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Ucraina al bivio tra pogrom, inganni e bolletta del gas

Il pogrom di Odessa è stato un boomerang contro i golpisti di Kiev. Portare in Europa un tale alleato non è già più cosa facile da digerire. Cambieranno strategia [Giulietto Chiesa]

Ucraina al bivio tra pogrom, inganni e bolletta del gas
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11 Maggio 2014 - 22.53


ATF

di
Giulietto Chiesa
.

Molto
deve ancora accadere prima del 25 maggio. E non c’è da essere
ottimisti. Il risultato del
referendum
nelle aree sud-orientali dell’Ucraina

è prevedibile dia nuova forza alle
richieste
di separazione
dei russi
che hanno respinto l’invito di Putin al rinvio.

Ma
è già evidente che la cosiddetta
“operazione
antiterroristica”
, organizzata dal
governo di
Kiev,
non ha funzionato,
così com”è chiaro che non potrà essercene un”altra più
efficiente della prima.

L’esercito
ucraino
non è stato e non è in
condizione di effettuare un’offensiva su larga scala
:
per ragioni molteplici, per mancanza di motivazione, per scarsezza di
mezzi, per divisioni interne allo stesso governo di Kiev.

Si
è cercato di supplire mandando all’offensiva
alcuni
reparti
preventivamente scelti e ben
pagati, di fatto
mercenari,
disposti a tutto: una ripetizione del sistema con cui
Boris
Eltsin
, nel 1993, riuscì a
schierare quella decina di carri armati e blindati che spararono
sulla Casa Bianca di Rutskoi e Khasbulatov.

Ma
qui si vede che le forze non ci sono. L’offensiva si è limitata a
pochi centri minori,
come Slaviansk, Kramatorsk e pochi altri. E anche in questi casi,
sebbene sanguinosi, l’esercito non ha nemmeno tentato di occupare i
centri abitati, ritirandosi ogni volta dopo avere effettuato
incursioni di limitata portata.

Una
seconda fase, culminata nel
massacro
di Mariupol
, appare basata
sulla cosiddetta
Guardia Nazionale,
forse appoggiata da gruppi di mercenari stranieri di un’impresa
“privata” emanazione della famigerata
Blackwater.
Non vi è prova – salvo pochi filmati – dell’intervento di
gruppi combattenti stranieri, sebbene non vi sia dubbio che
istruttori militari occidentali siano impiegati nella pianificazione
delle operazioni della Guardia Nazionale.

Tuttavia
è chiaro che i rivoltosi di Maidan, anche se ormai inquadrati nella
nuova struttura “statale” non sono a loro volta né
sufficientemente numerosi, né in grado di condurre operazioni
militari su larga scala, contro le formazioni dei “separatisti”
russi, le quali, a loro volta, appaiono ben salde sulle loro
posizioni. Infatti anche l’attacco contro Mariupol è stato svolto
come
un’azione diversiva,
volta a impaurire piuttosto che a occupare il territorio: incursione
nel centro abitato, furiosa sparatoria di mezzi pesanti contro
edifici e popolazione civile, infine ripiegamento rapido e fuga.

Non s’è mai visto un esercito che agisce come una banda di
guerriglieri
: armati con mezzi
pesanti, dunque in grado di mantenere un accerchiamento, ma incapaci
di tenere le posizioni conquistate.

Ecco
perché si devono considerare importanti le notizie secondo cui Kiev,
sotto il controllo di
Valentyn
Nalyvaichenko
, starebbe preparando
un
cambio di strategia.
Che consisterebbe nella
concentrazione
di tutte le forze disponibili sulle tre zone di Odessa, di
Dnepropetrovsk e di Kharkov
. In
tutti e tre questi decisivi capoluoghi la composizione etnica della
popolazione è meno svantaggiosa per il governo centrale. La presenza
russa è molto alta, ma equilibrata da quella ucraina. E qui si
potrebbe (o sarebbe relativamente più agevole) , far convergere le
squadre naziste di
Pravy Sektor
e
Svoboda,
ripetendo un’operazione simile a quella che permise di effettuare
il
pogrom del 2 maggio nella casa dei Sindacati.

Uno
di questi tre centri abitati potrebbe diventare il bersaglio su cui
concentrare
un’offensiva “sotto
falsa bandiera”
. Cioè montando un
attacco in modo tale da farlo apparire come quello di un contingente
militare proveniente dalla vicina Repubblica filorussa dell’Oltre
Dnestr
. Obiettivo: realizzare un grande massacro, per poi presentarlo
al mondo dei media occidentali come “opera di Mosca”. La
“sortita” dell’Oltre Dnestr sarebbe facilmente spiegata con la
situazione disperata in cui si trova quella repubblica,
autoproclamata e da nessun paese riconosciuta, chiusa da tutti i
lati, sia da quello ucraino, sia da quello moldavo, e dunque
“disponibile” a realizzare un’azione di questo genere.

Ovviamente
i media occidentali sarebbero pronti ad accogliere la versione di
Kiev. Putin sarebbe posto nuovamente sulla difensiva e, nello stesso
tempo, il pogrom di Odessa verrebbe oscurato da una ripetizione in
grande stile, ancora più sanguinosa, dove i morti tra la popolazione
ucraina dovrebbero essere molto più numerosi. Insomma
un
altro pogrom
, ma a parti invertite,
con Mosca questa volta sul banco degl’imputati, mentre Kiev –
anche in previsione di un infausto esito del voto del 25 maggio –
potrebbe
presentarsi all’Europa
come vittima di un’aggressione esterna esplicita
.

Ma
per fare questa “diversione” occorrono comunque molte forze, e un
livello di segretezza di qualche grado superiore a quello mostrato a
Odessa dalle bande naziste. Non basterà attaccare al bavero degli
assassini i “nastri di San Giorgio” a strisce nere e arancione
che simboleggiano per tutti i russi la vittoria nella Grande Guerra
Patriottica. Bisognerà mettere in campo qualcosa di simile a
un
piccolo esercito
. Cosa
non facile
nell’Ucraina
attuale
, nemmeno con l’aiuto
massiccio di “consiglieri” esperti come lo sono quelli della Cia.

Vedremo
nei prossimi giorni quanto queste
voci
siano fondate. Tuttavia è evidente che
il
pogrom di Odessa è stato un pesante boomerang contro i golpisti di
Kiev
. Se il presidente di turno
dell’
Osce
si è risolto a volare a Mosca per riprendere il dialogo con Putin;
se Putin ha potuto cogliere l’occasione per invitare il Donbass a
rinviare il referendum; se l’Europa ha dato diversi segni di
ripensamento dopo avere constatato una piega degli eventi che
diveniva sempre meno spiegabile al grande pubblico occidentale con la
propaganda americana, tutto questo è stato anche – non soltanto –
l’effetto dell’evidenza della mostruosità di cui sono capaci i
nazisti ucraini e i loro fratelli gemelli ultra nazionalisti.
Portare
in Europa e nella Nato un tale alleato non è già più operazione
facilmente digeribile
.

Anche
a Bruxelles, oltre che a Berlino,
forse
se ne sono accorti
. E anche altre
capitali europee hanno cominciato a porsi interrogativi che Varsavia,
Tallin, Riga, Vilnius – tra i protagonisti del golpe di Kiev –
hanno cercato di nascondere. Non saranno loro infatti a dover pagare
la bolletta del gas nei prossimi
mesi
. E gl’interessi
industriali dell’Europa
potrebbero
rivelarsi più importanti di quelli delle banche transnazionali che
hanno forzato fino all’altro ieri la mano anche alla signora
Merkel.

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