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Dibattito Le Pen-Macron: chi ha vinto davvero?

'Non saranno i sondaggi a caldo a dircelo, né una prima analisi del ''sentiment'' su Twitter. La partita si gioca nelle città di provincia. [Marcello Foa]'

Dibattito Le Pen-Macron: chi ha vinto davvero?

Redazione Modifica articolo

4 Maggio 2017 - 09.32


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di Marcello Foa.

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Chi ha vinto il confronto Le Pen-Macron? Secondo l’unico sondaggio disponibile Macron, piuttosto nettamente, ma i sondaggi a caldo sono relativamente affidabili, vedi i dibattiti Clinton-Trump che davano sempre vincente Hillary. Com’è andata a finire poi lo sappiamo.

Marine Le Pen ieri sera ha dominato il dibattito nel senso che ha sempre imposto a Macron i temi. I due moderatori sembrava che non ci fossero.  La sua personalità è risultata sovrastante: decisa, ironica, capace di interrompere il ragionamento dell’avversario con piccole, velenose battute. Macron anzichè ignorarle le assecondava e ha trascorso quasi tutta la serata a giustificarsi e a spiegare. Anche la mimica dei due era evidente: lei sicura con il piglio del professore, il tacco fermo sotto il tavolo, lui a tratti in soggezione mostrava evidenti segni di nervosimo. Più volte grumi di bava sono apparsi sulle sue labbra.

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La strategia della Le Pen era evidente: dimostrare che Macron non rappresenta il cambiamento ma è l’erede del Partito socialista che ha governato la Francia per 5 anni. Marine gli ha rinfacciato più volte il fatto di essere stato ministro dell’economia, chiedendogli: perché non ha fatto le riforme che propone oggi quando era al governo come consigliere e poi ministro?

Anche quando parlava dei problemi reali della gente è apparsa più credibile: dava l’impressione di conoscerli meglio, in una certa misura di “viverli” e dunque di comprendere bene la realtà delle fasce più basse della popolazione. Macron dava l’impressione di recitare una parte, di parlare di argomenti e di una realtà, quella popolare, che ha studiato sui libri, come un allievo diligente ma senza trasporto, senza reale condivisione.

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Altrettanto chiara la sua strategia: caratterizzare Marine Le Pen come un’estremista, come l’erede del padre e in un paio di occasioni ci è riuscito ma questo tema è rimasto sullo sfondo. Dure le sue battute sull’incapacità del candidato del Fronte Nazionale: più volte le ha rimproverato di dire delle sciocchezze, sempre, però, in contropiede.

Su un punto Marine Le Pen ha sbagliato: nella foga di distruggere l’immagine di Macron non si è mostrata abbastanza propositiva. Nel finale avrebbe dovuto lasciare da parte le polemiche e rivolgersi non più al suo avversario ma ai francesi a casa, prendendo il tono e la postura di un presidente autorevole che parla alla Nazione, come si aspettano i francesi da un Capo dello Stato che in una certa misura deve apparire regale.

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Macron non ha interpretato questo ruolo ma alla fine è apparso più moderato e rassicurante, recuperando in parte il terreno perso in precedenza.

E allora chi ha vinto? Non saranno i sondaggi a  a caldo  a dircelo, come quello commissionato da BFMTV, da sempre molto vicina a Macron e che potebbe pertanto essere tendenzioso. Una prima analisi del sentiment su twitter, ad esempio, indica il contrario.

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La partita si gioca nelle città di provincia. Il rischio, per Marine Le Pen, è che la sua aggressività induca alcuni elettori di sinistra, orientati ad astenersi, ad andare alle urne e a votare Macron “turandosi il naso”. La speranza è di aver fatto breccia nel cuore del francese medio, che vive lontano da Parigi e che sente i valori della Francia profonda.

Basterà per ribaltare la vittoria annunciata di Macron?


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