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Democrazia e pluralismo sono negate nella Fiom di Landini

Democrazia e pluralismo sono negate nella Fiom di Landini
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16 Gennaio 2013 - 21.35


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di Sergio BellavitaRete 28 Aprile

In preparazione dell”assemblea nazionale dei delegati Fiom che si è tenuta a Cervia avevamo più volte richiesto, sino a formalizzarlo per iscritto, il rispetto del pluralismo di mozione che, è utile ricordarlo, nasce dall”alleanza congressuale tra Rinaldini, all”epoca segretario generale Fiom, e Cremaschi, portavoce della Rete 28 aprile. La risposta è stata negativa.

La platea dell”assemblea è stata costruita con l”esplicito mandato ai territori di garantire delegazioni, a prescindere,favorevoli al documento di maggioranza, tranne, ovviamente, che per la prima mozione sulla quale c”è l”esplicito obbligo statutario a garantire la rappresentanza. Ciò testimonia una volta di più il devastante processo di degenerazione autoritaria del sindacato a fronte della sua incapacità di produrre una risposta adeguata a salvaguardare la condizione dei lavoratori.

Un”organizzazione che costruisce e seleziona i suoi gruppi dirigenti sulla fedeltà, sulla “lealtà” può certo governare un”assemblea, un direttivo, ma non potrà mai né combattere né tanto meno vincere battaglia alcuna per i lavoratori.

Non a caso la stretta autoritaria interna alla Fiom è parte integrante della svolta moderata di Landini che ha prodotto il totale rientro dei metalmeccanici nelle scelte della Cgil.

Nella Fiom di Landini si può certo dissentire ma sei fuori da tutto, c”è il pluralismo ma se e quanto lo decide la maggioranza. È così che si combatte l”autoritarismo di una Fiat che controlla, spia e identifica ogni singolo lavoratore per accertarne i comportamenti e per intimidire?

Era la prima assemblea nazionale dei delegati dopo la rottura della maggioranza e la cacciata dalla segreteria nazionale ed il pluralismo è stato negato proprio perchè si voleva affermare d”autorità, a tavolino, la riduzione di peso della Rete 28 aprile.

Non accetteremo in nessun modo questa penalizzazione.

Tuttavia non siamo noi le prime vittime di questa degenerazione autoritaria, le prime vittime sono i lavoratori e le lavoratrici. Quelli a cui non bastano applausi e standing ovation, peraltro costantemente in calo, per cambiare una condizione che precipita ogni giorno di più. Quelli a cui serve un sindacato democratico, combattivo che abbia il coraggio della coerenza tra le enunciazioni e la pratica. Un coraggio che, sappiamo, è merce sempre più rara.

 

Fonte: http://www.rete28aprile.it/index.php?option=com_content&;view=article&id=3586:160113-sergio-bellavita-comunicato&catid=26:comunicati-stampa&Itemid=21

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