Né una rivoluzione, né un colpo di stato | Megachip
Top

Né una rivoluzione, né un colpo di stato

Intervista a Samir Amin: «I Fratelli Musulmani sono stati sconfitti». [Alba Informazione]

Né una rivoluzione, né un colpo di stato
Preroll

Redazione Modifica articolo

19 Agosto 2013 - 14.53


ATF

da Alba Informazione

————————

Intervista rilasciata dall”economista marxista egiziano [b]Samir Amin[/b] al quotidiano comunista turco [b]Aydınlık[/b], organo ufficiale del [b]Partito dei Lavoratori di Turchia (İşÃ§i Partisi)[/b].

————————

Aydınlık: Ci sono stati vari commenti sul rovesciamento del Governo Morsi in Egitto. Alcuni lo chiamano colpo di stato, altri lo chiamano rivoluzione. Lei come lo definisce?

Samir Amin: Questa non è né una rivoluzione, né un colpo di stato. Questo è un vero e proprio movimento popolare, ovvero un movimento di massa.
Le elezioni dopo le quali Morsi ha preso il potere erano, senza dubbio, truccate; però è ovvio che una parte della popolazione lo sosteneva. Il popolo aveva voluto un alternativa al modello neoliberale di Mubarak ma ha sofferto a causa di una nuova dittatura per più di un anno.
Il modello che ha costruito Morsi era una dittatura, una versione islamica di quella di Mubarak. Lui non ha sentito nessun consiglio e ha sempre agito secondo le proprie convinzioni.

Questo atteggiamento di Morsi ha scatenato la reazione popolare del movimento “Tamarrud”. Questa iniziativa popolare ha raccolto più di 25 milioni di firme, un numero da non sottovalutare.
Ciò significa che la maggior parte della popolazione non vuole Morsi. Questo è un movimento popolare senza precedenti.
Perciò è ovvio che l’esercito non ha fatto un colpo di stato. Non si può chiamare un tale atto “un colpo di stato” in queste condizioni. L’esercito ha soltanto allontanato un dittatore dal potere politico. Questa era la richiesta del popolo.

I media occidentali dicono che Morsi sia capace di fare iniziare una guerra civile in Egitto. Questo non è vero. Se fosse vero, 20 milioni di cittadini non sarebbero scesi in piazza per protestare contro lui.
Anche se erano finanziati dall’Occidente (e dagli alleati dell’Occidente), i FratelliMusulmani non sono riusciti a portare più di due milioni di persone in piazza. Perciò non si può parlare di un tale rischio (di una guerra civile). Sono avvantaggiati i rivali dei Fratelli Musulmani. I Fratelli Musulmani non rappresentano il popolo egiziano e adesso sono stati sconfitti.
I comandanti dell’esercito erano a conoscenza di questo fatto e perciò hanno arrestato Morsi.

Aydınlık: Come sono le relazioni tra l’esercito e gli Stati Uniti?

Samir Amin: Quando ci riferiamo all’esercito, dobbiamo prendere in considerazione il fatto che la maggior parte dei comandanti era vicina al regime di Sadat e Mubarak ed alcuni erano diventati loro complici. Con i fondi statunitensi e l’appoggio Occidentale sono diventati una parte della borghesia collaborazionista dell’Egitto.
Nonostante ciò, bisogna notare che ci sono tanti ufficiali nell’esercito che si sentono nazionalisti e nasseristi e non accetterebbero un intervento diretto da parte degli Stati Uniti. Penso che questi ufficiali si oppongano non solo agli Stati Uniti ma all’Occidente e ai suoi alleati “naturali” nella regione, come Israele.

Perciò anche loro hanno solidarizzato con le masse e hanno spinto l’esercito a fare questo intervento. Vedete che si tratta sempre della vittoria del popolo, e non dell’esercito, anche se questa non può essere definita come una “vittoria definitiva”.

