‘di Francesco Caudullo*
L’emozione è un assalto alla ragione, una coltre nebbiosa che nasconde sul momento un insieme di sfumature cromatiche che in parte, in circostanze diverse, catturerebbero altrimenti la nostra attenzione. L’emozione è un assalto indotto alla ragione, la volontà che prescinde da ciascuno di noi e che pianifica il nostro inquadramento, quella nostra conformità che ci rende acquiescenti e quindi persino stupidi complici di un male banale ma estremamente pericoloso.
L”emozione indotta è poi un’emozione condivisa che è simile ad un blob in espansione, una gelatina sociale che si condensa e riempie le scatole craniche di ognuno di noi dando asfissia al pensiero che dovrebbe divenire critica e che problematicamente dovrebbe mettere in discussione noi e il mondo. Se in questo momento potessimo essere lucidi, rispetto a quanto accaduto lo scorso venerdì 13 novembre, dovremmo investire Hollande, la Francia e l’Occidente per intero di milioni di “perché?”, a partire da quel “perché siamo in guerra?†che pochissimi osano chiedere.
Il mainstreaming dell’informazione ci ha seppellito sotto un cumulo pesante di opinioni che esprimono tutte, o meglio quasi tutte, lo stesso messaggio: siamo stati attaccati, c’è un conflitto di civiltà innescato dal fondamentalismo islamico e quanto accaduto a Parigi ci obbliga a reagire.
Sui social network, così come per la strada, sento gli stessi discorsi sostanziati dall’acritica reiterazione di un detto al di sopra di noi che è ritenuto “giusto†e che è pertanto “indiscutibileâ€. E così la confusione si traveste di consenso di massa e rischia di rasentare l’isteria collettiva sull’onda dell’emozione. Il potere, del resto, è comunicazione.
Sono convinto che la vera paura oltrepassi la brutalità del terrorismo e che sia fondata piuttosto dal tentativo vano di rimuovere, soprattutto inconsciamente, il vuoto delle nostre esistenze. Io vorrei che ciascuno di Noi facesse, soprattutto in questi giorni drammatici, i conti con se stesso e cercasse di definire con onestà la propria vera paura, con ciò che non ha mai affrontato e gli impedisce di esprimersi come un uomo dovrebbe, rifiutando di essere un pollo idiota in batteria.
I nostri atteggiamenti, le nostre indignazioni, le nostre dichiarazioni d’azione non sono affatto personali poiché da tempo le nostre singolarità di individui senza più riferimenti si esprimono nell’illusione effimera di un edonismo senza sostanza che ci impone di essere ovunque e in qualsiasi modo presenti ma senza concretezza. Se non ci fosse la concretezza della minaccia del terrorismo assisteremmo alla ripresa di una continuità esistenziale fondata su immagini e messaggi che rappresentano l’ora e adesso godereccio di un caricaturale Happy hour Non-Stop che nasconde la nostra mancanza di sostanza.
Gli attentati di Parigi hanno interrotto lo svolgimento routinario delle nostre esistenze negate e hanno riordinato emotivamente l’articolazione dei nostri discorsi in modo che esprimessero comunque la stessa cosa.
Stiamo assistendo ad un collasso sociale senza precedenti.
L”articolo è uscito su [url”il post viola”]http://violapost.it/[/url], il 16 novembre 2015.
*Francesco Caudullo, ricercatore, autore di numerosi saggi e articoli sui temi della globalizzazione, dell”immigrazione, sull”Unione Europea e sul Mediterraneo. Ha di recente curato il libro dell”economista Bruno Amoroso “Ritorno al futuro. Il destino dell”Europa” (Il carrubo editore, Catania, 2015).
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