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di Maurizio Blondet.
I media di tutto il libero occidente erano lì quando Alexei Navalny s’è fatto arrestare in favore di telecamere, hanno riportato la sua frase storica (“Un giorno processeremo voiâ€) e si è preso 15 giorni – tremendi, una Guantánamo russa! – per manifestazione non autorizzata.
Navalny, che riscuote l’1 per cento nei sondaggi pre-elettorali, è pagato – per stessa ammissione dell’organizzazione – dalla National Endowment for Democracy, un’organizzazione non-governativa, tanto non-governativa che fu fondata a Ronald Reagan, diretta all’inizio dal segretario di Stato Henry Kissinger, ed è attualmente finanziata dal Congresso degli Stati Uniti – al solo scopo di diffondere nel mondo la “democrazia di mercato†(sic).
Insomma è la solita rivoluzione colorata. Per i media occidentali “milioni di persone sono scese in piazzaâ€!
https://twitter.com/ReaganBattalion/status/846210317403246593
Erano ottomila a Mosca, megalopoli di 20 milioni di abitanti. A San Pietroburgo, abbiano una foto:
C’erano molti studenti. Alcuni dei fermati hanno detto che Navalny aveva promesso loro 10 euro se venivano arrestati. “In tanti con in mano paperelle di plastica o scarpe di tennis al collo. Un riferimento all’inchiesta pubblicata dall’oppositore che, a partire da una foto del premier Medvedev con ai piedi un paio di calzature sportive, era arrivata a individuare un impero immobiliare costruito grazie a una rete corrottaâ€, scrive l’Espresso, che ha mandato un inviato.
Per BBC le paperelle gialle alludevano ad uno dei lussi da Creso di Dmitri Medvedev, che avrebbe un allevamento di papere in una delle sue ville miliardarie.
Mosca 2017
In realtà , la papera gialla sembra un altro simbolo di rivoluzioni colorate firmate USA o Soros.
La si è vista nel 2015 a Belgrado, portata da manifestanti contro un progetto governativo di sviluppo immobiliare lungo il fiume Sava:
Belgrado 2015
Ma soprattutto la si è vista in Brasile nel 2016, elevata a simbolo dalle gigantesche manifestazioni che hanno fatto cadere il governo (legittimo) di Dilma Roussef, su accuse di corruzione – agitate dai grandi media brasiliani, da associazioni di ‘cittadini’ come Vem Pra Rua (Scendiamo in Strada), e Free Brazil Movement, finanziati dai soliti noti: National Endowment for Democracy, Us Agency for International Development (USAID) e l”Open Society Institute di Soros.
Contro Dilma Rousseff, Brasile 2016
Probabilmente il vecchio simbolo del pugno chiuso, marchio di fabbrica di Gene Sharp e di Otpor, è ormai troppo conosciuto e sinistro come firma delle rivoluzioni colorate.
Il simbolo del pugno chiuso tuttavia è apparso nelle manifestazioni, molto più pericolose, in Bielorussia. Qui dal 6 marzo si è tentata una vera e propria “Maidanâ€, sventata dalla polizia (di obbedienza e formazione moscovita) con diverse centinaia di arresti. E con un uso speciale dei media: il 6 marzo, la tv di Stato ha mandato in onda un servizio speciale, “Telefonata a un amicoâ€, in cui – fra l’altro – si ascoltavano due degli organizzatori della protesta che litigavano al telefono sulla loro rispettiva presa sul gregge dei dimostranti e sui loro finanziatori esteri.
Fu una rivelazione, anche del fatto che la polizia conosceva tutte le mosse e le intenzioni dei rivoluzionari.
Secondo il regime, infatti, alcuni degli arrestati hanno rivelato che la manifestazione degli anti-governativi in piazza avrebbe dovuto essere aggredita da “manifestanti filo-russiâ€, preparati ad uccidere; morti e feriti erano programmati fra polizia e manifestanti, come nella Maidan ucraina (dove furono colpiti da cecchini armati di fucili NATO, addestrati dalla Polonia). Aleksandr Lukashenko, l’uomo forte della Bielorussia, ha accusato infatti Polonia, Ucraina e Estonia di complicità nella trama.
Soprattutto, la polizia ha fatto irruzione in un campo paramilitare presso Bobruisk, chiamato Patriota. Gli addestratori sono risultati ex militari ed ex ufficiali di polizia; diversi di loro, noti come membri della Legione Bianca, un gruppo neonazi già smantellato, perché trovato in possesso di armi, granate, carabine e fucili d’assalto americani M16. L’analogia col Pravyi Sektor e il battaglione Azov ucraini sono evidenti.
I disordini avrebbero dovuto raggiungere il culmine il 17 marzo, in occasione della visita ufficiale della commissione del Fondo Monetario in Bielorussia.
Ma ci sono anche manifestazioni anti-regime che i media non coprono. Eppure in quelle, sì, ci sono milioni di persone:
Un milione, su 17 milioni di abitanti, sono scesi in piazza nello Yemen per dichiarare l’unità della nazione contro l’Arabia Saudita, gli Emirati, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna che strazia la popolazione da due anni e la sta facendo morire di uranio impoverito e di fame.
Sotto, la manifestazione ripresa in video da un drone:
Fonte: http://www.maurizioblondet.it/manifestazioni-coperte-dai-media-non-coperte/.
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