di Giulietto Chiesa.
La rivoluzione arancione è tornata, ma
questa volta è un arancione affumicato dal nero nazista. Adesso il
grande interrogativo è se le regioni dell’est e del sud, Il Donbass e
la Crimea, muoveranno verso la secessione, oppure accetteranno il colpo
di stato violento.
Decisione che dipenderà da molti fattori, ancora aperti e incerti.
Certo è che, adesso, per i russofoni di Ucraina il restare equivarrà a
scendere di grado: da cittadini con eguali diritti a subordinati a un
potere politico centrale che dichiara, senza mezzi termini, di
considerare la Russia un nemico.
L’Europa e Washington applaudono
il nuovo governo nero di Kiev, promettono aiuti, si felicitano
vicendevolmente nel baccanale del trionfo. E alzano la posta: una “mezza
Ucraina†non gli basta. La vogliono tutta, costi quello che costi. E,
infatti , accusano Mosca di puntare alla secessione.
Yulia
Timoshenko ha già vinto le prossime elezioni presidenziali di maggio.
Intanto annuncia la caccia all’uomo . “Yanukovic e i suoi – dice –
saranno puniti. E’ già chiaro che, in nome dell’unità del paese, è
pronta a mandare i carri armati golpisti a punire i “russiâ€
secessionisti.
Ma neanche questo appare sufficiente. Si alza la
sfida a Mosca: “La nostra rivoluzione sarà un esempio per altre
repubbliche ex sovietiche – esclama l’eroina dell’Occidente – abbiamo
indicato loro la strada verso la libertà â€. Il vicinissimo Lukashenko,
schiacciato ormai tra la Polonia revanchista di Tusk e la “nuova
Ucraina†di Stepan Bandera incassi l’avvertimento. Ma il presidente della Bielorussia non sarà l’unico
a doversi guardare la schiena. C’è la Georgia, invitata a alzare di
nuovo gli scudi. C’è la Moldavia da strappare definitivamente al
“comunismoâ€. E c’è la Russia di Putin da umiliare.
E’ un programma
che prevede due esiti possibili: uno è la resa della Russia
all’ineluttabile accerchiamento. L’altro è un innalzamento drammatico
della tensione tra Mosca e l’Europa, tra la Russia e l’Occidente. Le
navi USA sono già nel Mar Nero. Mosca, per ora, tace, mentre cala il
sipario dell’Olimpiade.