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Perché dico addio al Movimento 5 Stelle. Parla Paolo Becchi

'L''affondo dell''ex ideologo dei grillini: ''Il nuovo patto M5S-PD non è annunciato, anzi è ripetutamente negato a gran voce e protetto dalle contrapposizioni di facciata''. '

Perché dico addio al Movimento 5 Stelle. Parla Paolo Becchi
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5 Gennaio 2016 - 23.00


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Intervista a Paolo Becchi a cura di Giovanni Bucchi
Palazzi
.

L”affondo
dell”ex ideologo dei grillini: “Il Movimento si sta trasformando in un
partito ibrido e ha stretto con il Pd un nuovo patto dopo quello del Nazareno
facendo da stampella al governo Renzi”. Ecco la conversazione di
Formiche.net con il docente universitario di Filosofia del diritto

A Roma si
profila un nuovo accordo in stile Patto del Nazareno, questa volta tra Pd
renziano e Movimento 5 Stelle. Scaricato Silvio Berlusconi e la sua
Forza Italia alla deriva, il premier Matteo Renzi ha capito che sui
singoli temi può trovare una sponda favorevole nei tanto avversati grillini.

A differenza
del precedente, il nuovo patto non viene annunciato, anzi è ripetutamente
negato a gran voce e protetto dalle contrapposizioni di facciata. Si
potrebbe sintetizzare così l’analisi sulla situazione del Movimento 5 Stelle
fatta da Paolo Becchi in questa conversazione con Formiche.net,
nella quale il professore annuncia l’addio ufficiale al Movimento con tanto di
cancellazione dell’iscrizione lo scorso 31 dicembre. Un intervento che rientra
nell’approfondimento avviato con l’intervista al senatore ex 5 Stelle Luis Alberto Orellana.

Docente di
Filosofia del Diritto all’Università di Genova, descritto in passato come
l’ideologo dei 5 Stelle prima che avanzasse alcune critiche (qui in una sua precedente intervista a Formiche.net) e che Beppe
Grillo
ne prendesse le distanze sul blog, Becchi ora parla della delusione
per la piega presa dal Movimento, anticipando alcuni contenuti di un suo
intervento in uscita a febbraio su Mondo Operaio dopo quello di
qualche mese fa (qui il link).

Quel processo è
progredito, al di là della battuta fatta. Oggi preciserei che il Movimento si
sta trasformando in un partito ibrido, nel quale si cerca di fare convivere
diversi aspetti. Prendiamo le elezioni amministrative: dove si può vincere ma
si ha paura di farlo e magari non lo si vuole proprio, come a Roma, si sceglie
di seguire l’intero e impegnativo percorso democratico per la selezione delle
candidature con non so quanti passaggi in rete, facendo mostra di questo
dispiegamento di energie per la democrazia diretta. Dove invece si vuole
lottare per vincere davvero, il candidato e la lista vengono blindati e imposti
dall’alto come accaduto con Massimo Bugani a Bologna (qui un ritratto di Formiche.net). Questo è il partito ibrido che da
un lato acchiappa chi ancora crede negli ideali di rottura del vecchio
Movimento e dall’altro si avvicina alla logica partitica.

L’elezione dei
giudici della Corte costituzionale rientra in questa logica?

Certamente. Lì
si è capito come il Patto del Nazareno tra Pd e Fi sia finito del tutto e ne
sia nato un altro tra Pd e M5S, tenuto segretissimo tanto che chi ne parla
viene ricoperto di insulti in rete, ma questa è la sostanza. Basta andarsi a
leggere cosa ha scritto il blog di Grillo nel giro di due settimane: prima si
critica il costituzionalista del Pd Augusto Barbera ricordando alcuni
scandali concorsuali nei quali è spuntato il suo nome, poi si sposta
l’attenzione sull’avversione al berlusconiano Francesco Paolo Sisto e
infine si dice di aspettare le proposte di Renzi avanzando la candidatura di Franco Modugno e votando Barbera in accordo con
Renzi. Tutto ciò per il sistema dei partiti è perfettamente normale, rientra
nella loro logica, ma non per un Movimento che si dichiarava anti-sistema.
Perché i parlamentari 5 Stelle non hanno tenuto la linea di opposizione sulle
votazioni dei giudici della Consulta? Dopo 30 fumate nere sarebbe dovuto
intervenire il Presidente della Repubblica, si sarebbe creato un caos
istituzionale, invece loro hanno tolto le castagne dal fuoco a Renzi. Da mesi
si discute su questa elezione, e Gianroberto Casaleggio va invece a dire
al Corriere della Sera che non c’era tempo per coinvolgere la
rete. Ma vogliamo scherzare?

