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Premio Nobel Letteratura 2015, come si ‘usa'?

Da coloro che influenzano gli erogatori finali del Nobel per la letteratura uno sguardo fisso sul suo uso politico. La neo-laureata lo sapeva benissimo [Giulietto Chiesa]

Premio Nobel Letteratura 2015, come si ‘usa'?
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17 Ottobre 2015 - 21.05


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di
Giulietto Chiesa
.
Premio Nobel Letteratura 2015, come si ‘usa’?

Intendo dire
la persona, il potenziale premiato. La parte monetaria, il premio, è qui affare
suo e non lo è di questa riflessione. Mi occupo del resto: di chi usa
chi.
E del come il chi numero
1
usa il chi
numero 2.
E del come il chi numero 2 si comporta in modo di ricevere il
premio dagli amici del chi numero 1.

Prendiamo un
esempio a caso, la signora
Aleksievic,
che ha appena conquistato il Premio Nobel per la letteratura. Una scrittrice di talento? Probabilmente
sì, ci mancherebbe anche che non lo fosse! Non ho letto una riga di quello che
ha scritto e non è escluso che la leggerò, prima o dopo. Ma, se la signora in
questione fosse nata nel Burundi,
o in Islanda, dubito fortemente che avrebbe
preso il Nobel nel 2015.

Infatti, ammaestrato dall’esperienza, penso che coloro che influenzano
gli erogatori finali del Premio Nobel per la letteratura abbiano
lo sguardo fisso sulla sua utilizzazione politica. La neo-laureata lo sapeva
benissimo e ha agito di conseguenza. Lei sa, come tutti gli artisti di vaglia,
di avere scritto cose preziose per gli utilizzatori.
Le ha scritte prima, a prescindere; non le ha scritte su commissione. Dunque è inattaccabile.

Gli utilizzatori ne
gioiscono: conviene anche a loro. Sarà più facile candidare la signora senza
sollevare sospetti. E procedono alla seconda fase dell’operazione, denominata debriefing,
ovvero chiacchierata, ovvero una serie di cene, di inviti a tenere conferenze,
ecc. Vogliono sapere con precisione soprattutto due cose:

1) Come il candidato in pectore al
Premio Nobel pensa in termini di attualità politica. Cioè da che parte sta. Per
esempio è indispensabile che egli – o ella – sappia con precisione dove sono i cattivi e dove sono i buoni.

2) Se il candidato – o la candidata
– in pectore è disposto a schierarsi apertamente dalla
parte dei buoni.

Su queste
due caratteristiche è importante non sbagliare, altrimenti gli utilizzatori
scopriranno dopo, quando è troppo tardi, di avere gettato al vento sia i denari
del debriefing che quelli del relativo premio. Per esempio Aleksandr
Sozhenitsyn
era uno
che sapeva benissimo dov’erano i cattivi, ma non aveva ben chiaro dov’erano i
buoni. E finì per sbagliarsi e fare confusione, più d’una volta. Il fatto
increscioso fu che gli utilizzatori non erano riusciti a fare un adeguato debriefing:
il personaggio era troppo irritabile. Ma, nel caso suo gli utilizzatori non
ebbero da pentirsi. Solzhenitsyn fu usato efficacemente, anche suo malgrado e a
lungo. E, quando cominciò a fare troppi errori fu semplicemente cancellato
dai media occidentali.
E
buonanotte. L’ultimo libro che scrisse, prima di morire, fu tirato in Russia,
in 2000 copie.

Un altro che
fu impossibile analizzare fu Aleksandr Zinoviev,
l’autore di “Cime abissali”.
Emigrato per forza, dai cattivi, nell’Impero del Bene, sembrava adatto, ma si
guastò presto. Infatti, non ricevette né un premio Nobel né altri premi dai
buoni, che non si fidarono. E fecero benissimo, alla luce dei ditirambi che Zinoviev, ritornato dai cattivi,
scrisse a loro lode imperitura. Peggio ancora: scrisse cose terribili a
proposito dei buoni, tanto che a chi lo ascoltava apparve inevitabile
concludere che i buoni erano in realtà i cattivi e, forse, il viceversa.

Un altro
errore marchiano — mi viene in mente — lo fecero con Dario Fo. Ma bisogna
riconoscere agli utilizzatori che è difficile fare un debriefing a un giullare. Quasi come
pretendere di spiegare a Dante che non esiste l’inferno. Comunque con la
Svetlana Aleksievic , invece, tutto ha subito funzionato splendidamente. Appena
premiata ha cominciato a sparare sui cattivi come una mitragliatrice. Cattivi
prima, dopo e durante, senza tregua, crivellati. Soldi spesi bene.

Sarà
impossibile contare quante centinaia di migliaia di articoli, di servizi
televisivi, di interviste siano stati prodotti nella sola prima settimana post
praemium
. Stavo per scrivere post prandium. E ogni
volta che si parlerà di lei sarà la stessa cosa: ogni parola, ogni riga, ogni
copertina di libro, magari ogni film che sarà tratto dai suoi libri, servirà
per parlare male dei cattivi. Un investimento infinito. E poi dicono che la
cultura non rende.

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