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'Montenegro. Gli squali dell''energia sono italiani'

Scandalo in Montenegro, l’acqua santa della A2A. La società lombarda nel mirino del Parlamento. [Stefania Elena Carnemolla]

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18 Ottobre 2014 - 07.33


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di Stefania Elena Carnemolla

In Montenegro gli squali non sono quelli dell’Adriatico venduti al mercato del pesce con l’arancia in bocca. Gli squali, dicono qua, sono quelli del business dell’energia idroelettrica e termoelettrica. Sono gli italiani della A2A arrivati nel 2009 da Milano, acquisendo il 43,7% delle azioni della EPCG, la Elektroprivreda Crne Gore AD di Niksic, la società elettrica statale montenegrina.

Un esborso, fra acquisti di azioni, aumento di capitale, operazioni varie, di 436 milioni di euro, con i circa 96,2 milioni di euro scuciti per l’aumento di capitale della EPCG depositati su un conto della società presso la Prva Banka CG, famosa per aver lavato i proventi del narcotraffico del boss Darko Saric, attivo nel riciclaggio di denaro e nel traffico di droga – un suo cartello con affezionati clienti era a Milano – e arrestato la scorsa primavera in Sud America.

La Prva Banka CG è in mano a Aco Dukanovic, che oggi detiene il 39,22% delle azioni. Seguono la EPCG con il 24,10%, quindi i piccoli azionisti. Coincidenze di non poco conto. Aco Dukanovic è infatti fratello di Milo Dukanovic, primo ministro del Montenegro, padre padrone del piccolo stato balcanico tristemente famoso per essere lo snodo del contrabbando, del riciclaggio, del narcotraffico e che Dukanovic, indagato in passato per contrabbando di sigarette, da tempo cerca di rilanciare, inchinandosi un po’ a tutti, affaristi, NATO, Unione Europea. Nel consiglio di amministrazione della Prva Banka CG siede dal 2013 Stefano Pastori, amministratore delegato della EPCG, e, oggi come in passato, Flavio Bianco, capo servizio finanziario della società. Entrambi uomini della A2A in Montenegro.

Quando la A2A fu accusata dai suoi stessi piccoli azionisti di aver contribuito, con l’acquisto di una grande fetta di azionariato di EPCG, al salvataggio della Prva Banka CG, la risposta fu che sostanzialmente era perché così diceva il contratto, nel senso che la EPCG, azionista della EPCG, aveva un conto presso la Prva Banka CG. Il management della EPCG è in mano agli italiani. Ci sono Stefano Pastori, Flavio Bianco e c’è Roberto Castellano, che si occupa di business e sviluppo tecnico, mentre Luca Angelo Allievi, Mauro Miglio, Emilia Rio siedono nel consiglio di amministrazione.

I rapporti fra la A2A e il governo montenegrino non sono mai stati facili. Poco dopo l’arrivo degli italiani, il governo abbassò le tariffe dell’energia elettrica con un aumento chiesto in un primo tempo, senza successo, dagli italiani e accordato dalle autorità competenti solo dopo un secondo pressing. “Oggi per 20 euro di consumi il governo m’impone 100 euro di tasse”, ci ha detto un direttore di farmacia, “è così da due anni, prima pagavo cifre inferiori”.

In Montenegro l’energia costa, con aumenti che da qui al 2015 rischiano di gravare sui bilanci familiari. Costi eccessivi per un paese dove lo stipendio medio è di 400 euro. Ciò hanno voluto e preteso gli italiani per allineare il Montenegro agli standard europei e prepararlo alla liberalizzazione del mercato dell’energia. Gli introiti erano inferiori alle attese, s’è difesa A2A, puntando il dito anche contro la siccità e i mancati pagamenti per quasi 60 milioni di euro per il rifornimento d’energia alla KAP, la società d’alluminio di Podgorica con azionariato misto, russi, governo montenegrino, piccoli azionisti, ciò che di riflesso ha esposto la EPCG a un debito fiscale nei confronti del Montenegro. Tre anni di insolvenza da parte della KAP, in parte tollerata, con arbitrati annunciati e mai avviati. Tre anni con sofferenza di cassa.