Quali altri
passi prevede?

Il prossimo
sarà quello sulle unioni civili. Sulla votazione del ddl Cirinnà ci sarà
l’accordo tra Renzi e l’M5S, il quale finisce così a fare nuovamente da
stampella al governo, quando invece sarebbe andato incontro a grosse
difficoltà. Poi la legge sullo ius soli, anche qui sconfessando Grillo. E
magari per finire anche l’eutanasia. Non rendendosi conto che in questo modo si
fa soltanto il gioco di Renzi.

Grillo non ha
più il controllo?

E’ stato
sconfessato dal vicepresidente della Camera addirittura sul Financial
Times
, al quale Luigi Di Maio ha detto che loro non sono
favorevoli all’uscita dell’Italia dalla Nato come invece ha sostenuto Grillo.
Agli inizi del Movimento se qualcuno si fosse azzardato a dire una cosa del
genere, peraltro su un giornale così importante, sarebbe stato radiato, ora
invece l’intervista viene ripresa dal blog di Grillo.

E invece adesso
comanda Casaleggio?

Guardi, il mio
nuovo intervento per Mondo Operaio l’ho proprio titolato “Dal
Movimento liquido di Grillo al partito ibrido di Casaleggio”. Si apre però il
problema del garante; Grillo ha detto che è “un po’ stanchino”, ma che sarebbe
rimasto il garante delle regole. Peccato però che qui non venga rispettata
nessuna regola, come sull’espulsione della senatrice Serenella Fucksia:
indubbiamente c’erano motivazioni valide e l’obiettivo sarebbe stato raggiunto
ugualmente, ma non c’è stata nessuna assemblea dei parlamentari con voto poi
ratificato dalla rete. Ormai regna l’arbitrio, al posto del rispetto delle
regole. Si critica chi non rispetta le regole e ci si comporta allo stesso
modo.

E dietro
l’angolo ci sono le comunali, per le quali però i sondaggi danno l’M5S in forte
crescita.

Sono convinto
che alle amministrative il Movimento avrà un risultato favorevole, ma ritengo
che ai vertici queste elezioni interessino poco. Ciò che conta per loro è
andare al governo, ma non si sa bene per fare cosa, tranne le politiche
anti-casta. Il M5S aveva una visione il nuovo partito deve ancora costruirsela.

Sono state
abbandonate alcune battaglie politiche? Ad esempio quella sull’euro?

Grillo aveva
promesso agli italiani che entro il dicembre 2015 o al massimo nel gennaio 2016
ci sarebbe stato il referendum sull’euro. Ora più nessuno ne parla, salvo per i
banchetti fatti in estate quando il tema appassionava di più e c’era da
soffiare qualche voto alla Lega. Ma cosa pensa il Movimento sull’euro? Perché
non si porta avanti con convinzione in Parlamento la legge di iniziativa
popolare per il referendum? E sulla politica estera, in particolare sul tema
della Nato, qual è la posizione? Grillo o Di Maio? Perché non si lancia una
forte campagna di opposizione alla riforma costituzionale in vista del
referendum sul quale Renzi punta tutto quest’anno? Si pensa troppo a fare
opposizione di facciata, come nel caso della mozione di sfiducia alla Boschi su
Banca Etruria. Insomma, il Movimento sta diventando opportunistico, nel senso
che cerca di guadagnare qualcosa in ogni situazione. E per la verità al momento
ci riesce benissimo. La democrazia diretta è stata da tempo accantonata e
sostituita dalla democrazia eterodiretta da Casaleggio.

Becchi, è
deluso?

Sì, tanto che il
31 dicembre ho cancellato la mia iscrizione al Movimento al quale avevo aderito
con grande convinzione e entusiamo; l’ho fatto perché non corrisponde più a
quella speranza dell’inizio. Non sono nella testa di Beppe, e non so se questo
suo progressivo farsi da parte sia sintomatico di un po’ di delusione anche da
parte sua, ma è sempre più politicamente assente. Ha fatto un discorso di fine
anno che era uno spot pubblicitario al suo spettacolo, un intervento teatrale
nel quale dice che tutti siamo ologrammi ma, ahimé, è diventato un ologramma
pure lui. Forse era inevitabile che il Movimento si istituzionalizzasse, ma il
sogno è finito.

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