Paesi Bassi. L'agonia del "modello polder" /1 | Megachip
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Paesi Bassi. L'agonia del "modello polder" /1

Paesi Bassi. L'agonia del "modello polder" /1
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24 Agosto 2012 - 17.41


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Emile Roemer 20120824

di Nicolai Caiazza

 

Alla fine degli anni Ottanta, quando la politica mondiale del capitalismo aveva assunto l”incontestabile carattere del cosidetto neoliberismo, la soluzione olandese per far fronte agli inevitabili conflitti sociali che sarebbero conseguiti durante l”applicazione di questa politica fu di elaborare e mettere in pratica un nuovo modello di relazioni sociali. Che rappresentava in realtà lo svolgimento e l”attualizzazione dei rapporti storici che si erano stabiliti tra le classi, almeno a partire dal dopoguerra.

 

In quel periodo l”accordo tacitamente concluso tra la classe capitalista e i rappresentanti di quella operaia, fu fondamentalmente quello di prevenire il sorgere di situazioni di discrepanza assoluta tra gli interessi delle varie componenti sociali. I capitalisti, per mezzo del governo, avrebbero fatto in modo da creare piena occupazione, mentre per i non occupati, gli invalidi, gli anziani, lo stato avrebbe garantito un reddito tale da permettere una esistenza materiale dignitosa.


Già nel 1956  erano state create le basi di questo accordo sociale: fu varata la legge secondo la quale ogni cittadino, residente o non, avrebbe percepito al conseguimento dei 65 anni una pensione sociale il cui ammontare era vincolato proporzionalmente al salario minimo legale. L”importo veniva dunque adeguato annualmente in rapporto con l”inflazione.

 

In seguito alla crisi degli anni Ottanta, fu adottata definitivamente da parte dei governi la politica neoliberista sulla scia degli USA e della GB. Fu varata organicamente una politica di redistribuzione del reddito sociale a favore della classe capitalista. Il vecchio accordo sociale aveva perció bisogno di un adeguamento che garantisse un ancoraggio piú solido. A tal fine, da un lato i governi assorbirono l”opposizione con la formazione di esecutivi composti da una coalizione tra il Partito del Lavoro (PvdA) e quello liberale (VVD).


Allo stesso tempo il Sindacato FNV fu assorbito con i propri vertici nella partecipazione a organismi di pianificazione sociale e economica, assumendo cosí il ruolo di corresponsabile nella direzione dello stato. Il Sindacato avrebbe prevenuto e comunque controllato la escalation di conflitti sociali in cambio di garanzie per l”occupazione, il livello dei salari, la difesa delle forme di  assistenza sociale. Questa condizione permise al capitalismo di applicare una politica di privatizzazioni a vasto raggio e di concentrazione della produzione industriale.


La privatizzazione coinvolgeva cosí quasi tutto il settore dei servizi pubblici. Mentre il governo si riservava un controllo su possibili derive: controllo di organismi statali sulla qualitá dei servizi forniti, promozione di iniziative di riqualificazione del personale licenziato. Queste misure di stabilitá sociale furono apprezzate da molte imprese straniere che, grazie anche a garanzie fiscali, si sarebbero installate sul territorio dei Paesi Bassi.


Nella stessa epoca il VVD faceva proprie le argomentazioni e gli slogan dell”estrema destra che avevano per mira gli immigrati. Lo scopo non dichiarato era di agevolare la formazione di una subclasse costituita da immigrati di prima e seconda generazione facendo sentire cosí sentire la classe operaia autoctona come privilegiata. Questa innaturale situazione sociale creó condizioni idonee per la nascita prorompente del movimento di Pim Fortuyn. Personaggio dotato di una notevole capacitá di seduzione, riuscí a mettere alla berlina tutto il sistema di compromesso sociale, basandosi sulle posizioni prima xenofobe, poi antislamiche che il VVD aveva promosso negli anni precedenti. Questi aveva facile gioco con la critica alla ipocrisia del PvdA che, mentre pretendeva di essere al lato dei lavoratori difendendo una politica sociale, nella pratica assecondava invece gli interessi del grande capitalismo.