A2A che attraverso EPCG gestisce le centrali idroelettriche di Perucica e Piva, quella termoelettrica di Pljevlja, nonché altri siti minori, tempo fa ha anche visto sfumare l’affare per la costruzione di dighe sul fiume Moraca con Sinohydro Corporation China, Enel, Starbag International fra i potenziali competitor. Il progetto non andò in porto, in particolare dopo la levata di scudi degli ambientalisti.

A2A non è ben vista in Montenegro. Così come non è ben vista Terna, che costruirà un cavo sottomarino per il trasporto di energia dai Balcani all’Italia. Tante le accuse. “Gli investitori italiani vogliono produrre energia a basso costo in Montenegro, esportare l’energia idroelettrica proveniente da Moraca facendola passare attraverso il cavo sottomarino di Terna e rivenderla in Italia a costi elevati”. E ancora: “L’energia prodotta dagli italiani non coprirà mai il deficit interno del Montenegro, che si troverà pertanto costretto, vedendo parte di quell’energia convogliata verso l’Italia, ad acquistare energia dai vicini. Appare chiaro come le compagnie italiane siano più interessate a rivendere la loro energia in Italia dove possono applicare costi più alti che in Montenegro, dove il costo dell’energia, dopo il loro arrivo, è tuttavia aumentato”.

C’è un altro scandalo che in Montenegro rischia di travolgere la credibilità del business all’italiana. Non si capisce infatti come mai fra il 2010 e il primo semestre del 2013 la EPCG, che pure aveva denunciato “sofferenze economiche” in particolare fra il 2011 e il 2012, abbia speso 15 milioni di euro in servizi legali e consulenze esterne. Di questa emorragia di denaro si conoscono alcuni dati: 4,56 milioni nel 2010, 5,45 milioni nel 2011, 4,29 milioni nel 2012 più gli altri fondi alienati nel 2013, con 7,5 di questi 15 milioni andati, questa l’accusa, alla A2A. Arrivare in un paese straniero, assorbire parte dell’azionariato di una società, impoverirne le casse, che pure si dicono magre, a forza di consulenze esterne e altri servizi e drenare denaro verso altre destinazioni. Perché? Se lo chiedono in tanti in Montenegro. Chi si voleva accontentare?

Il caso scoppia nel 2013. “La EPCG ha pagato milioni di euro per consulenze a A2A senza nessuna gara d’appalto”, così Vasilije Milickovic, presidente dei soci di minoranza della EPCG. È stato questo signore montenegrino ad accusare gli italiani di fatturazioni fittizie e di drenaggio di denaro da una società all’altra a danno dei piccoli azionisti. E ancora: “Nel 2009 governo, ministri e tutti gli altri ci avevano detto che i partner ci avrebbero messo denaro, portando dentro la EPCG know-how, tecnologia, esperienza, capacità manageriali. E cosa hanno fatto? Sono arrivati con il loro management e con persone che hanno prodotto annualmente perdite milionarie, costringendo la EPCG a fatturare per servizi di consulenza e altro ancora. I risultati del management della EPCG sono disastrosi perché è tutto nelle loro mani”.

“Abbiamo ricevuto dalla Commissione montenegrina per il controllo delle procedure legali il via libera per consulenze senza appalti”, s’è difesa la EPCG. “Non è vero”, ha ribattuto la commissione attraverso Suzana Pribilovic, suo attuale presidente. “Smentiamo di aver discusso con la EPCG di questo, quando le questioni trattate sono state ben altre. Nessuno ha mai dato il via libera alla società di procedere in questo senso”. Argomento ripreso dal Balkan Tender Watch, finanziato dall’Unione Europea: “There was no approval for EPCG to consult A2A without tendering” così un comunicato del 28 agosto 2013. “During the period from 2009 to the end of 2011, the Commission for the Control of Public Procurement Procedures did not give EPCG any opinion concerning the procurement of consultancy and legal services of A2A, which were worth many millions, confirmed Suzana Pribilovic, President of the Commission. EPCG previously claimed that they were approved by the Commission to receive consulting services from A2A without tendering”. Per tacer del mancato rilascio di qualsivoglia parere o autorizzazione per il 2012 e il 2013.

