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Dal nostro inviato speciale alla conferenza stampa di Antonio Ingroia – Sabato 29 dicembre 2012.
di Giulietto Chiesa – Megachip.
Questa è una cronaca che vuole fornire non giudizi ma elementi di valutazione oggettivi , si spera, utili perché ciascuno possa farsi un”idea chiara di questo punto di partenza. Perché quello di oggi è un punto di arrivo (di un processo travagliato) ma anche, indubbiamente, un punto di partenza. Antonio Ingroia non si propone come “un salvatore della patria”, ma si “mette in gioco” perché “la strada per la verità è stata sbarrata in sedi politiche” e, dunque, intende riprenderla da dove è stata interrotta, cioè dalle sedi politiche. Afferma, Ingroia, che “la buona politica” ha fatto “un passo incontro” ai suoi intendimenti e che altrettanto ha fatto la “società civile”. Ne esce una “lista civica” i cui nomi (alcuni) emergono subito fin dalle prime battute. C”è il sostegno di Salvatore Borsellino, con il suo movimento delle Agende Rosse, c”è quello della Tavola della Pace, con Flavio Lotti (che sarà tra i candidati), c”è quello di Franco La Torre (candidato), c”è quello di Caterina Stramaccione (Libera), anche lei candidata.
Altri nomi vengono pronunciati ma non è chiaro se si tratta di sostegno o di candidature (Oliviero Beha, Milly Moratti, Alessandro Giglioli) . Questi sono i passi incontro della società civile, oltre, naturalmente a Luigi De Magistris e Leoluca Orlando, che Ingroia colloca in quel contesto, poiché sono stati espressione di movimenti di popolo per una nuova politica civile.
I passi incontro della “buona politica” sono rappresentati dalla “rinuncia dei partiti ai loro simboli”. Ingroia mostra il suo proprio simbolo: il suo nome in grande, sormontato dalla scritta “rivoluzione civile”; sotto, in arancione, il profilo del “quarto Stato” di Pelizza da Volpedo. Quali partiti non viene detto, ma si sa: Italia dei Valori, Rifondazione Comunista, Il Partito dei Comunisti Italiani, i Verdi. Forse qualche altro, minore.
Questa rinuncia è un “passo indietro” da parte loro. Per molti gravoso. Ma altri passi indietro non ci sono stati. Ci saranno i loro candidati. Ingroia dice che, fare altrimenti “sarebbe stata una mortificazione superflua”. Resta solo da vedere come questa parte della lista sarà composta.
Qui faccio una deroga ai limiti che mi sono imposto, nel senso che scrivo qualche indiscrezione, ascoltata in sala dai meglio informati. Le teste di lista sarebbero riservate alla “società civile” (quanto ampie non si sa ancora); subito dietro verrebbero i partiti. Ma, attenzione al porcellum, “quanto indietro”, nelle liste bloccate, è materia oltremodo delicata e “chi passa” dipenderà dalla quantità di voti che prenderà la lista, sia nel collegio nazionale, per la Camera, sia in quelli regionali per il Senato.
Poi c”è il gioco variabile di partiti, come Rifondazione Comunista, che possono contare su numerose candidature di “seconda battuta”, sia alla Camera che nelle circoscrizioni senatoriali, mentre per esempio Di Pietro avrà meno chances di far entrare suoi candidati che stiano nei confini di decenza che sicuramente Ingroia porrà . Ma qui tutto lascia pensare che la partita sia ancora in parte da giocare. Ingroia dice che la lista è ancora “un cantiere aperto”, sebbene i tempi siano strettissimi e quelli per la raccolta delle firme siano altrettanto micidiali.
L”obiettivo è tuttavia ribadito: alla fine dei conti dovrà trattarsi di “una lista civica nazionale, non di un partito. Un movimento nuovo in cui confluiscono cittadini e partiti”. In sala nessuno dei leade politici in questione è presente: solo Orlando e De Magistris fanno ala al magistrato che si candida a premier.
