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Una settimana decisiva

Domenica 20 settembre si voterà per il parlamento greco. Gli scenari possibili. [Aldo Giannuli]

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17 Settembre 2015 - 05.14


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di Aldo Giannuli

Quella che si apre è una settimana decisiva per almeno due paesi: Grecia ed Italia.

Domenica 20 si voterà per il parlamento greco. I sondaggi parlano unanimemente di una flessione di Syriza il che è perfettamente logico, non fosse altro che per effetto della scissione di Unità Popolare e neanche Tsipras si aspetta di replicare il 36% dei primi dell’anno. Ma questo non vuol dir molto, per stabilire chi abbia vinto davvero. Anche in questo caso, il metodo migliore è quello di fissare delle “soglie preventive” rispetto alle quali valutare il risultato finale.

Ovviamente, il trionfo di Tsipras e di Syriza sarebbe la maggioranza assoluta dei seggi da soli o insieme all’attuale alleato di governo. Parallelamente questa sarebbe la disfatta di Nd, Pasok, Kke, Alba Dorata e scissionisti di Syriza, perché non ci sarebbe spazio per nessun altro che per Tsipras che conquisterebbe una centralità assoluta diventando il leader carismatico indiscusso non solo della sinistra, ma di tutta la Grecia. Il che non vorrebbe dire né che Tsipras ha avuto ragione a giocarsi la partita come ha fatto a luglio né che i suoi problemi siano finiti (anzi, per certi versi, inizierebbero proprio allora), ma sul momento sarebbe la vittoria piena e lui avrebbe avuto ragione ad indire le elezioni in questo momento.

Tuttavia, questo risultato è assai poco probabile: la legge elettorale greca attribuisce un premio di soli 50 seggi al vincitore, per cui Syriza dovrebbe sfiorare il 38% (andando oltre il risultato precedente) per centrare l’obiettivo. Il che pare fuori del campo delle possibilità.

Per cui, realisticamente, Syriza può puntare ad un risultato più modesto, ma in grado di permettergli un governo di coalizione con una o due delle formazioni minori di centro (Pasok e To potami): lo stesso si andrebbe ad un governo di unità nazionale con Nd, ma con Syriza in posizione di forza, e con Nd aggiuntiva e non determinante. Considerata la scissione e la delusione seguita al referendum, sarebbe un ottimo risultato per Syriza che potrebbe parlare di vittoria, anche se poi bisognerebbe vedere il seguito, per capire quanto il consenso possa reggere ad un governo di unità nazionale.

Terzo scenario: Syriza arriva prima, ma deve per forza fare i conti con Nea Democratia, determinante per fare il governo. Questo vorrebbe dire che la manovra di indire le elezioni anticipate è fallita, che Syriza è nell’angolo e dovrà sottostare alla tenaglia fra Nd e la Troika: sarebbe una innegabile sconfitta politica che potrebbe essere aggravata da una flessione particolarmente severa (cioè sotto il 30% dei voti) e da un eventuale successo di Unità popolare (che vuol dire dal 4% in su). Il vincitore parziale sarebbe sicuramente Nd che tornerebbe a contare.

Quarto scenario: Nd conquista, anche di un solo voto, la maggioranza relativa ed il premio. Anche se i seggi non bastassero a fare un governo da sola o con i soli Pasok e To Potami, e si andasse ad un governo di unità nazionale, per Syriza sarebbe la disfatta cui probabilmente seguirebbero altre emorragie del partito, con scissioni, passaggi ad altre formazioni ecc. E sarebbe la fine personale di Tsipras. Questo risultato avrebbe effetti notevoli anche fuori della Grecia: impallidirebbe l’astro nascente di Podemos, declinerebbe disastrosamente anche l’area Sel-Linke eccetera, ed anche Renzi dovrebbe stare attento a disubbidire ai diktat europei. Il messaggio sarebbe chiaro: la Ue e l’Eurozona non accettano di essere riformati e sono in grado di punire chiunque si provi a farlo.

E veniamo all’Italia: sulla carta, il pallottoliere non è favorevole a Renzi, sia per la dissidenza della sinistra Pd, sia per la possibile defezione di Ncd, inoltre non è da escludere qualche altro franco tiratore ispirato dalla congiura dei boiardi di cui abbiamo detto.

Ma… c’è un ma, anzi diversi ma: la sinistra Pd ha la consistenza di un gelato al sole di ferragosto, Fi beccheggia, i fuorusciti del M5s già dicono di andare a soccorso del vincitore, le opposizioni sono sbriciolate in una dozzina di gruppi e, soprattutto, il timore di nuove elezioni, che priverebbero gli attuali senatori anche di questo scorcio di legislatura, potrebbero dare sorprese.

Dunque, stiamo a vedere e ricordiamoci che, sinora, Renzi è stato fortunato, molto fortunato.

(15 settembre 2015)

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