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di Davood Abbasi – IRIB.Â
La sera di mercoledì 2 Gennaio 2013 il presidente degli Stati Uniti ha firmato il budget militare del nuovo anno, 633 miliardi di dollari. Tralasciando la somma galattica del budget militare di questi paladini della pace e della giustizia del mondo ed i discorsi che dovremmo farci sopra, sembra una normalissima prassi statale ma in quel maledettissimo budget militare, stanno molte cose, persino una “prima volta assoluta” nella storia politica umana. No, non voglio raccontarvi quanti innocenti uccideranno quei 633 miliardi di dollari, non voglio dirvi quanti missili faranno sparare ai droni che uccidono gente innocente, non intendo addentrarmi nelle macabre cronache sull”Afghanistan, l”Iraq, la Siria, non voglio starvi a raccontare delle torture che quei soldi faranno infliggere a gente innocente nelle prigioni segrete, non sto quì a raccontarvi dei bambini che piangeranno per l”assassinio dei loro genitori ad opera di qualche raid israeliano su Gaza con armi americane, non volevo dirvi che in Sicilia a Niscemi molti si beccheranno il cancro per via del Muos, no non avevo intenzione di dirvi che per quel budget magari altre ragazze giapponesi di 14 anni verranno stuprate ad Okinawa.
No ormai tutto questo nel nostro mondo è diventato all”ordine del giorno, non fa nemmeno notizia.
Ma certo gli iraqeni, gli afgani, gli italiani, i giapponesi, i popoli del mondo non sono dei carciofi e per questo se di quel budget militare qualcuno inizia a parlarvi come non volevo parlarvi io, ecco che tutti questi crimini inizieranno pure a fare notizia.
Ed ecco che arriviamo al dunque, a quello che volevo raccontarvi.
Per la prima volta nella storia in quel budget militare c”è una sezione strana: non ha precedenti nella storia. L”IRIB, il gruppo radiotelevisivo di una nazione viene ufficialmente colpito dalle sanzioni del governo americano, tutte le sue trasmissioni devono essere oscurate, censurate, interrotte come si può, tutti i suoi asset vanno bloccati, verrà colpito da ritorsioni durissime persino chi collaborerà con questo gruppo.
Gli Stati Uniti hanno combattutto per anni contro l”Unione Sovietica una guerra fredda, negli anni dopo il crollo dell”URSS hanno avuto i loro alti e bassi ma quandomai erano caduti così in basso da dichiarare ufficialmente di voler zittire la radiotelevisione di un altro paese?
Quegli stessi Usa che ritengono o ritenevano il loro impero mediatico la loro arma più efficace, che riescono o riuscivano a far credere al mondo quello che era nel loro interesse, com”è che ora gettano la spugna dinanzi alla sigla IRIB e sono costretti ad una così clamorosa ammissione di inferiorità da aggrapparsi alle sanzioni ed alla censura?
Per chi non lo sa IRIB è la sigla di Islamic Republic of Iran Broadcasting. Quella sigla che timida timida negli ultimi anni ha scritto le pagine del giornalismo della regione mediorientale ed ha conquistato la sua rispettabile fetta nel mondo intero.
Oggi chi è che non conosce Press TV, Al Alam, Hispan TV, reti d”informazione ed intrattenimento con 24 ore di programmi diramati in tutto il mondo.
In Medioriente le popolazioni musulmane preferiscono i serial tv iraniani di IFILM ai telefilm osceni di Paesi Arabi e Stati Uniti, in Bosnia la radio dell”Iran viene pubblicata su banda FM, in Italia il sito di Radio Italia ormai lo conoscono tutti, il sito della radio francese iraniana ha oltre un milione di visite al mese, in Germania è tra i più gettonati. In Indonesia e Malesia è considerato tra i migliori. L”Iran si esprime oggi nelle più impensabili lingue, oltre ai soliti inglese, spagnolo, russo…non immaginerete che ci sono anche giapponese, cinese, turco, curdo, arabo, pashtu, urdu, hindi, swahili, ebraico; in tutto 35 lingue.
