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Salvini: consigli per gli acquisti

La natura del fenomeno Salvini, nella sua forma odierna, va compresa prevalentemente sul piano propagandistico. [Paolo Bartolini]

Salvini: consigli per gli acquisti
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23 Giugno 2018 - 08.52


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di Paolo Bartolini

 

Sono tra quelli che, prede un po’ del riflesso condizionato di pavloviana memoria, ma anche del sacrosanto dovere di rimarcare la distanza dalle brutture della politica attuale, sente spesso il bisogno di sottolineare quanto i modi e i contenuti delle comunicazioni provenienti dal neoministro dell’Interno siano inaccettabili, specchio turpe delle peggiori pulsioni collettive. Eppure, per non alimentare troppo il narcisismo del personaggio Salvini e contribuire all’amplificazione dei suoi interventi, voglio qui riflettere non su quanto dice da settimane, né su come lo dice, bensì sul perché lo stia dicendo in maniera tanto plateale, insistente e ripetitiva.

La natura del fenomeno Salvini, nella sua forma odierna, va compresa prevalentemente sul piano propagandistico, come un clamoroso “mettere le mani avanti” con gli italiani (una parte degli italiani).

La mia ipotesi è che, sapendo bene che il governo gialloverde – un mostro a due teste, tutte e due prevalentemente neoliberiste e di destra – non otterrà nulla di sostanziale dall’UE sul versante dei margini di manovra per dare un po’ di respiro alle classi popolari e ai ceti medi (referenti elettorali solo a parole, visto che la flat tax e altre ipotesi di provvedimento confermano che gli interlocutori privilegiati del governo saranno i detentori nazionali di capitali e i ceti supericchi), il ministro Salvini stia scegliendo una tattica di cortissimo respiro, ma molto efficace sul piano comunicativo.

Nei pochi mesi prima che cada il velo eretto a difesa del “governo del cambiamento”, copertura di un progetto sgangherato che flirta con il populismo senza pensare al popolo, la Lega di lotta e di sgoverno si dà il compito di fissare nell’immaginario pubblico (reazionario e non) l’idea di essere l’unica forza politica coerente, che mantiene le promesse, che fa quello che ha sempre urlato ai quattro venti: ovvero prendersela con gli ultimi, con le vittime del neoliberismo e degli effetti generati dal capitalismo terminale (cambiamenti climatici, flussi migratori, aumento delle disuguaglianze).

Il martellante ritmo promozionale con cui Salvini dà prova, persino in maniera caricaturale, della sua intransigenza e nazionalpopolarità, serve a questo. Servirà, soprattutto, a indurre negli elettori la convinzione, cadute le pretese riformatrici dell’alleanza gialloverde, che “almeno la Lega ce l’ha duro”, mica sono come i cinquestelle (a cui il cerino rimarrà in mano), ormai raggiunti e quasi superati nei sondaggi. Quando si rivelerà a tutti che non si esce dalle contraddizioni capitalistiche con le ricette parziali e ondivaghe di uno schieramento privo di un progetto politico ampio e condiviso, a molti – purtroppo – potrebbe bastare la “coerenza” ostentata, il protagonismo machista di coloro che, sul palcoscenico politico, sanno bene che nulla cambierà ma possono offrire la linea dura contro i più poveri di noi, i più scuri, tutto nell’ottica di una competizione al ribasso che necessita di leader e manovalanza senza scrupoli.

Insomma: Salvini si sta mettendo in vendita sulla piazza e vuole farlo con un brand impeccabile, che non venga confuso con quello dei tanti voltagabbana del centro-destra e centro-sinistra. Proprio lui che con Berlusconi ha fatto disastri per anni, oggi si presenta come rigoroso, implacabile, funesto difensore dei costumi italici. Uomo duro per un popolo gelatinoso, Salvini pensa di andare all’incasso alle prossime, forse non lontanissime, elezioni.

 

 

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