Detto questo, non si deve dimenticare che l’esercito è pur sempre l’esercito e perciò dobbiamo stare attenti a qualunque tentativo militare che miri ad instaurare un regime autoritario.

Aydınlık: Ma c’è un rischio del genere?

Samir Amin: Sì, anche se non sembra molto probabile. Non viviamo negli anni ’40. I cittadini di oggi sono più razionali e coscienti. Anche due anni fa c’era una certa confusione verso i Fratelli Musulmani. Adesso si può vedere la vera faccia dei Fratelli Musulmani e degli ex oppressori come i neoliberali di Mubarak e i suoi alleati borghesi. Perciò possiamo dire che questo nuovo bilancio politico è stato portato dal popolo stesso.

Aydınlık: Chi c’è dietro questo movimento?

Samir Amin: Un movimento popolare che si chiama “Tamarrud”. “Tamarrud” significa “ribellione” o “rifiuto” in arabo. Forse anche voi usate la stessa parola in turco?

Aydınlık: No, da noi è diverso.

Samir Amin: Siccome ci sono tante parole arabe nel vocabolario turco, ho pensato che ci fosse anche questa.

Dunque, questo movimento “Tamarrud” ha unito tanti movimenti politici e sindacati in unico fronte. Tra le avanguardie ci sono, senza dubbio, le forze comuniste e socialiste. Inoltre, ci sono i piccoli borghesi e i contadini senza terra che lottano insieme agli operai e ai socialdemocratici per instaurare un ordine democratico e socialista. Ci sono anche tanti avvocati, medici, ingegneri, insegnanti, accademici, ecc. Hanno aderito anche tanti gruppi femministi. In sintesi, ci sono due modelli: il modello operaio e il modello piccolo borghese. Un modello attrae le masse oppresse, l’altro attrae le masse colte che comunque si sentono represse. Sono queste le persone che soffrono.

Aydınlık: Quindi ci sono cittadini egiziani di varie provenienze sociali?

Samir Amin: Sì, direi che si sono riuniti cittadini egiziani di varie provenienze sociali e politiche per opporsi al regime di Morsi. Certamente, ci sono anche degli opportunisti di destra che hanno deciso di appoggiare il movimento dopo aver visto che Morsi poteva cadere. Hanno pensato che questa fosse l’ora di imporre le proprie regole ai seguaci di Morsi.

Aydınlık: Chi sono i leader del movimento precisamente?

Samir Amin: Ci sono tanti leader. Come potete immaginare, ci sono grandi e piccoli movimenti. Ci sono manifestanti che vengono dai quartieri urbani e questi hanno i propri gruppi. Alcuni di questi manifestanti possono essere considerati dei leader. Quindi non possiamo parlare di un unico leader, però c’è un personaggio che unisce tutti: Hamdin Sabbahi. Lui aveva preso cinque milioni di voti nelle ultime elezioni presidenziali e quelli che lo avevano votato fanno parte della popolazione più colta dell’Egitto. Per “colto” non intendo “laureato” ma più politicizzato e più razionale. Certamente sono una minoranza numericamente però hanno la capacità di diventare forze di avanguardia.

Quei cinque milioni che hanno votato per Morsi, invece, sono la parte più fondamentalista dell’Egitto e hanno venduto la propria libertà per “i premi elettorali”.

Aydınlık: Quindi come è stato eletto Morsi? Democraticamente?

Samir Amin: No, le elezioni erano truccate senza dubbio. Era ovvio: miliardi di dollari sono stati messi a disposizione dei Fratelli Musulmani da parte delle potenze Occidentali. Peraltro i Fratelli Musulmani hanno preparato dei “premi elettorali” per le famiglie povere, cioè delle casse piene di zucchero, riso e carne. Ogni famiglia povera ha ricevuto una di queste casse. Sono state distribuite circa 30 milioni di casse.