Partita aperta anche su un altro fronte. Antonio Ingroia evita di nominare il processo di “Cambiare #sipuò“. Fin quasi alla fine della sua conferenza stampa la questione e il nome restano fuori dal suo discorso. Ed è piuttosto strano visto che Ingroia e De Magistris, entrambi, per ben due volte si sono presentati di fronte alle assemblee nazionali di “Cambiare si può”. Sollecitato a chiarire, Ingroia si limita a dire che si tratta “di una realtà importante con cui siamo ancora in discussione”. E poi ripete che “il cantiere è aperto”. Dunque è chiaro che le cose si sono messe a posto sul tavolo “arancione” e dei partiti, ma non c”è ancora intesa sul tavolo di “Cambiare si può”, dove c”è una parte importante della società civile e dei movimenti.
Difficile prevedere cosa accadrà nelle prossime ore. “Cambiare si può” è impegnata in una consultazione interna, già indetta sia per via telematica (sulle regole), sia attraverso assemblee, previste per il 2,3,4 di gennaio. Ma “Cambiare si può” aveva ed ha al suo interno, tra gli altri, anche Rifondazione Comunista. E, in caso di accordo, bisognerà fare posto nelle liste anche agli “altri”, tra cui ALBA . Dunque trovare la quadratura del cerchio sarà niente affatto facile. Più facile che l”operazione Ingroia produca linee di faglia profonde all”Interno di “Cambiare si può”. Anche qui si tratta di un “vedremo” tutto da vedere.
Porte aperte anche a Beppe Grillo. Ingroia è esplicito al riguardo: c”è stato un appello a incontrarsi, al quale fino ad ora non è venuta risposta da parte di Grillo. Non è un gesto di pura cortesia tra “simili”. Le somiglianze ci sono, ma ci sono anche differenze e “assenze” programmatiche. Che possa accadere qualche cosa prima delle elezioni è da dubitare seriamente. Grillo sta già raccogliendo le firme per le sue liste, è sta incontrando difficoltà . Forse una “coalizione”? Difficile anche solo immaginarlo. Ed è un altro “vedremo”.
L”ultimo “vedremo” scocca nei riguardi del PD. Che – dice Ingroia – “sembra avere smarrito la coerenza rispetto alle sue radici e al suo passato”. A Bersani concede ancora un complimento, definendolo “persona seria e credibile”, che però “deve uscire dalle contraddizioni in cui si è impantanato”. Tuttavia Ingroia prende atto (dopo la mazzata della candidatura di Pietro Grasso nelle liste del PD, dopo la violentissima polemica nei suoi confronti da parte di Violante, oggi sul Corsera) che la risposta del PD c”è stata, ed è “una risposta politica”. “Alla domanda che ho posto, cioè: volete eliminare la mafia?, Bersani ha risposto che non lo vuole fare”. E dunque “un accordo politico con il centro-sinistra è impossibile”. Eppure, alla fine, è uscita ancora la parola “vedremo”, oltre a un grazie a Vendola “che aveva invitato Bersani a tenere aperta la finestra nei nostri confronti”.
Prevenendo le obiezioni che gli sono state poste da più parti, Ingroia ha così chiarito: “nell”interesse del paese io penso che ci sia bisogno di un”alleanza trasversale”. Restano fuori da questa alleanza trasversale, ancora ritenuta “possibile”, sia Monti e la sua agenda che, ovviamente, Berlusconi e la destra. Ma sul programma politico e sociale Ingroia è stato molto contenuto. Poche cose. “Al posto dell”Europa delle banche, una politica di equità sociale”. Istituzione di un “apposito organismo speciale per l”individuazione e la caccia ai patrimoni illeciti”. Ovvio che Ingroia non ha avuto tempo di impostare una propria “agenda” che vada oltre la battaglia contro la mafia, e il ripristino della legalità democratica. Anche qui un “vedremo” è d”obbligo.
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Giulietto Chiesa
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