Chi sostiene Macron e perché lo fa | Megachip
Top

Chi sostiene Macron e perché lo fa

'Psicologia sociale della paura del populismo. ''Sindrome di Stoccolma'' tra il tiranno (le élite finanziarie e il mainstream) e i popoli sottomessi. [Roberto Siconolfi].'

Chi sostiene Macron e perché lo fa
Preroll

Redazione Modifica articolo

9 Maggio 2017 - 21.13


ATF

Psicologia Sociale della paura del populismo

di Roberto Siconolfi.

Lo schema politico che viene fuori dalla
Francia mette in crisi i postulati su cui si basa l’establishment. Se da un
lato, esso, si fa sempre più chiaro, dall’altro evidenzia un insieme di
contraddizioni, interessi e paure da risolvere.

Il primo piano su cui porre il discorso
è quello a carattere economico e sociale.

È un dato di fatto consolidato la
presenza, oramai, di una ristretta oligarchia
finanziaria
la quale ha interesse perché il tutto resti così, proponendo
personaggi come Emmanuel Macron.

Oltre a ciò, c’è però, ancora, una
parte di ceti sociali che
difficilmente possono trarre vantaggio dallo status quo, ma che sostengono comunque le élite dominanti. E se, questi
ultimi, ancora non risultano danneggiati è solo questione di tempo, in quanto il
capitale ha sue regole precise. È a questo secondo tipo di persone che bisogna
guardare facendo un’analisi critica, che metta in secondo piano la sfera
economica, che parla disastrosamente da sé, e affrontando una serie di
questioni ben più decisive, come paure,
dubbi e senso di smarrimento nell’approcciarsi a
categorie nuove.

Ogni volta che si propongono nuovi
paradigmi, sorgono inevitabilmente una serie di problemi della sfera psicosociale
o, anche, riadattamenti a nuovi modi di approcciarsi alla vita. In questo caso
il nuovo paradigma che si impone dal livello politico alle altre sfere della
persona – e della collettività in generale – smonta e rimescola una serie di identità che si sono consolidate
per un lungo lasso di tempo storico. Pensiamo ad esempio alla tradizione politica comunista – e a tutta
la scuola socialdemocratica – la più
messa in crisi forse da questo cambio. Ma pensiamo, anche, a come vengono
attaccati i principi del pensiero
liberale
, che addirittura viene utilizzato come arma ideologica ufficiale –
il neo-liberalismo – insieme proprio alla socialdemocrazia.

Sono proprio i socialdemocratici,
infatti, i principali impauriti dai movimenti populisti, innanzitutto per
motivi di interesse politico-economico. Costituiscono la formazione politica al
potere in diversi stati ma, rispetto ai partiti facenti capo al PPE, offrono la
migliore copertura ideologica per far passare le scelte economiche della BCE e
della Commissione Europea. La socialdemocrazia – comprese le sue varianti radical – fornisce i principali tabù che impediscono, ad esempio, di
affrontare un dibattito obiettivo sulla questione immigrazione. Sul piano
materiale, ha interesse a lasciare l’ordine costituito così com’è. In quanto, risulta
essere il rivestimento di particolari interessi
sindacali, corporativi e lobbistici
di diverso tipo (mondo della cultura,
dell’arte e dell’informazione). Sembra ritornare una vecchia definizione degli
anni’30 che vedeva il fascismo come la
dittatura dei settori più reazionari della borghesia
ma con il concorso
della socialdemocrazia.

Il pensiero unico è uno dei cardini di
una nuova categoria di potere che si
impone: il neo-totalitarismo. I suoi
aspetti vanno oltre la semplice messa al bando, attraverso le armi del mainstream, di questo o
quell’intellettuale “scomodo”. Il pensiero unico è, infatti, in grado di
penetrare all’interno della sfera della
coscienza
, anche perché ben supportato dai mezzi telematici che per loro
caratteristiche “tecniche” sono molto adeguati a questo scopo.

Il fatto di penetrare nella sfera
interiore della persona, crea dei conflitti tra la realtà presentata dai media
e quella che si vive nel quotidiano. A questo si aggiunge la categorizzazione,
sempre più estrema, dei modelli di pensiero, che non consente di fare
ragionamenti dalla mente più aperta.

In sintesi, per il tipo di soggetti
descritti prima, sostenere una forza come il Front National è come contravvenire a un dogma religioso.

Le giustificazioni date da coloro che
hanno sostenuto Macron al ballottaggio sono che, se anche egli fa gli interessi
“puri” delle élite economiche, è sempre meglio della Le Pen. Oppure che essendo
il FN un movimento “fascista” o di estrema destra è impossibile appoggiarlo. O
ancora, che bisognava sostenere Macron, perché la Le Pen avrebbe attuato una
serie di politiche xenofobe e razziste.

Tutte queste motivazioni sembrano
proprio quelle di chi, in realtà sta già iniziando a vivere un forte conflitto
di coscienza, ma che deve ancora trovare dei forti motivi a non cambiare.
Motivi che poi, andando a vedere bene non sussistono, in quanto, il FN ha sì la
sua connotazione di tipo nazionalista, ma non è colpa sua se è diventato il
polo di aggregazione di malcontenti popolari di ogni tipo. Il FN avrà
sicuramente delle pulsioni xenofobe, ma ben più lo è l’apparato di potere
dietro Macron che provoca alla base le contraddizioni tra popoli autoctoni e
immigrati. Dei meccanismi simili a sensi di colpa, poi, assalgono quella parte
del mondo comunista che ha progressivamente compreso che la vera alternativa
non è più tra destra e sinistra ma tra oligarchie finanziarie e popoli. In nome
di questa nuova lotta di classe movimenti politici come quello radunato intorno
a Marine Le Pen rispondono bene alle aspettative. Un quadro generale, quindi,
che assume le sembianze di un principio religioso a cui contravvenire.

Più in generale, negli ultimi tempi, si
è creata nel mondo occidentale una sorta di paura di massa nei confronti di quei movimenti che vengono definiti
populisti. Una paura indotta però – dalle
̩lite finanziarie ai popoli Рin quanto questi non avrebbero di che temere da
un sano movimento che catalizzi, seppur in forma diversificata, la loro
ribellione. Per fortuna questa “paura” non fa presa su tutti e stanno iniziando
a rompere con questo clima in molti. Questi ultimi, però, sono messi al bando – più che dalle élite stesse – proprio da coloro che vivono la
paura per il movimento populista. A ciò è concatenano un altro fenomeno di tipo
psicologico, una sorta di “Sindrome di Stoccolma”. Essa si gioca tra il tiranno
Рle ̩lite finanziarie e il mainstream Рe i popoli sottomessi. Questa sindrome
prevede il fatto che il tiranneggiato non si possa concepire esso stesso come
artefice del proprio riscatto. E che debba quindi demandare al tiranno la
propria salvezza addirittura adorandolo e attaccando tutti coloro che, invece,
con le proprie forze si ribellano rompendo la gabbia.  

Questa categoria psicologica sembra
davvero essere una novità, un esperimento su vasta scala che il potere –
attraverso il mainstream comunicativo – ha creato per far sì che con le armi
della finta democrazia, ci si sottometta da sé.

Native

Articoli correlati