Chi c’era a capo del management della EPCG all’epoca dei fatti? C’era Enrico Malerba, poi sostituito da Stefano Pastori. E c’era Flavio Bianco, la cui testa però è stata risparmiata.

Dopo i piccoli azionisti, ora è il Parlamento montenegrino a volerci vedere chiaro. Di certo c’è che, nonostante i buoni uffici di Milo Dukanovic, abboccatosi, con altri, con i vertici di A2A, il bocconiano Giovanni Valotti, presidente A2A caro a Giuliano Pisapia, sindaco di Milano, e l’amministratore delegato di A2A Luca Valerio Camerano, giunti a Podgorica il 9 ottobre scorso, qualcuno frena, come Zoran Jelic di DPS: “Sappiamo che il governo montenegrino vuole prolungare il contratto con A2A per altri cinque anni. Ma abbiamo bisogno di un’analisi approfondita, verificare i parametri, gli indicatori per poter valutare il successo del business. Non possiamo negare che negli anni precedenti non ci siano stati problemi riguardo il business di EPCG. Vediamo quale sarà la posizione dei partner, quindi tutti insieme valuteremo se non sia meglio che A2A lasci il Montenegro. Naturalmente saranno gli esperti a decidere”.

Per Aleksandr Damjanovic di SNP, presidente della Commissione Economia, Bilancio e Finanze, è arrivato il momento che lo Stato intervenga, riscattando il pacchetto di minoranza di EPCG.

Mladen Bojanic di PCG, membro della Commissione Anticorruzione e fra i più critici dell’operazione A2A in Montenegro, alla luce dello scandalo delle consulenze milionarie, ha chiesto l’audizione del ministro dell’Economia e di quello delle Finanze: “Tenuto conto delle informazioni in mio possesso, non penso che A2A meriti di restare. Se hanno bisogno della A2A per andare avanti e pagarla per i servizi di consulenza, allora c’è qualcosa che non va. Tanto vale mettersi in casa qualcuno che ne sappia e spendere per consulenze 5 euro l’anno”. Il deputato montenegrino ci ha anche anticipato che il 16 ottobre la Commissione Economia, Bilancio e Finanze ascolterà ministri e vertici della EPCG, mentre il 5 novembre toccherà alla Commissione Anticorruzione: “Tema di discussione saranno i 15 milioni di euro pagati a due società italiane per servizi di consulenza fra il 2010 e il 2013. Ciò detto, non penso che A2A rimarrà a lungo nel management della EPCG”.

Il 3 ottobre la Commissione Economia, Bilancio e Finanze ha deciso di convocare per il 16 ottobre il vice ministro per le politiche economiche e del sistema finanziario Vujica Lazovic, il ministro dell’Economia Vladimir Kavaric, il presidente del consiglio di amministrazione di EPCG Srdan Kovacevic, nonché Stefano Pastori, per discutere di questioni contrattuali fra A2A e il governo del Montenegro. Il 6 ottobre è invece intoccato alla Commissione Anticorruzione che a seguito dei “Contratti multimilionari pagati dalla EPCG per servizi legali e di consulenza”, ha deciso di convocare il ministro dell’Economia Vladimir Kavaric, il ministro delle Finanze Radoje ?ugic, nonché Mersad Mujevic, direttore dell’Ente per gli appalti pubblici.

Si alza ancora una volta il sipario sul business dell’energia in Montenegro, una storia ancora tutta da raccontare.

(15 ottobre 2014)

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