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Una Grecia western, tra fame e Alba Dorata

Viaggio nel “selvaggio west” dell’Attica, dove greci, pontici e rom, patiscono fame, condizioni di vita miserabili, e anche le attività illecite delle bande.

Una Grecia western, tra fame e Alba Dorata
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29 Luglio 2013 - 23.09


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di Yannis Baskàkis.

Viaggio nel “selvaggio
west” dell’Attica, dove greci, pontici e
rom, a parte la fame e le condizioni di vita miserabili, devono far
fronte anche alle attività illecite delle bande.

La povertà porta ad
un aumento della criminalità, che produce paura. In una zona con
intensa immigrazione, la paura si trasforma in xenofobia e razzismo.
Il terreno più fertile per l’espansione del fascismo e di Alba
Dorata.

 â€Se alzi la
pietra di Aspropyrgos, troverai molti scorpioni”, ci dice la
professoressa della seconda Scuola Media di Aspropyrgos, Eugenia
Vradì. Il giornale “Ef.Syn” ha deciso di alzare quella pietra.
Abbiamo trascorso tre giorni in questo grande comune dell’Attica
dell’Ovest. Abbiamo registrato immagini di povertà assoluta e di
miseria, ma anche l’attività criminale delle bande, in un luogo
che ricorda il Selvaggio West e costituisce un terreno fertile per
l’espansione del fascismo e di Alba Dorata. Vi presentiamo le
nostre scoperte.

Favelas

Il viaggio inizia da
Neòktista, uno dei sobborghi più poveri della zona. Qui vivono
soprattutto greci e rom. Un semplice giro nella zona, testimonia la
capacità finanziaria dei residenti. Favelas, tuguri e baracche.
“Mio figlio si alza la mattina e mi dice ‘papà non c’è
latte’. E corro come un pazzo nel quartiere a chiedere del latte”.

Yorgos Alexakis ha 44
anni. Disoccupato. Vive con la moglie e le loro quattro figlie –
la quarta ha appena pochi mesi – in un container. Una scatola di
prodotti di 12 metri quadri – questa è la loro casa. I primi due
anni li hanno passati senza acqua, né elettricità. Nel frattempo
sono riusciti a connettere entrambe. Oggi l’elettricità è stata
tagliata. Devono alla DEI [ENEL greca, n.d.t.] 2.500 euro – la
bolletta arriva per una casa di 65mq (!). “In inverno bolliamo
l’acqua per fare la doccia. Per riscaldarci bruciamo la legna. Una
delle ragazze ha avuto un gonfiore al polmone a causa del fumo e
l’abbiamo portata in ospedale”, ci dice Yorgos.

La sua vita non è stata
sempre così. Fino a 3 anni e mezzo fa tutto era diverso. Allora non
era disoccupato. Ha lavorato per 17 anni come conduttore-operatore
in una società privata di traslochi. Allora non viveva in un
container. Aveva un appartamento in affitto a Korydals. Quando lo
hanno licenziato non ha più potuto pagare l’affitto. Ha preso la
sua famiglia e sono venuti nel sobborgo Neoktista di Aspropyrgos.

Non ha mai preso
l’indennità né qualche sussidio di disoccupazione, perché, come
denuncia lui stesso, il suo licenziamento è stato presentato come
dimissioni, mentre il suo datore di lavoro non gli pagava i
contributi. Cerca un lavoro, ma non lo trova. Vive dell’aiuto
degli amici e dei vicini di casa. Sono gli unici che si ricordano di
lui. “Quando mi sono rivolto al Welfare, mi hanno detto di andare
da Annita Pania (presentatrice televisiva trash), che lei magari
avrebbe potuto aiutarmi. Dallo stato aspetto un lavoro e che si
prenda cura dei miei figli, un vaccino, un po’ di cibo…”,
racconta.