Pim Fortuyn aveva attirato a sé in pochi mesi la maggior parte della popolazione e in caso di elezioni sarebbe stato un plebiscito a suo favore. Il fatto é che una persona carismatica che gode di grande sostegno popolare puó diventare una mina vagante che non si sa mai dove va a parare. Cosí nel 2000 fu ucciso in un attentato teso da un “animalista estremista”. Ma ormai la strada per il populismo antislamico era stata aperta e questo sará la bandiera di Geert Wilders con il suo partito personale PVV (Partito per la Libertá).


Il 12 settembre si terranno in Olanda le elezioni politiche anticipate per eleggere una nuova Camera dei deputati. Le elezioni del 2010 non avevano data la possibilitá di formare un governo stabile. Il governo era guidato da Mark Rutte del VVD (risultato il primo partito), lo SGP (partito cristiano fondamentalista) con un minuscolo numero di seggi e l”appoggio “tollerante”del PVV di Wilders che aveva avuto un exploit di voti.


Il governo é caduto quando, seguendo le direttive di Brussel avrebbe dovuto ridurre il deficit dal 4,5 al 3 %. Ció avrebbe dato luogo alla necessitá di tagliare le spese nel campo sociale. La cosa non fu gradita a Wilders, che ha come suoi principali punti politici la indipendenza da Brussel. Cosí che una coalizione di 5 partiti si offrí per sostenere il varo di una serie di misure contro la popolazione, che in parte sono giá state applicate.


Ma il rifiuto di Wilders é anche il riflesso di un clima di tensione e di confronto a livello sociale. Parallelamente  alla lotta a livello governativo si é sviluppato un conflitto all”interno della Confederazione sindacale FNV. Questo conflitto é sorto allorquando la sua presidente Jongerhuis  nel 2011 firmó con il governo un accordo per l”aumento dell”etá pensionabile a 67anni, senza aver prealabilmente consultato gli iscritti. Alcuni sindacati rappresentanti la maggioranza dei lavoratori inscritti non hanno accettato di subire il fatto compiuto e hanno contestato sia l”accordo sia la presidente. Aprendo cosí una fase di crisi interna che dovrá produrre un nuovo sindacato con un nuovo statuto.


Su questa crisi premono ora da un lato forze che vorrebbero aziendalizzare i contratti di lavoro mentre dall”altro si propende a un sindacato protagonista della lotta sociale e funzionante democraticamente, ma anche aggiornato con la nuova composizione della classe lavoratrice. Questa tendenza innovatrice del Sindacato é quella che ha promosso giá da 4 anni la lotta vittoriosa dei lavoratori delle pulizie che, mentre la tendenza generale era di bloccare i salari erano riusciti invece a ottenere aumenti e miglioramenti delle condizioni di lavoro, suscitando allo stesso tempo una ondata di simpatia tra la popolazione. Molti militanti del Sindacato che sostengono un rinnovamento in senso classista sono allo stesso tempo membri dell” SP (Partito Socialista). L”SP é un partito di origine maoista formatosi nei primi anni Settanta. Si é poi evoluto come partito anticapitalista con un programma di aspirazioni socialiste.


In seguito al progressivo allineamento del PvdA su posizioni procapitaliste e di sottomissioni alle esigenze dellla politica mondiale del capitalismo, masse di votanti si sono spostate verso l”SP. Non solo, anche molti sostenitori del CDA (Appello Cristiano Democratico) che aveva condiviso quasi tutti i governi dell”ultimo trentennio,  avevano votato nelle elezioni per l”SP che nel 2006 aveva ottenuto cosí 25 seggi, (su un totale di 150) diventando perció il quarto partito. Tuttavia gli altri partiti maggioritari (sopratutto il PvdA che temeva un pungolo da sinistra) rifiutarono una sua partecipazione al governo. L”SP invece di scalcitare come tutti si aspettavano, si rinchiuse nel guscio auspicando un ulteriore aumento alle prossime elezioni del 2010 che avrebbe cosí imposto una sua partecipazione al governo. Cosa che puntualmente non avvenne, anzi l”SP retrocedette a 15 seggi, mentre risultó grande vincitore Wilders.


