Scandalo Alcoa: chiude in Sardegna perché finiscono i sussidi (e deve ancora restituire 295 milioni) | Megachip
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Scandalo Alcoa: chiude in Sardegna perché finiscono i sussidi (e deve ancora restituire 295 milioni)

Scandalo Alcoa: chiude in Sardegna perché finiscono i sussidi (e deve ancora restituire 295 milioni)
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10 Gennaio 2012 - 23.11


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alcoapvdi Marco Cobianchi – manibucate.com.

L”Alcoa di Portovesme ha deciso di chiudere perchè quello italiano e quello spagnolo “sono tra i siti con i più alti costi nell”ambito del sistema Alcoa”. Lasciatemi dire: è un affronto, perchè l”Alcoa deve ancora restituire all”Italia 295 milioni di euro così come ha stabilito la Ue il 19 novembre del 2009, come risarcimento per aver ottenuto sussidi in modo illegittimo negli anni precedenti. Ed è un insulto, perchè la verità è che l”Alcoa abbandona la Sardegna perchè quest”anno finisce il regime di sussidi deciso nel 2010.  L”Alcoa è il maggiore produttore mondiale di alluminio primario e semilavorato ed è stata l”azienda tra le più sussidiate nella storia d”Italia.

Quella che gli italiani, attraverso le loro tasse, hanno reso competitiva grazie al taglio artificiale del prezzo dell”energia elettrica finanziato con agevolazioni all”acquisto che sono costate miliardi. I sussidi alle aziende energivore sarde (ma anche venete), dedico un capitolo di “Mani bucate” nel quale spiego come l”industrializzazione della Sardegna sia stata in grandissima parte finanziata con i soldi statali erogati sotto forma di sussidi nei modi più diversi e inconcepibili nel corso degli ultimi 50 anni. Sì, avete letto bene: noi finanziamo le multinazionali energivore che hanno deciso di insediarsi in Sardegna e in Italia, da 50 anni, cioè dal 1962, da quando si decise l”esproprio degli impianti privati di produzione di energia elettrica facendo nascere l”Enel.

L”Alcoa, presente in Italia fin dal 1967, è una di queste multinazionali mantenute dallo Stato. E” stato proprio per cedere al ricatto che l”Alcoa inviò all”Italia nel 2009 (o la conferma dei sussidi ottenuti fino a quel momento o ce ne andiamo) che l”Italia varò, nel marzo del 2010, quello che è stato definito decreto salva-Alcoa che, per non incorrere nella bocciatura da parte dell”Europa, che vieta (si fa per dire) gli aiuti di Stato alle singole imprese, venne esteso a tutte le aziende energetiche italiane, facendo impennare i costi a carico del bilancio dello Stato.

“In Sardegna”, scrivo in “Mani bucate”,  “ne approfittano l”Eurallumina, la Otefal Sail, tutta la filiera della Vinyls, le aziende di Ottana (prima escluse e poi rientrate), e in Sicilia l”Alfa Acciai, la Dufenergy, l”Italcementi di Isola delle Femmine e l”Unicem di Priolo Gargallo (Siracusa). Nella legge di conversione del decreto, approvata nell”agosto del 2010, i benefici sono estesi addirittura a tutt”Italia, provocando un”esplosione dei costi a carico delle bollette.13 Nel 2010 questi sconti hanno permesso all”Alcoa di pagare per un megawattora 30 euro rispetto a un prezzo medio nazionale di 57. Ed e` solo grazie a tale provvedimento che l”Alcoa ha deciso di ritirare le continue minacce di chiudere i suoi stabilimenti sardi. Minacce che si sono sempre ripetute in prossimita` della scadenza delle proroghe”.

Quegli sconti del 2010 sarebbero scaduti quest”anno e questo avrebbe provocato un aumento dei costi per l”Alcoa. La quale ha deciso di giocare d”anticipo, chiudendo.

Torneremo presto a riparlare di Alcoa, perchè rappresenta il più classico dei fallimenti delle cosiddette “politiche industriali” tanto invocate dai politici. La “politica industriale” riguardante la Sardegna fu quella di industrializzarla a tappe forzate attraverso l”erogazione di soldi pubblici a favore delle imprese che decidevano di insediarsi nell”isola. Oggi, finiti i liquidi, le imprese chiudono senza tanti rimpianti.

Se abbiano più responsabilità i politici che hanno foraggiato le industrie creando un”intera generazione di imprese mantenute o se abbiano più responsabilità le industrie che non si sono attrezzate per quando i sussidi sarebbero finiti, il dibattito è aperto.

 

Fonte: http://manibucate.com/2012/01/10/mani-bucate-scandalo-alcoa-chiude-in-sardegna-perche-finiscono-i-sussidi-e-deve-ancora-restituire-295-milioni/.


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Trailer di “Cattedrali di sabbia”

Un docu-film del 2010, da vedere (Alcoa è la punta di un iceberg):

http://www.youtube.com/watch?v=P7Wv9HAlyMMCattedrali di sabbia è un viaggio attraverso la Sardegna che ha creduto e ceduto al miraggio dellindustrializzazione svendendo la propria cultura contadina, pastorale e un proprio vissuto quotidiano per saltare sul treno di un ipotetico sviluppo industriale.
Centinaia di pastori, pescatori, contadini,artigiani dismisero i propri panni multiformi e variegati, per indossarne uno solo, di un unico colore e uguale per tutti. Una tuta blu.
Il documentario non ha la finalità di analizzare e valutare le scelte di politica industriale in Sardegna, né tantomeno sposare facili conclusioni.
Cattedrali di sabbia è solo un momento dove persone diverse , di zone diverse della Sardegna si raccontano, e raccontano come è successo che la loro vita di contadini pescatori e pastori da un giorno allaltro sia diventata quella di un operaio. E di come poi, finito il sogno, sia ridiventata quello che era prima. Un ritorno alle origini, a quelle attività rurali che sempre si sono fatte e che sempre, seppur con non poche complicazioni, hanno dato da vivere ai sardi.
Cattedrali di sabbia è malgrado tutto un viaggio di uomini che tornano a casa dopo una lunga trasferta in un mondo che non sentivano loro.


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