Per la prima volta nella storia dell”imperialismo, della prepotenza, dell”ingiustizia della politica di questo nostro mondo, gli Stati Uniti mettono il bavaglio ad una voce contraria e questa volta non potranno dire che lo fanno per lottare contro il terrorismo, per questioni umanitarie, per portare la democrazia, non c”è bugia che regga. È chiaro come il sole che impedire ad una voce di parlare è censura, è paura di essere contrastati.
L”IRIB costringe per la prima volta nella Storia quell”ipocrisia personificata che si chiama politica Estera americana ad ammettere di essere una entità contro la libertà di espressione e la vera democrazia.
E così dietro quella faccia calma di quell”Obama che mercoledì sera firmava quella nuova legge anti-iraniana, c”era paura, c”era tanta paura.
C”era paura del “pensiero iraniano” e mai gli Stati Uniti lo avevano ammesso così palesemente. Perchè da anni a Washington non temono altro che il pensiero di questo antico popolo mediorientale che inizio” la sua avventura nel mondo con Ciro; un Ciro che guarda caso e” firmatario della prima legge di diritti umani della Storia umana.
Nel 1953 il “pensiero” di nazionalizzare il petrolio era apocalittico ma un certo Mosaddeq lo fece per la prima volta proprio in Iran e proprio per questo venne rovesciato con un colpo di Stato della Cia.
Agli americani però andò decisamente male quando quel “pensiero” non venne ucciso dallo Sha fantoccio e nel 1979 milioni di iraniani gridarono “Ne orientale Ne occidentale” per le strade di Teheran e l”ambasciata americana a Teheran venne presa da un manipolo di studenti coraggiosi stufi di avere tra le scatole un covo della Cia.
E il “pensiero iraniano” riuscì a sopravvivere anche all”aggressione dell”alleato Saddam e poi alle sanzioni che si allungano fino ai nostri giorni.
Il “pensiero iraniano” diede vita a quel movimento che poi anni dopo liberò il Libano dall”occupazione israeliana e che oggi è il partito più forte del paese dei cedri.
Ed il “pensiero iraniano” mise a punto senza l”aiuto di nessuno l”industria dell”automobile, dell”acciaio, l”estrazione del petrolio, la produzione di benzina, dei più disparati prodotti industriali moderni.
Ed il “pensiero iraniano” diede i natali al nucleare civile che gli americani hanno cercato di ostacolare per impedire che il paese che galleggia su petrolio e gas divenga in futuro una potenza economica grazie ad immense quantità di energia a basso costo ricavata dal nucleare.
Ed il “pensiero iraniano” oggi è il 17esimo produttore di Scienza del globo, il primo in Medioriente, ha fatto registrare il più alto tasso di aumento di produzione scientifica del mondo.
Ed il “pensiero iraniano” ha appassionato con il cinema di Kiarostami e Farhadi, con il canto di Shajarian, con i tappeti in ogni salotto occidentale, con la poesia di Hafez e Rumi, con i discorsi di Khatami ed Ahmadinejad all”Onu.
Ed è di quel pensiero che Obama ha avuto paura, ancora una volta, quando ha approvato le sanzioni contro l”IRIB.
Il nocciolo di questo pensiero è solo una cosa: “Credi in te fratello. Per essere grande non c”è bisogno di un padrone che si chiami Stati Uniti, Banca Mondiale, FMI, o qualsiasi altra cosa. Un popolo che fa affidamento alle sue forze può farcela, in tutto ed in tutti i sensi. Basta Dio come Padrone”.
Se domani tutti i popoli della Terra si sveglieranno con questo pensiero in testa non una sola nazione sarà più disposta a fare “il vassallo” degli Stati Uniti. Obama lo sa e per questo ha paura e cerca di zittire la voce di questo Iran, cerca di fermare questo pensiero.
Ma il pensiero lo si può ingabbiare? Lo si può murare? Povero Obama.
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Fonte: http://italian.irib.ir/analisi/commenti/item/119091.
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