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Giulietto Chiesa: Leggo anch’io, come molti fanno, l’ultimo post di Grillo-Casaleggio sul reato di clandestinità. Non si va lontano, con queste idee.

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10 Ottobre 2013 - 23.03


ATF

di
Giulietto Chiesa
.

Leggo
anch’io, come molti stanno facendo, l’ultimo
post di Grillo-Casaleggio
che critica pesantemente i due senatori
del M5S che hanno promosso l’emendamento sull’abolizione del
reato di clandestinità. Non entro nel merito degli argomenti
che riguardano i metodi interni del M5S. Non mi riguardano: ciascuno
sceglie i criteri di disciplina interna che ritiene opportuni, e se
ne assume la responsabilità.

Intervengo
dunque sul merito di alcune affermazioni che – per esprimersi in
modo urbano – risultano stupefacenti quanto rivelatrici. “Opinione
pubblica”
e “volontà popolare”, come esse si
manifestano nella attuale società manipolata, sarebbero dunque sacri
punti di riferimento? A me pare che questo contraddica perfino le
fondamenta di ogni discorso che si proponga di trasformare questa
società. Così come l’affermare che non si deve affrontare il
problema della “educazione” dei cittadini. Pensano forse,
Grillo e Casaleggio, che la grande massa degli elettori e dei
cittadini sia già bella e pronta ad affrontare le trasformazioni
della loro vita che questa crisi comporta e comporterà,
anche nella migliore, nella più favorevole ai ceti popolari,
evoluzione degli eventi? Se lo pensano, si sbagliano di grosso.

Dunque
un problema di educazione alla politica si pone. A meno di non
pensare che, dopo generazioni di quel consumismo e di quella caduta
morale che anche Grillo denuncia, l’«opinione
pubblica» finirà per
rinsavire automaticamente, d’un tratto, per volere di qualche
Provvidenza, sicuramente divina.

Una
“identificazione” totale tra il M5S, i cittadini che ne fanno
parte, e coloro che lo hanno votato è una evidente sciocchezza.
Questa affermazione non regge alla più elementare delle verifiche.
Basta leggere i commenti che hanno seguito questo post per toccare
con mano esattamente il contrario. A me fa venire in mente «l’unità
indistruttibile di partito e popolo
»
di sovietica memoria. Sappiamo com’è andata a finire.

Peggio
ancora là dove si ammette che una norma gravemente illegale,
anticostituzionale, antiumana, irrazionale e controproducente
(ci
torno sopra tra poche righe) viene considerata
– da Grillo e Casaleggio – utile a prendere voti, e come
tale se ne caldeggia il mantenimento in vigore. A prendere alla
lettera queste frasi, è difficile trovare una differenza rispetto ai
trucchi elettorali con cui il Palazzo ha fino a ieri
carpito i voti di un’opinione pubblica abbindolata e istupidita.

Pensare
poi – e scriverlo – che i disgraziati che salgono sui barconi lo
facciano dopo avere studiato il nostro sistema giuridico e, dunque,
concludere che togliere il reato di clandestinità equivalga a un
invito ai candidati migranti a imbarcarsi per l’Italia, significa
non rendersi conto di una elementare realtà: l’ondata
migratoria ha cause ben più profonde
, non esorcizzabili da una
legge italiana, per quanto feroce essa sia.

Siamo
diventati oltre sette miliardi, e siamo tutti su un
pianerottolo. Grillo e Casaleggio pensano davvero che il problema si
risolverà cacciando via i sei miliardi che stanno arrivando? Se lo
pensano vuol dire che pensano di farlo con la forza. Il fatto è che,
ogni giorno che passa, anche quelli stanno diventando sempre più
forti. E tra un po’ potremmo essere noi a dover scendere dal
pianerottolo.

Lasciamo
da parte, per carità di patria, infine, l’evocazione delle
pratiche di paesi “molto più civili” del nostro (con il link
a un articolo
che, tra l’altro, se letto fino in fondo,
contraddice la tesi che viene sostenuta) .

Io
penso, noi di Alternativa pensiamo, che la civiltà del nostro paese
– nonostante tutto – sia niente affatto inferiore a quella di
Stati Uniti, Francia ecc.

Penso
che avessero tutte le ragioni quei 22 giuristi
(tra
cui Rodotà, Zagrebelski, Pepino, Spataro,
Ferraioli, Palombarini) che, nel 2009, quando ancora la
legge infame di cui stiamo parlando era in discussione, fecero
presente che l’introduzione di quel reato avrebbe prodotto «una
crescita abnorme di ineffettività del sistema penale»,
condannato alla paralisi da una miriade di «processi
privi di reale utilità sociale».
Quei 22 giuristi fecero riferimento, tra l’altro, a una sentenza
della Corte Costituzionale (numero 519 del 1995)
in cui si
descriveva bene quello che oggi esplode. Cioè che «gli
squilibri e le forti tensioni che caratterizzano le società avanzate
producono condizioni di estrema emarginazione»,
di fronte alle quali «non si
può non cogliere con preoccupata inquietudine l’affiorare di
tendenze, o anche soltanto tentazioni, volte a ‘nascondere’ la
miseria e a considerare le persone in condizione di povertà come
pericolose e colpevoli».

Grillo
e Casaleggio vanno addirittura oltre le “tentazioni”
: le
impugnano come armi in difesa degli italiani poveri, in base alla
logica dei polli a testa in giù nelle mani di Renzo. Non si va
lontano con queste idee, purtroppo, e ce ne dispiace.

Giulietto
Chiesa

Presidente
di Alternativa-Laboratorio politico
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