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di Deanna Pala.
La povertà in Italia e nell’Eurozona è in
costante aumento. Niente di nuovo. È la naturale conseguenza delle
politiche economiche delle Unione Europea: più tagli la spesa pubblica
più diminuisce il reddito delle famiglie che sono costrette a diminuire i
consumi aggravando la disoccupazione.
Questo è facilmente comprensibile ai bambini ma non ai Commissari
Europei che, a proposito di bambini, si ostinano a far entrare le
formine dentro la sfera tramite un buco che ha però una forma diversa.
Così credono che tagliando la spesa pubblica e abbassando i salari si possa magicamente creare crescita.
Contro la povertà l’Unione Europea istituisce nel 2010 la strategia Europa 2020 –piattaforma europea contro la povertà e l”emarginazione
che ha l’obiettivo di lottare contro la povertà e l”esclusione sociale,
riducendo del 25% il numero di europei che vivono al di sotto della
soglia nazionale di povertà facendo uscire dalla povertà oltre 20
milioni di persone entro il 2020.
È già un controsenso che l’Unione Europea si proponga di lottare
contro una cosa che ha creato lei stessa. E il controsenso emerge anche dall’appello che il Parlamento Europeo ha rivolto alla Commissione Europea il
15 novembre 2011 dove “il Parlamento invita la Commissione a garantire
che le misure di austerità definite di concerto con gli Stati membri non
mettano in discussione il conseguimento dell”obiettivo della strategia
Europa 2020 di far uscire 20 milioni di persone dalla povertà â€. Ma il
Parlamento Europeo vale un due di picche e dopo 3 anni stiamo peggio di
prima.
Cosa si propone Strategia Europa 2020 per ridurre la povertà ?
Innanzitutto il miglioramento dell’occupabilità degli indigenti ovvero
la capacità delle persone di essere occupate o di saper cercare
attivamente, di trovare e di mantenere un lavoro. In piena deflazione
economica i posti di lavoro sono pochi rispetto al numero di persone che
cercano un lavoro.
Se anche gli interventi finanziati dalla UE dovessero migliorare la
capacità dei disoccupati di trovare un lavoro, ma si lascia inalterato
il numero dei posti di lavoro, il miglioramento in termini occupazionali
sarebbe pari a zero. Serve occupazione non occupabilità . Se ci sono 95
posti di lavoro ma 100 disoccupati ci saranno sempre 5 persone fuori dal
mercato del lavoro, anche se tutti e 100 migliorassero le loro
competenze. Ricorre spesso nei documenti europei la frase “fornire
alle persone indigenti le competenze che possono consentire loro di
approfittare appieno dell’espansione del potenziale occupazionaleâ€.
Il principio “non dare un pesce ma insegna a pescare†è stato
travisato dalla UE che non ha dato pesci, ha insegnato a pescare ma ha
tolto i pesci dal mare (e pure il mare).
Correttamente è inserita nella Strategia un capitolo sulla
“Protezione sociale e accesso ai servizi essenzialiâ€. La povertà va
prevenuta evitando quelle situazioni per cui i giovani possono diventare
anziani poveri. C’è sempre però il tuttavia che si ripete spesso nel
documento: è importante avere una buona pensione tuttavia i sistemi
pensionistici devono essere sostenibili in termini di finanze pubbliche.
Viene raccomandato ai paesi di far restare il più a lungo possibile le
persone al lavoro, come dire, non ti risolvo il problema della tua
povertà da anziano ma faccio in modo che tu possa arrivarci da molto
anziano, durerà meno. Stesso discorso sulla sanità : UE raccomanda di
trovare il giusto equilibrio tra la legittima domanda di servizi e il
fenomeno misterioso “gli Stati finiscono i soldiâ€. È legittimo che un
indigente chieda servizi sanitari gratuiti ma è più legittimo che lo
Stato risparmi. Un principio è un principio non è che può essere
smantellato per il solo fatto che crea povertà e disagio. Che è poi il
principio sottolineato dalla Merkel agli indigenti greci a seguito della
fallimentare trattativa di Tsipras “è importante risolvere la crisi
umanitaria ma soprattutto mantenere le finanze stabili.
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