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Dal Cairo con amore (e sollievo).

Sono arrivato al Cairo il 29 giugno scorso. In tempo per vivere in prima persona la rivoluzione del 30 - quella vera - che ci ha liberato da un incubo durato un anno.

Dal Cairo con amore (e sollievo).
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4 Luglio 2013 - 22.55


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di Sherif El Sebaie.

ono arrivato al Cairo il 29 giugno scorso. In tempo per vivere in prima persona la rivoluzione del 30 – quella vera – che ci ha liberato da un incubo durato un anno. A pochi passi da casa mia, nel quartiere di Heliopolis, le masse oceaniche e pacifiche che manifestavano davanti al Palazzo Presidenziale contro Morsi. Subito alle loro spalle, i sostenitori di quest”ultimo, barbuti e armati di spranghe e pistole, che promettevano vendetta e martirio nel caso fosse destituito. In mezzo, i carri armati dell”esercito con le mitragliatrici spianate per difendere i manifestanti disarmati. Eppure ci sono venuto volentieri, nella convinzione che questa volta, a differenza della precedente, la mia presenza – e quella di ogni egiziano – fosse non solo necessaria ma vitale.

Due anni fa i miei lettori ricorderanno che accolsi la notizia della caduta di Mubarak con molta freddezza. A differenza degli espertoni che straparlavano sui media di democrazia e liberta” ero convinto che la caduta dell”anziano Faraone fosse invece il preludio di una catastrofe di dimensioni epocali per l”Egitto. Quando Mubarak avvertiva che l”alternativa al suo governo erano i fascisti islamici, nessuno dotato di un minimo di intelligenza poteva dargli torto. Se non gli osservatori inebriati dall”immagine fasulla trasmessa artificialmente da Aljazeera, al servizio della dinastia Qatariota, sostenitrice e finanziatrice della Fratellanza. Si poteva facilmente immaginare infatti che alle successive elezioni libere, complice l”analfabetismo e la poverta” di molti egiziani, sarebbero stati eletti proprio i Fratelli musulmani.

La mia convinzione era che Mubarak fosse davvero il meno peggio che potevamo permetterci, e questo spiega la sostanziale mancanza di opposizione al suo operato, non proprio entusiasmante negli ultimi anni, su questo blog. La mia opposizione al governo della Fratellanza invece e” testimoniata ampiamente da una rapida lettura dei post scritti in questi dodici mesi. A differenza di altri siti, sia egiziani che italiani, molto bravi a contribuire alla caduta di Mubarak e stranamente silenziosi mentre la Fratellanza faceva scempio del mio paese: dalla costituzione approvata in 24 ore in assenza dei laici e dei cristiani ai disegni di legge per permettere il matrimonio con bambine di 9 anni, dal ministro della cultura che voleva liquidare il corpo di balletto considerato uno spettacolo osceno alla nomina di un tizio aderente alla formazione terroristica implicata nel massacro di decine di turisti a Luxor nel 1997 come governatore di….Luxor.

Nel frattempo in Egitto proprio gli intellettuali e i laici che avevano promosso la prima rivolta si rendevano conto del baratro in cui il paese stava per sprofondare. E cosi, dalle critiche alle forze armate che temporeggiava nella fase di transizione e dagli appelli al voto universale, sono passati a chiedere l”intervento dell”esercito per rovesciare l”esito del voto democratico e a sostenere la necessita” di impedire agli analfabeti di votare (e cioe” il 40% del popolo egiziano). E questo avveniva mentre i pecoroni della stampa occidentale continuavano imperterriti a parlare di islamisti moderati e pragmatici, della necessita” di dare loro tempo per imparare la democrazia. La cosa magari potrebbe sconvolgere il lettore occidentale, eppure e” la cruda verita”: un governo illuminato in Egitto e” possibile solo se il voto popolare viene svolto sotto una qualche forma di tutela superiore.

Una cosa pero” non l”avevo azzeccata, ma se per questo non l”aveva immaginata davvero nessuno, a partire dagli stessi Fratelli musulmani: la durata necessaria affinche” gli egiziani si rendessero conto dell”errore commesso. Io pensavo che sarebbero stati necessari almeno cent”anni prima che diventasse chiara a tutti la portata del disastro. Se cio” e” accaduto invece in appena un anno, piu” che agli egiziani, lo dobbiamo all”estrema stupidita” e incompetenza della Fratellanza. Essere riusciti in appena dodici mesi a dilapidare un patrimonio di credibilita” costruito con le opere caritatevoli in quasi un secolo, era una cosa di cui solo loro potevano essere capaci. Vi lascio immaginare a cosa sarebbe stato ridotto il paese se fossero rimasti in carica per un intero mandato di quattro anni.

Se – come democrazia comanda – ai Fratelli musulmani fosse stato concesso ulteriore tempo per governare, quanto basta per infiltare i gangli del potere, e sopratutto se fossero stati abbastanza intelligenti da gestire il paese in maniera competente e mascherare, almeno temporaneamente, le loro intenzioni, quello che sarebbe sorto in Egitto avrebbe di gran lunga superato la peggiore teocrazia che vi possa venire in mente. Cio” detto, voglio solo far sapere a chi mi aveva dato un paio di anni fa del “golpista da divano”, del “collaborazionista del regime”, del “vecchietto reazionario”, del “nazionalista da operetta” e del “codardo che dovrebbe andare a fare il militare” che neanche un”enciclopedia basterebbe per permettermi di esternare il mio piu” profondo disprezzo per la loro, di codardia.

PS: oggi su Panorama c”e” un mio editoriale sul ruolo dei militari in Egitto.

Fonte: [url”http://salamelik.blogspot.com/2013/07/dal-cairo-con-amore-e-sollievo.html”]http://salamelik.blogspot.com/2013/07/dal-cairo-con-amore-e-sollievo.html[/url]

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