I Fratelli Musulmani, insieme alla polizia, hanno occupato tutti gli uffici elettorali dello Stato. Infatti, hanno impedito anche agli addetti alla sorveglianza di entrare negli uffici.Tutti i giudici si sono lamentati delle elezioni però le organizzazioni “democratiche” dell’Occidente “sorprendentemente” non hanno notato niente. Interessante, no? L’Occidente non ha visto un fatto chiaro che era stato testimoniato personalmente da ogni cittadino egiziano che ha votato.

Quindi sarebbe assolutamente sbagliato dire che Morsi è il presidente legittimo dell’Egitto. Anzi, egli è tutt’altro che legittimo, è totalmente illegittimo!

Aydınlık: Il Governo Morsi aveva chiesto 6 miliardi di dollari come crediti al FMI però ha ricevuto 12 miliardi dollari dai paesi del Golfo e da Israele. Lei come interpreta questo fatto?

Samir Amin: Allora, i paesi Occidentali, il FMI e la Banca Mondiale hanno imposto delle condizioni impegnative all’Egitto prima di prestare i crediti. Lo stesso vale anche per i paesi del Golfo. Praticamente, queste condizioni riguardavano la continuazione delle politiche neoliberali, cioè le politiche economiche dell’imperialismo, però adesso ci sono più persone che riescono a collegare le politiche neoliberali con l’imperialismo, perciò direi che testimoniano un periodo speranzoso. Il neoliberalismo è stato applicato in Egitto per 30 anni, il regime di Morsi incluso, e ha sempre aumentato la povertà. Poi, ovviamente, è cresciuto anche il divario tra le classi sociali.
Perciò, la soluzione ottima è liberarsi gradualmente dal neoliberalismo
.

Le forze politiche sono pazienti e sanno che non possono risolvere tutti i problemi causati dal neoliberalismo in un giorno. Questa non è neanche una rivoluzione, quindi l’unica soluzione è la liberazione graduale. Le forze comuniste e socialiste hanno programmi che prevedono soluzioni simili, ed esse sono, ovviamente, le forze più progressiste riguardo ai diritti dei lavoratori, alla retribuzione minima, al laicismo e alla lotta antimperialista. Un governo decente può applicare queste politiche e se il Popolo vede che un’altra economia è possibile, le sosterranno anche i cittadini. Bisogna notare che i cittadini sono pazienti.

Un altro punto è questo: il Popolo e la maggior parte degli ufficiali militari sono stanchi dell’egemonia israeliana e statunitense nella regione e vogliono costruire un Egitto sovrano. In questo quadro sarà ben possibile un’alleanza tra l’Egitto e paesi come la Cina, l’India, la Russia, l’Iran, l’India, il Brasile e la Nuova Turchia. Questa è l’unica politica estera che l’Egitto sovrano può applicare.

Aydınlık: Un’ultima domanda sulla Turchia. Lei come interpreta le manifestazioni del mese di giugno?

Samir Amin: Penso che voi compagni turchi sappiate cosa sta accadendo in Turchia molto meglio di me ma se voleste sentire anche la mia opinione, ne sarei contento.

E’ ovvio che questo movimento in Turchia si oppone al regime fondamentalista e neoliberale di Erdoğan che usa anche dei metodi repressivi per silenziare l’opposizione. Il movimento è composto da varie forze politiche come i comunisti, i kemalisti, i socialdemocratici e i musulmani di sinistra.

Penso che sia un movimento molto positivo e si vede che una delle posizioni condivise dalla maggior parte dei manifestanti è l’opposizione all’egemonia statunitense in Turchia. Perciò credo che la Nuova Turchia possa uscire anche dalla NATO, se continua con la stessa determinazione. Questo sarebbe un colpo molto forte per l’imperialismo statunitense.

———————-

Traduzione a cura di Aytekin Kaan Kurtul – Fonte originale: [url”aydinlikgazete.com”]aydinlikgazete.com[/url]

Native

Articoli correlati