Disoccupata da 4 anni

“Dio ci ha dimenticato
e le persone ci hanno abbandonato!”, ci dice Froso. Anche lei vive
in Neoktista. In una baracca di due camere. Ha sei figli. Suo figlio
grande lavorava in un forno, ma lo hanno licenziato. Suo marito
faceva qualche lavoretto ogni tanto nell’edilizia. Lei lavorava
come spazzino all’ospedale psichiatrico di Dafni. Da quattro anni
è disoccupata. “Cerco lavoro…. ma dove lo trovo? Mi sono
stufata di sentirmi dire: mi lasci il suo numero di telefono”, ci
dice. La bottiglia di plastica con l’olio, sopra il camino, è
vuota. L’unica fonte di cibo sono le mense. “Aspettiamo in fila
per prendere due-tre piatti per poter dare da mangiare ai nostri
figli”, racconta.

Dalla mensa del
Comune di Aspropyrgos vengono sostenute 400 famiglie, due volte a
settimana, mentre i disoccupati iscritti all’OAED [ufficio per la
disoccupazione, n.d.t. ] di Thriassio Pedio ammontano intorno ai
10.000. “Una ragazza laureata vive in una tenda sul monte, mentre
altri raccolgono acqua dai serbatoi antincendio”, ci dice
Alexàkis.

Molti dei ragazzi che
vivono a Neoktista frequentano la seconda Scuola Media di
Aspropyrgos. Abbiamo incontrato i loro professori.

“Vengono ragazzi
malnutriti. La fame influisce sulle prestazioni scolastiche. Spesso
sono assenti, sono nervosi, non ci sono le condizioni in casa per
poter studiare, non hanno voglia di seguire i corsi, non hanno
nemmeno i soldi per il biglietto dell’autobus per venire a scuola.
Con i problemi di sopravvivenza dentro casa, venire a scuola è
un’impresa” dice al giornale “Ef.Syn” la direttrice della
scuola Aggeliki Giannatou. “Un ragazzo è svenuto dalla fame.
Siamo tristi e preoccupati. La lezione passa in secondo piano,
perché non può rispondere al problema dei ragazzi”, sottolinea
la teologa Eugenia Vradì.

A scuola ci sono 123
ragazzi, di cui 23 figli di migranti e 13 rom. Molti di questi non
vengono influenzati solo dalla fame, ma anche dalla coesistenza con
genitori che si muovono oltre i limiti della legalità. “Là dove
c’è povertà, ci sono anche fenomeni come droghe o prostituzione.
È capitato un padre che faceva prostituire la propria figlia e il
figlio che veniva a scuola era aggressivo” ci dice la
professoressa Urania Stavrakaki e sottolinea che “da una parte
vivono la violenza della povertà e dall’altra la violenza
domestica. E la violenza fa nascere violenza”.

La seconda Scuola Media
è la prima scuola pubblica che applica già dal 2005 un programma
speciale di risoluzione pacifica dei conflitti attraverso
“l’intermediazione scolastica”. La violenza, però, nasce
anche al di fuori delle mura scolastiche. Ogni giorno basta soltanto
una scintilla per trasformare una zona muta in una zona di guerra.
Rapine in strada che non vengono denunciate per paura, intrusioni
con armi da fuoco in negozi mirando alla cassa, macchine che vanno e
vengono per controllare cosa succede, affinché sappiano qual è il
momento giusto per attaccare le grandi imprese.

Un po’ di tempo fa,
avevano minacciato la banca. Tutte le forze della polizia si
erano radunate là, così hanno potuto far passare delle droghe o
armi da un’altra parte. Si trattava di una diversione dice al
giornale “Ef.Syn” un residente di Aspropyrgos e racconta un
altro incidente durante il quale “un mafioso correva con una
Porsche decappottabile. Si schianta contro un recinto. Arriva della
gente e lui, anche se stordito, tira fuori l’arma. Arriva la
polizia e trova il baule dell’auto pieno di cocaina. Dopo una
settimana era già fuori”.

