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da baruda.net.
E’ stato dapprima il quotidiano israeliano Haaretz a comunicarci che in
piazza, a Parigi, alla mastodontica manifestazione “per la libertà di
espressione e la democrazia†sarebbe stato presente anche Benyamin Netanyahu.
Sotto il drappo nero e la scritta “Je suis Charlie†abbiamo visto
scorrere, in queste giornate, tra le più terrificanti immagini di questi
tempi. E sicuramente, sull’asfalto parigino, abbiamo assistito alla
sagra della mostruosità .
Charlie Hebdo era irriverenza e blasfemia, lotta con qualunque arma
all’oscurantismo: i caduti di quel giorno son gente nostra, son
compagni, sono anarchici, sono blasfemi cazzari che hanno sempre odiato
quel che questa gente è. Una rivista nata sull’antimilitarismo,
sull’abbattimento del bigottismo e dell’oscurantismo, sulla presa per il
culo di qualunque tipo di religione (che ci piaccia o no): chi ha riempito le strade oggi è proprio il nemico di quelle matite spezzate.
Poi, mi ripeto, veniamo a sapere che non ci sarebbe stato solo un inutile Renzi, no..
alla sfilata c”era anche chi ha fatto scuola in materia di
uccisioni di vignettisti: il primo ministro dello stato ebraico di
Israele.
Sarebbe stato bello se oggi in piazza Bibi Netanyahu ci avesse raccontato dov”era
il 22 luglio 1987, mentre su un marciapiede di Londra veniva
colpito Naji al-Ali, disegnatore e vignettista palestinese,
papà premuroso di Handala, bimbo palestinese simbolo delle sue strisce
di cui nessuno ha mai visto il volto perché è sempre stato disegnato di
spalle. Un bambino che rappresentava (e certo il piombo del Mossad non
l’ha interrotto in questo suo compito) la resistenza palestinese e un
intero popolo, un bimbo che si sarebbe girato per mostrare il suo volto
solo una volta tornato a casa sua, solo una volta tornato libero, in
terra di Palestina.
Il papà di Handala, colui che muoveva quella matita così fastidiosa, era
un uomo straordinario: a 10 anni era stato un Handala anche lui, esule,
cacciato dalla sua terra e abitante di arrangiate tende nel campo di
Chatila in Libano.
Naji al-Ali con la sua matita, ogni giorno, anche dal più lontano esilio
londinese, colpiva il nemico israeliano occupante con strisce sottili e
pungenti, laceranti e dolci,
era un combattente instancabile, finchè Israele non decise di andarlo a cercare.
Trovò la morte con un colpo in pieno volto, a molte miglia di distanza dalla sua terra profumata di timo, colpevole, con la sua ironia e le sue matite, di combattere l’occupazione militare, l’esilio, l’impossibilità di ritorno, l’apartheid che ancora avanza.
Sarebbe bello chiedere a Netanyahu dove era in quel luglio del 1987 quando il volto di Naji veniva spappolato, quando abbiamo perso per sempre la possibilità di vedere il volto del suo Handala.
Sarebbe bello che Netanyahu oggi si fosse guardato allo specchio e lo avesse visto lui il volto di Handala, intento a sputargli in un occhio, poco
prima di raggiungere una manifestazione in nome della libertà di
espressione e in ricordo di vignettisti “uccisi dal terroreâ€.
Vergognatevi.
Fonte: http://baruda.net/2015/01/10/quando-israele-volo-fino-a-londra-per-sparare-ad-un-vignettista/. Adattamento di Megachip.
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