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Ma, come mai Renzi è cascato antipatico a De Benedetti & C.?

Scalfari non scrive a caso e, quando usa le parole, le sceglie una per una e le combina affilandole al meglio. Stavolta, la sua articolessa di un ettaro... [A. Giannuli]

Ma, come mai Renzi è cascato antipatico a De Benedetti & C.?
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30 Giugno 2014 - 07.39


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di Aldo Giannuli.

Scalfari non è tipo che scriva a caso e,
quando usa le parole, le sceglie una per una e le combina affilandole
al meglio. Domenica, la sua abituale articolessa di un ettaro si
intitolava: “Quanto è bravo il premier, ma chi ripara gli errori che sta facendo?”.
Che è un bel “buongiorno!”. Il pezzo si apre con una interminabile
disquisizione sulla modernità che parte da Montaigne ed arriva a
Nietzsche, per poi planare su Walter Veltroni. Come dire,
dall’Imperatore Tiberio, Leonardo da Vinci ed il pizzicagnolo sotto
casa. Ma fin qui, nulla di importante. Il meglio viene dopo, quando
Scalfari, intinto il pennino nel cianuro, viene “al nostro vissuto di
questi ultimi giorni”.

Anche qui una lunga introduzione sulle
sorti del sogno europeo, per poi iniziare a parlare dell’occasione che
hanno gli italiani di avere un leader “di notevole capacità che è
riuscito nel giro di pochi mesi a trasformare in forza le sue qualità ed
i suoi difetti”. Quel che sembra mettere il vento in poppa all’Italia,
cosa che però è vera solo in parte.

“La sola vera conseguenza è il suo
rafforzamento personale a discapito della democrazia, la cui fragilità
sta sfiorando il culmine, senza che il cosiddetto popolo sovrano ne
abbia alcuna percezione”. Come dire che gli concede una caramella per
poi rifilargli una frustata sulle costole. Poi parla delle “esibizioni”
di  Renzi, a Ypres e di Bruxelles, di “dazione” degli 80 euro che non ha
funzionato, perché i consumi sono fermi (parola scelta con rara
perfidia: “dazione” è il termine che Di Pietro usò nel suo celebre
saggio per parlare della corruzione, e qui sembra che Scalfari voglia
dire che si è trattato di una mancia elettorale, un modo per comprarsi i
voti). Infine viene al dunque: Renzi vuole fare i comodi suoi per
mandare la Mogherini a fare l’alto rappresentante della politica estera
europea, carica che non conta assolutamente nulla, perché vuole fare i
fatti suoi all’interno del partito, ed in nome di questo fa un danno
incalcolabile bocciando Letta ad un incarico ben altrimenti importante.

Poi, gli dice che non capisce nulla di
Europa, che non è vero che ha ottenuto lo spostamento del pareggio di
bilancio al 2016, perché di fatto deve farlo al 2015 e che deve
prepararsi ad una finanziaria di fuoco e che della riforma elettorale e
di quella del Senato, all’Europa ed agli italiani non frega
assolutamente nulla.

Pesante direi, vi pare?

Due giorni prima è uscito l’”Espresso”
con la copertina che dice: “5 miliardi di tasse in più. Renzi aveva
promesso di abbassare la pressione fiscale, ma ora le famiglie dovranno
fare i conti con imposte sulla casa molto più alte che in passato.
Vanificando così il bonus di 80 Euro”. Direi che non c’è bisogno di
commenti. Nel numero non c’è un pezzo che riprenda la cover, ma ce n’è
un altro acidissimo dedicato alle “quote rosa” del piano di Renzi:
Mogherini in Europa, Pinotti al Colle, ecc, ma solo per fare un po’ di
raccolta consensi e liberare qualche poltrona, per i giochi interni.