Nel frattempo, ormai giá da un decennio l”SP,  avendo annusato l”odore del governo, ha ammorbidito le sue posizioni: la Nato va “democratizzata”, il FMI controllato nella sua politica mondiale, mentre non é piú questione di contestare il capitalismo come sistema, ma di promuovere un politica sociale pur nel rispetto degli interessi delle banche e del grande capitale.


L”adattamento non é solo programmatico ma verte anche le forme di organizzazione del partito. Giá alla fine degli anni Ottanta il PvdA , dovendo intraprendere una politica di difesa degli interessi capitalisti e quindi sfavorevole alle masse, aveva disposto la riorganizzazione della struttura del partito. I circoli, dove i militanti potevano incontrarsi, discutere e organizzare l”azione del partito, vennero eliminati. Cosí che la comunicazione politica avveniva per mezzo dei media. E giá non piú tra la base e il vertice del partito ma tra questo e gli altri partner politici parlamentari.


Nel caso dell”SP, questo continua a avere sezioni di quartiere, ma la comunicazione avviene ormai quasi a senso unico, dal vertice alla base. La struttura del partito é stata ulteriormante centralizzata di modo che la base militante svolge una funzione esecutiva della politica decisa dagli apparati ai vari livelli. Inoltre giá da vari anni il partito ha preso le distanze dalle dimostrazioni pubbliche sui vari temi, rinunciando a una sua partecipazione diretta.


Oltre alle lotte di vari settori, – dalle pulizie ai trasporti,con l”attivismo dei militanti sindacali dell”SP,- un ruolo importante di scuotimento della coscienza della popolazione hanno svolto le attivitá degli Occupy. Al movimento degli Occupy, che é stato presente in varie cittá, grandi e piccole, ha dedicato la sua simpatia e partecipazione una grande massa di persone. Rimarchevole è il fatto che si trattava di una massa di persone che precedentemente non aveva mai partecipato a una dimostrazione, a una riunione politica o altra manifestazione di impegno sociale, ma che tuttavia si riconosceva in questo movimento che aveva come unico punto di identificazione politica la critica al capitalismo.


La gente sosteneva gli Occupy
con donazioni, presenza fisica, partecipava con l”energia dell”entusiasmo alle riunioni e assemblee degli Occupy. E nessuna autorità civile o statale ha osato fare la voce grossa per liberare le piazze: sarebbe stato un passo falso che sarebbe costato molto non solo in termini di popolaritá. Il movimento degli Occupy fu valutato con sufficienza dall”estrema sinistra e addirittura con gelosia dalla sinistra. Un senatore dell”SP dichiaró in una riunione pubblica di non comprendere perché tanta spontanea adesione di gente avveniva per Occupy e non per il suo partito.

 

Il sistema elettorale é proporzionale, quindi anche se l”SP diventerá il prima partito alle prossime elezioni del 12 settembre se non sará possibile una coalizione con la sinistra neoliberale di Groene Links (Verdi di Sinistra che hanno origine nel vecchio Partito Comunista e evoluti come avanguardia neoliberale) e il PvdA, la coalizione piú probabile sará con il VVD. Roemer, il leader dell”SP ha del resto giá valutata questa eventualitá come possibile. Un futuro governo SP-VVD sarebbe quindi una riedizione della coalizione viola (PvdA-VVD) ma in una situazione dove é giá stato succhiato parecchio sangue alla popolazione. Non sarebbe perció attuabile senza forti contrasti sociali una politica di redistribuzione del reddito a favore del capitalismo.

 

Pur avendo l”SP preso distanze, come vertice, dalla massa, non potrá comunque non essere sensibile alla pressione dei propri militanti, dei propri sindacalisti e della popolazione che ha giá fatto cadere anticipatamente un governo che intendeva accettare il diktat del grande capitale operando una distruzione graduale dello stato sociale con la scusa di dover rispettare il 3% come deficit massimo. Cioé, dopo il 12settembre, succederá qualcosa.


[In foto: Emile Roemer, leader del Socialistische Partij (SP), il Partito Socialista Olandese.]

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