di Alain Goussot*
La tendenza culturale dominante nella società e anche nel mondo della scuola è quella di sottolineare le negatività , quello che non va e soprattutto di pensare che non possiamo fare nulla e cambiare nulla. Insomma la Speranza come atteggiamento critico verso il presente teso ad usare le potenzialità e anche le contraddizioni che viviamo per guardare il futuro e trasformare le cose nel senso del Bene, del Giusto e del Bello non sembra fare parte delle condotte umani attuali in gran parte schiacciate sul vivere narcisista e individualistico.
L’essere spettatori, consumatori sfrenati e ansiosi perché con sempre meno risorse a disposizione porta ad un atteggiamento tipico dello schiavo o del servo della gleba che non spera niente e subisce quello che sembra un destino ineluttabile. Questo atteggiamento si è rafforzato poiché la pedagogia neoliberista ha diffuso l’idea che oltre il capitalismo non c’è un altro orizzonte possibile visto che tutti i tentativi di rivoluzioni e le diverse utopie socialiste e comuniste avrebbero prodotto solo danni e crimini. Il principio depressivo attuale (di non speranza esistenziale nel mondo della precarietà come regola di vita) è quello di non sperare che sia possibile il cambiamento verso l’umanizzazione, di ripiegarsi su se stessi, di pensare anzitutto a sé e non al bene comune e alla comunità nella quale viviamo.
L’ideologia che sostiene questa nuova antropologia culturale del capitalismo seduttivo (basato sul principio di piacere immediato), neoliberale e finanziario è quella della competitività individuale, di individui sempre più competenti sul piano delle tecniche funzionali alle logiche di sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Quindi alla base di questa nuova ideologia (nuova e vecchia come la civiltà capitalistica) c’è il non dovere sperare un mondo migliore, più giusto e un altro tipo di rapporti sociali. Questo modello antropologico ha un impatto pedagogico e penetra in profondità i luoghi tradizionali dell’educazione: scuola, famiglie e anche la varie associazioni cattoliche e religiose.
Siamo convinti che occorre riprendere il cammino educativo della realizzazione nelle relazioni umani a tutti i livelli dello spirito d’utopia di cui parlava Ernst Bloch (leggi anche [url”Imparare a sperare”]http://comune-info.net/2014/07/bloch-sperare/[/url] ndr), una utopia concreta, del costruire insieme dalla scuola, alla famiglia passando per il quartiere e la comunità locale nuovi rapporti umani basati sul Giusto, il Bene, il Bello e aggiungo il Vero (l’autenticamente umano e fraterno). Rapporti fatti di dialogo tra liberi e eguali, rapporti autenticamente solidali e cooperativi come li praticavano l’educatore francese Célestin Freinet nel Sud della Francia nella sua scuola di Vence ([url”Alla scoperta dell’Ecole Freinet”]http://comune-info.net/2015/11/alla-scoperta-dellecole-freinet-di-vence/[/url]) e don Lorenzo Milani a Barbiana. Un nuovo modo di stare insieme che permette il riconoscimento delle differenze, la solidarietà e quindi il mutuo aiuto, la realizzazione del principio speranza come utopia concreta di costruzione vera di un mondo più umano e rispettoso della dignità di ciascuno.
In fondo non era quello che insegnava anche il filosofo greco stoico Epitteto: ci sono cose che non dipendono da me e sulle quali non posso agire (i fenomeni naturali, le malattie , le catastrofe improvvise, la morte ) ma ci sono cose che dipendono da me, dal mio agire e il mio modo di essere con l’altro e me stesso come le relazioni affettive, sociali, le decisioni di fronte alle piccole questioni della vita (che spesso sono quelle più importanti come la lealtà , la coerenza, il prendersi cura dell’altro, l’ascolto, l’accoglienza…). Insomma impariamo ad agire con speranza su quello che dipende veramente da noi: questa è l’utopia concreta per una comunità umana che rispetto l’umanità e la dignità di ciascuno tramite una co-gestione e un co-vissuto autentico del sentimento di eguaglianza.
(10 novembre 2015) [url”Link articolo”]http://comune-info.net/2015/11/elogio-della-speranza/[/url]* Alain Goussot è docente di pedagogia speciale presso l’Università di Bologna. Pedagogista, educatore, filosofo e storico, collaboratore di diverse riviste, attento alle problematiche dell’educazione e del suo rapporto con la dimensione etico-politica, privilegia un approccio interdisciplinare (pedagogia, sociologia, antropologia, psicologia e storia). Ha pubblicato: La scuola nella vita. Il pensiero pedagogico di Ovide Decroly (Erickson); Epistemologia, tappe costitutive e metodi della pedagogia speciale (Aracne editrice); L’approccio transculturale di Georges Devereux (Aracne editrice); Bambini «stranieri» con bisogni speciali (Aracne editrice); Pedagogie dell’uguaglianza (Edizioni del Rosone). Il suo ultimo libro è L’Educazione Nuova per una scuola inclusiva (Edizioni del Rosone).
Infografica: Mural, Seattle (tratta da [url”kirotv.com”]kirotv.com[/url]).
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