Un imprenditore che ha
una piccola fabbrica racconta un incidente nel quale la polizia
insegue un tizio, che “per scappare entra nella fabbrica. Gli
agenti della polizia cominciano a sparare. Noi inizialmente
rimaniamo fermi. Facciamo finta di non vedere e continuiamo il
nostro lavoro. Un’altra volta vedo un camionista che si ferma a
prendere un caffè. Un’altra macchina si accosta, uno salta sul
camion e prende i cellulari e i portafogli. Guardo il camionista che
mi fa segno di tacere”.

Campi avversari

“Davanti alla scuola i
pontici avevano steso a terra un rom. Gli avevano aperto le gambe e
gli davano dei calci con forza”. Nikos ha solo 14 anni. Studente.
Anche se è così giovane, la sua anima è piena di odio. “Odio
gli zingari. Anche se soffrono non intendo avere pietà, perché
cresceranno e diventeranno cattivi. Gli zingari sono inferiori,
subordinati. Crescono per cominciare a rubare e per avere un reddito
in modo illegale. È nella loro natura” dice al giornale “Ef.Syn”.
“Ci sono ragazzi che hanno paura di andare in bagno. Io vivo con
la speranza di prendere mio figlio e andare via” dice sua madre.
Nella scuola di Nikos ormai è molto intensa la presenza di Alba
Dorata. Un suo compagno di scuola, ci dice, ha sul braccio un
simbolo dell’organizzazione neonazista. Lui racconta che si sente
più sicuro da quando sta insieme agli albadorati.

“Chiami uno di loro e
dici ‘ho un problema’. I residenti non chiamano la polizia.
Chiamano Alba Dorata” ci dice un residente di Aspropyrgo, che
dichiara che alle prossime elezioni voterà per Alba Dorata. “Li
sosterrò, anche se so già che in futuro me ne pentirò. Il deluso
non ha giudizio”, conclude.

Nelle ultime elezioni il
partito neonazista ha ottenuto il 17% dei voti ad Aspropyrgos. È un
segreto comune che per essere eletto qui devono sostenerti le
famiglie dei Pontici. Famiglie numerose votano massicciamente e la
linea viene data dal nonno. Queste famiglie si muovono ormai verso
Alba Dorata.

Si tratta di una
reazione a catena. La povertà porta ad un aumento della
criminalità. La criminalità provoca paura. In una zona con intensa
immigrazione, la paura si trasforma in xenofobia e razzismo.
Aspropyrgos era in passato un granaio e una zona di lattughe. È
diventata zona industriale dopo gli anni ’60. Parallelamente ha
ricevuto grandi ondate di migrazioni nazionali e straniere
(albanesi, pontici dalla Russia, rom, pakistani) arrivati per il
lavoro nei campi e nelle industrie. Poi è arrivata la crisi e i
lavori sono diminuiti.

“Sono passati ad
Alba Dorata”

“L’industria portava
soldi nella zona. Gli affitti che pagavano le industrie erano alti.
Per un verso, i migranti sono stati sfruttati per la manodopera nei
campi, per un altro sono stati rifiutati dalla popolazione locale.
Quando chiedono i soldi che sono loro dovuti da 2-3 mesi, chiamano
la polizia e li denunciano perché non hanno i documenti in regola”
riferisce un imprenditore della zona e aggiunge che “adesso con la
crisi, molti di loro si rivolgono ad Alba Dorata e ad ogni mostro
che promette di tutto.”.

Torniamo alla seconda
Scuola Media. Uno studente turco nato qui è venuto a salutare.
Vedrà i professori, i compagni di classe, le persone amate per
l’ultima volta. Suo padre faceva il benzinaio ad Aspropyrgos. Ha
chiuso per la crisi. Adesso emigrano per la seconda volta. In
Germania. “La vita è ingiusta. Quando devi emigrare è ingiusta.
Alcune volte non dipende da noi fare quello che vogliamo” scrive
nella sua lettera di addio.

Fonte: efsyn

Traduzione di Atene
Calling

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