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Cameron non è più il miglior amico degli Usa

Perché Cameron è caduto in disgrazia con gli Stati Uniti? Il mutamento è tanto inaspettato quanto rilevante eppure è stato colto solo in parte dai media.

Cameron non è più il miglior amico degli Usa
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20 Aprile 2016 - 12.07


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di Marcello Foa


Cos’è successo a David Cameron? O meglio: perché è caduto in
disgrazia con gli Stati Uniti? Il mutamento è tanto inaspettato quanto
rilevante eppure è stato colto solo in parte dai media. Il primo segnale
che il rapporto tra Londra e Washington non era più saldo come un
tempo, è emerso un mese fa, l’11  marzo, quando Barack Obama accusò
Cameron e Sarkozy di essere responsabili della destabilizzazione della
Libia. “Il Paese oggi è nel caos per l’incapacità di Londra e di Parigi
di gestire il dopo Gheddafi”, disse il presidente americano un
un’intervista all’Atlantic Magazine. A parte il fatto che il rimprovero
in sé è inelegante, visti i  precedenti in Irak e in Afghanistan (da
quale pulpito, Mr President…), a suonare davvero strana era la critica
diretta non tanto a Sarkozy (che non è più al potere), quanto a un
premier ancora in carica e leader di un Paese, la Gran Bretagna, che da
sempre è il primo alleato agli Stati Uniti. Un colpo basso, improvviso,
che per 24 ore ha fatto sensazione sulla stampa, ma che gli analisti più
raffinati hanno colto nella sua dimensione diplomatica. Le
dichiarazioni rilasciate durante un’intervista programmata sono
pianificate e pertanto lasciano sottintendere problemi più seri tra i
due Paesi. 


Tre settimane dopo è esploso lo scandalo dei Panama Papers. Uno
scandalo, come si è già avuto modo di rilevare, tutt’altro che casuale,
per le modalità estremamente sofisticate e per la precisione dei
bersagli. Il cattivo dei cattivi è risultato, come al solito, Putin, ma
l’altro nome finito in prima pagina è stato quello di David Cameron, con
gli effetti disastrosi sulla sua autorevolezza. E il sospetto di una
crisi profonda, sebbene non dichiarata, tra Londra e Washington è
diventato ancor più fondato.


Probabilmente non sapremo mai chi è la gola profonda che ha violato
l’archivio della Monsack Fonseca, scaricando 11 milioni di documenti, ma
non è azzardato intravvedere la manina – o  magari solo il beneplacito –
degli Stati Uniti, che, come ha rivelato Snowden, tramite la Nsa hanno
poteri di controllo e di intrusione informatica quasi assoluti, in
proporzioni inimmaginabili per il grande pubblico e degne del grande
fratello orwelliano.

 Fateci caso, peraltro:  gli Usa emergono come gli unici grandi
vincitori dello scandalo panamense. Nessun grande nome statunitense
appare nella lista dei peccatori, semplicemente perché Panama, che di
fatto è un protettorato di Washington, non viene usata dalle società
americane come centro off-shore. E la vicenda Monsack Fonseca non fa che
avvalorare il segreto bancario garantito dagli Usa, che non sono tenuti
a rispettare le implacabili regole dell’Ocse e dove i controlli
sull’identità e sulla provenienza dei fondi sono così blandi da
risultare quasi inesistenti. L’America che dà lezioni di morale al mondo
è rimasto l’unico paradiso fiscale al mondo.

 

Ma perché prendersela con Cameron? È possibile che paghi il recente,
forte avvicinamento di Londra alla Cina. Lo scorso ottobre il
presidente cinese Xi Jinping dopo aver incontrato lo stesso Cameron
salutò pubblicamente “la scelta visionaria e strategica della Gran
Bretagna di diventare il miglior amico di Pechino in Occidente”.
Un’apertura che evidentemente non era stata concordata con la Casa
Bianca, come nemmeno, probabilmente, la decisione di indire il referendum
sul Brexit. Cameron verosimilmente ha fatto di testa propria,
ascoltando più le pressioni interne che i consigli di Washington,
desiderosa di preservare il processo di unificazione europea e conscia
dell’effetto domino in caso di una vittoria del sì. Che poi proprio i
siluri americani a Cameron finiscano per rafforzare gli euroscettici,
dunque a rendere più plausibile lo scenario temuto, non meraviglia più
di tanto: la politica non è sempre razionale e i fattori umani
producono, nella storia, conseguenze imprevedibili e autolesioniste.


Quale siano le ragioni, resta il fatto che il premier di un Paese
fondamentale come la Gran Bretagna non è più il migliore amico
dell’America. E non è una svolta di poco conto.

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Fonte: http://blog.ilgiornale.it/foa/2016/04/20/cameron/

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