Infine sia La Repubblica che
l’Huffinghton Post presentano le imprese europee di Renzi come un mezzo
fiasco. Insomma, tutte le cannoniere della flotta De Benedetti sparano
ad alzo zero sul vascello renziano. Come mai? Che si siano
improvvisamente accorti che Renzi non è l’astuto stratega di cui
parlavano solo un mese fa, ma solo un autentico bidone, che vuol mandare
la Mogherini in Europa? Per una volta ci sembra che la scelta di Renzi
sia felice, perché la carica di Alto rappresentante ecc ecc non conta
assolutamente nulla, la Mogherini è come se non esistesse: sono fatti
l’una per l’altra. Ed allora perché tanto e così repentino astio?

Una prima ragione è quella che dice
esplicitamente Scalfari: Letta. Probabilmente il giullare di Firenze
sottovaluta troppo il suo predecessore che ha amici molto potenti che
già hanno mal digerito il suo siluramento a Palazzo Chigi. Poi il modo
della sua esternazione “Letta? Nessuno ha fatto il suo nome”) deve
essere sembrato a lorsignori un insopportabile effetto di rincaro.
“Fassina chi?” lo può dire, appunto, a Fassina, ma quando tocca un
membro della nobile schiatta dei Letta, vice presidente dell’Aspen
Italia, certe cose non se le deve permettere. E questo stile un po’
tanghero comincia a dare sui nervi a molti.

In secondo luogo, si sa che il tamarro
di Firenze vuole spedire la Mogherini in Europa per fare un rimpasto di
governo che azzeri la presenza di montiani e alfaniani, in modo da
liberare sedie per operazioni interne di partito. Solo che, in questo
gioco, non tiene presente che montiani ed alfaniani sono un pezzo
importante del “partito del Colle” e Napolitano ha fatto capire che la
cosa non gli va. Il Presidente sa si essere avviato sulla via
dell’uscita, ma vuole pilotare la successione, magari a favore di un suo
candidato o, quantomeno, per bloccare la strada a quelli più sgraditi.
Gli oltre 150 voti di montiani, casiniani, alfaniani sono un pacchetto
troppo importante, che vanno ad  aggiungersi agli alleati lettiani, ai
senatori a vita ed ai pochi fedelissimi nel Pd. Un blocco che sfiora i
200 voti che può fare la differenza in un Parlamento-spezzatino come
quello attuale. Ma, nel frattempo occorre tutelare questi amici, per cui
niente rimpasto, che Renzi se lo metta bene in testa.

Poi la riforma del Senato sta andando in
modo diverso da quello auspicato da Scalfari, che vorrebbe un bel
Senato dei “talenti e delle competenze” di nomina regia: docenti
universitari, finanzieri, alti burocrati, “tecnici” e specialisti vari
ecc. Insomma, una cosa di mezzo fra una specie di “governo Monti”
allargato ed una commissione di saggi come quelle che il Presidente ama
nominare. Qui, invece, si minaccia un Senato di sindaci e consiglieri
comunali: gente poco fine. Quindi, questa riforma del Senato non
interessa agli italiani. Sarebbe diverso se si trattasse del Senato dei
talenti e delle competenze cui gli italiani si appassionerebbero.

Poi Renzi ha aperto agli insopportabili
cinquestelle. Beninteso: magari non lo fa per simpatia verso di loro o
per scrupolo democratico, ma per una sorta di aggiornamento della
politica dei due forni di andreottiana memoria, ma non va affatto bene
neanche così, perché l’uomo si sta troppo allargando, cercando di
giocare a tutto campo (quell’accenno scalfariano al “suo rafforzamento
personale a discapito della democrazia” parla molto chiaro). Insomma il
ragazzo poteva anche andare  sino ad un certo punto, anche perché si è
rivelato efficace nello sbarrare la strada ai barbari antisistema del
M5s, ma ora deve stare al suo posto ed occuparsi di flessibilità che è
la vera riforma che l’”Europa ci chiede”. E deve fare bene i compiti a
casa. Magari ne ha trascurato qualcuno cui era particolarmente
interessato l’ingegner De Benedetti. E non sta bene, torni più preparato
la prossima volta.

Insomma, mi pare che la luna di miele
con i poteri forti stia finendo. Accade a volte che dalla primavera si
passi all’autunno di colpo, saltando l’estate. Neanche le stagioni sono
più quelle di una volta, signora mia…

 

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