benessere sociale. Una nuova guerra, subdola e silenziosa, sta sconvolgendo quei principi universali, duramente conquistati, che hanno portato le popolazioni umane a essere sovrane del proprio paese e della propria vita.Â
È difficile ricondurre tutto ad un”unica causa. Credo siano state decisive, in questa guerra, la disinformazione, la cattiva informazione e la manipolazione della stessa attraverso le armi della persuasione di massa.
Le armi per combattere la cattiva informazione andrebbero rinvenute nello sviluppo del senso critico necessario a comprendere cosa ci accade attorno, per dare un reale contributo al recupero della sovranità popolare.
Dobbiamo quindi porci delle domande.
Una delle ultime frontiere dell”evoluzione scientifica sono le biotecnologie, a proposito delle quali gli interrogativi da porsi sono:
- Chi è il beneficiario delle biotecnologie?
- Chi paga le conseguenze dei rischi di questi prodotti?
- Chi si arricchisce sfruttando, minacciando le risorse naturali (materia prima delle biotecnologie) come se fossero un bene privato?
La risposta alle prime due domande è l”umanità nel suo complesso, cioè l”insieme di tutti gli esseri umani e la qualità della condizione umana.
Vista in termini di sopravvivenza, la condizione umana è notevolmente migliorata negli ultimi cento anni, soprattutto nei paesi economicamente sviluppati. In questi stessi paesi il concetto filosofico della condizione umana credo sia molto ben espresso da alcuni versi di Leopardi contenuti ne “La quiete dopo la tempesta”:
Piacer figlio d”affanno;
Gioia vana chӏ frutto
Del passato timore (.).
… …
Uscir di pena
È diletto fra noi.
Pene tu spargi a larga mano; il duolo
Spontaneo sorge: e di piacer, quel tanto
Che per mostro e miracolo talvolta
Nasce d”affanno, è gran guadagno.
In questo senso la ricerca del piacere, che dovrebbe scaturire dall”amor proprio, spesso si limita alla sua forma egoistica senza portare alcun beneficio all”umanità . Ecco, forse, da dove deriva il pessimismo di fondo di questi versi riguardo la condizione umana. Lì dove prende il sopravvento la ricerca sola ed esclusiva del piacere effimero e solitario non può esserci democrazia e condivisione.
La condizione umana non può per definizione prescindere dalla totalità degli esseri umani. Non è di pertinenza solo di alcune popolazioni ma è la condizione dell”essere umano inserito nell”unico contesto possibile: la Natura.
Sappiamo che la storia dell”uomo, per quanto lunga possa apparire, è solo un battito d”ali rispetto alla storia della natura, e non bisogna tralasciare il fatto che anche l”uomo è un suo prodotto, probabilmente con una caratteristica in più: la Consapevolezza della propria condizione.
9 luglio 2012
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* Biologa, patologa vegetale.
Fonte: http://www.ilmanifesto.it/attualita/notizie/mricN/8019/
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