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Montenegro: un boomerang

Se l’intenzione era di mostrare che la NATO può fare il bello e il cattivo tempo, non ha funzionato. Una questione importante per la nostra sicurezza. [Giulietto Chiesa]

Montenegro: un boomerang
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23 Dicembre 2015 - 22.45


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di
Giulietto Chiesa
.

L’adesione,
anzi l’ingresso, nella Nato del suo 29-esimo membro rischia di diventare un
boomerang per l’Alleanza Atlantica. Se l’intenzione era di mostrare che la Nato
può fare il bello e il cattivo tempo, non ha funzionato.

È evidente che non sono le dimensioni del paese né la sua collocazione
strategica ad avere mosso Washington e Bruxelles. Il Montenegro, con i suoi
poco più che 600mila abitanti non costituisce certo un possente contributo alla
sicurezza dell”Occidente. I motivi non possono che essere diversi. Ma il
segnale del suo prossimo ingresso appare stonato: una parte importante della
popolazione dell”ex repubblica della ex Jugoslavia non intende, a quanto pare,
“marciare contro la Russia e la Serbia a fianco della Turchia”.

Sono parole del presidente del partito della
Nuova Democrazia Serba, Andrija Mantic, prima di una delle grandi
manifestazioni popolari che stanno scuotendo la piccola repubblica ex
jugoslava. E domenica 20 dicembre oltre 5000 persone sono scese in piazza
a Podgoriza per ribadire â€” come ha detto Slavan Radunovic del Fronte
Democratico â€” l”opposizione della grande maggioranza della popolazione
all”ingresso nella Nato e per chiedere elezioni straordinarie anticipate. Ci
vorrà un referendum popolare per risolvere la disputa: questa è la richiesta di
un vasto fronte di partiti, che comprende anche il Partito Popolare
democratico, il Partito dei Lavoratori, il Partito dei Pensionati e Invalidi,
il Movimento per Plevia, l”Organizzazione dei Veterani della guerra del
1991-1994, e molti ex militari dell”esercito popolare di Jugoslavia.

Mantic ha lanciato gravi accuse all”indirizzo della leadership politica
montenegrina. Non è vero â€” ha detto â€” che è stata la Nato a invitare
il Montenegro: è stato il regime marionetta di Milo Jukanovic a “chiedere
di essere invitato”. Insomma un gioco delle parti che risponde a un
disegno politico duplice. Il presidente montenegrino â€” nuovamente travolto
dagli scandali, tra i quali l”arresto del vice-presidente del suo
partito â€” chiede la protezione della Nato e offre in cambio alla Nato
la richiesta d”ingresso nell”Alleanza.

E la Nato, a sua volta, mostra a Belgrado l”ineluttabile: cioè l”ulteriore
allargamento della Nato, con l”inclusione prossima ventura della Serbia, oltre
che della Macedonia, della Georgia e dell”Ucraina. Insomma Belgrado deve
accettare, attraverso Podgoriza, che nulla può ostacolare il disegno americano
di compattare tutta l”Europa sotto il suo controllo. E chi si ostinasse a voler
“restare fuori” sarebbe costretto a pagare tutti i prezzi di un
isolamento totale. L””oste” Jukanovic, in questo modo, taglia
definitivamente ogni legame con una Serbia che mantiene il suo orgoglio dopo un
quarto di secolo di offese, anche sanguinose, subite dall”Occidente. Nessuno ha
dimenticato i bombardamenti alleati che distrussero Podgoriza nella seconda
guerra mondiale. Né quelli della Nato durante la cosiddetta guerra del Kosovo.
E dunque gli avventori dell””osteria di Milo”, cioè la gente di
Montenegro, sembra non gradire il menu che viene offerto.

Ancora meno lo gradisce la Russia di Putin,
finalmente risvegliata da ogni illusione eltsiniana. Mosca ha recepito il
messaggio di Stoltenberg e mostra i denti. E” così che il piccolo e
apparentemente dimenticato Montenegro sta entrando velocemente nel pacchetto
del contenzioso Russia-Occidente. E, prima del suo ingresso come 29esimo
membro, è sempre più probabile l”eventualità di un duro braccio di ferro, sia
con Mosca, sia, ancor più, tra la Nato e la gente di Podgoriza.

I partiti dell”opposizione montenegrina hanno molte carte ancora da
giocare, alcune delle quali di sicuro effetto. Quella economica prima di tutto.
“La nostra economia â€” ribadisce Mantic â€” dipende in gran
parte dal turismo russo”. Che è anche un turismo “ricco” e
in ogni senso amico. Gli effetti dell”ingresso nel campo nemico si faranno
sentire assai presto, e nessuno li vuole provare. I turisti russi riempiono le
spiagge del Montenegro e comprano appartamenti e immobili. Ovvio che questo ben
di Dio sarà certamente ridimensionato. La Turchia è lì a insegnare che con
Mosca non si può giocare a rimpiattino. E la “carta serba”, cioè la
nostalgia della fratellanza, incrinata ma non spezzata dal referendum del 2006
è ancora assai forte.

 Truffe e brogli, sotto la supervisione di Bruxelles, caratterizzarono
il referendum che portò al distacco del Montenegro da ciò che restava della
Jugoslavia. E, nonostante questo, la proposta di staccare Podgoriza da Belgrado
ottenne solo uno striminzito margine di poco più di 12mila voti di vantaggio.
Allora la vittoria di Bruxelles fu ottenuta, oltre che dai brogli, dal fatto
che il paese era ancora in uno stato di choc e l”opposizione pro serba non
fu in grado di esercitare e imporre un controllo sulla votazione, mentre i
cosiddetti “osservatori occidentali” si affrettarono a dichiarare
valido e impeccabile il risultato del voto. Un referendum nelle attuali
condizioni â€” per sancire il rifiuto dell”ingresso nella Nato â€”
sarebbe sicuramente più “vigilato” dalla stessa opinione pubblica
montenegrina.

I sondaggi dicono che il 75% dei votanti sarebbe incline, al momento, a
 respingere l”invito di Bruxelles. Solo il partito di Jukanovic sarebbe
favorevole, con l”appoggio di un gruppo di deputati, pari al 15%, che sono
transfughi dai partiti, e facilmente ricattabili e corrotti. Secondo il
presidente del Partito popolare socialista, Srdjan Milic, la decisione della
Nato “contribuisce ad aumentare la tensione nel paese” ed è “un
atto di aggressione diretta alla pace, alla stabilità e alla sicurezza dei
cittadini”.

La coalizione di opposizione ha tuttavia voluto
disinnescare fin da subito la carta propagandistica dell”Europa, che potrebbe
agitare il sospetto di una volontà di “passaggio di campo”. “Noi
siamo realisti â€” ha dichiarato Mantic â€” e abbiamo posto fin
dall”inizio l”obiettivo della piena neutralità del Montenegro. Una linea
suscettibile di trovare echi anche all”interno di diversi paesi che sono già
membri della Nato e che vorrebbero uscirne. Una mozione, presentata il 21
dicembre al parlamento italiano dal Movimento Cinque Stelle, ha invitato a
riesaminare “decisioni interpretabili come provocatorie, come ad esempio
la scelta di invitare il Montenegro a entrare nella Nato”.  Insomma
il piccolo Montenegro potrebbe trasformarsi in un boomerang.

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