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Dalla crisi, Berlino guadagna. Due volte

'Dall’euro, e dai paesi deboli e resi meno competitivi, la Germania ha estratto tutto il succo; al momento di ''trasferire un po’, non vuol farlo. [M. Blondet]'

Dalla crisi, Berlino guadagna. Due volte
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28 Luglio 2015 - 13.17


ATF

di Maurizio Blondet.




“La crisi dell”euro, lungi dal costar qualcosa alla
Germania, le ha reso molto”
: così uno studio francese di Alternatives
Economiques
, che ha rivelato un aspetto sconosciuto della crisi che ci
attanaglia.


Il fatto che i titoli pubblici tedeschi siano visti
dal mercato come beni rifugio, unito alla politica lassista della BCE, hanno
permesso a Berlino di indebitarsi a tassi incredibilmente bassi. Basta dire che
nel 2008, anno di inizio della crisi, la Germania pagò 69 miliardi di interessi
sul suo debito pubblico; mentre quest”anno pagherà 48 miliardi, benché il
debito pubblico sia cresciuto di 490 miliardi. Se i tedeschi avessero dovuto
servire i loro debito ai tassi del 2008, gli sarebbe costato quasi il doppio:
93 miliardi.


Dunque fra il 2008 ed oggi, i contribuenti del Paese
egemone hanno risparmiato.193 miliardi. E ciò, nonostante le somme sborsate per
“aiuti” ai paesi in crisi, Grecia, Portogallo, Irlanda – che poi mica sono
regali; sono prestiti concessi a tassi più alti di quelli a cui s”indebita
l”Egemone. “La crisi, e la sua
continuazione, sono un affare eccellente per la Bundesrepublik”
.


Non si tratta di un complotto, si affretta a dire il
sito: ma questo spiega perché la Germania insiste ad imporre “terapie” per la
crisi, che la fanno durare: austerità, deflazione, avanzi primari.. Non ha
interesse a farla finire, la sua cittadinanza non ne soffre per nulla, e
nemmeno lo Stato. Men che meno le imprese: la stamperia della BCE ha fatto
calare l”euro sul dollaro, consentendo alle ditte tedesche di compensare con
l”export nel mondo ciò che hanno visto diminuire all”interno della UE.


Oltre al lucro sui tassi, cӏ dunque stato il lucro
del commerciare con una moneta svalutata per Berlino.



D”accordo, anche i paesi oggi in crisi hanno goduto,
fino al 2008,   del calo dei tassi sui loro debiti; ma questa
facilitazione concessa dai mercati ha creato una situazione, all”ombra della
quale si sono divaricati gli squilibri nelle bilance commerciali: queste, che
erano relativamente equilibrate nel 2000, quando la crisi è scoppiata si son
trovate divergenti tra -10 e +6% del Pil: divergenze in gran parte dovute alla
stessa moneta unica. Prima, il marco si rivalutava periodicamente, le monete
degli altri si svalutavano, e ciascun paese otteneva un moneta forte come
permetteva la sua economia, la sua “cultura” e la sua inflazione interna. Con
l”euro, i paesi a maggior differenziale inflazionistico non hanno potuto
aggiustare, e il paese con meno inflazione ha visto aumentare la sua competitività
– a spese dei partner europei.



La bilancia commerciale mostruosamente eccedentaria lo
dimostra: Berlino sӏ arricchita a spese degli altri. Si aggiunga un costo
enormemente abbassato per il suo debito pubblico, e si comincia a capire perché
la Germania – ormai creditore di ultima istanza nella UE – ha una forte
tendenza a cacciare fuori i deboli dall”euro: voleva il Grexit e si prepara a
fare lo stesso a Spagna, Italia, Portogallo. Dall”euro, e dai paesi deboli e resi
meno competitivi, ha estratto tutto il succo; adesso sarebbe il momento di
“trasferire” un po”, nel quadro di una “Europa federale”, con un bilancio
comune e una fiscalità in comune. E naturalmente, non vuol farlo.


Anzi meglio: dice di volerlo fare. Schäuble ha
dichiarato allo Spiegel che nessuno
meglio di lui vuole “più Europa”, con un ministro delle finanze comune e un
bilancio unitario dell”euro-zona, insomma esattamente ciò che vogliono
Hollande, Renzi e gli “europeisti” più fanatici.


Ma in questa partita di bridge dei bugiardi che è
ormai l”Europa, le dichiarazioni nascondono un bluff. Gli uni e gli altri
bluffano disonestamente, fingendo di dire la stesse cose, e intendono il
contrario l”uno dell”altro


Hollande e Renzi: adesso facciamo “più Europa” e
dunque Berlino trasferirà i suoi titanici attivi a coprire i nostri passivi.


Schäuble: Più Europa, certo, ma i paesi cicala siano
inchiodati ad una disciplina di bilancio strettissima, sotto controllo di
Francoforte e dei tecnici, senza più che vi abbia spazio la democrazia.
Naturalmente, Schäuble e i tedeschi sono (quasi) in buona fede: esigono la
convergenza delle bilance commerciali e dei deficit pubblici. Senza dire che
quando ci fosse convergenza come la vogliono loro, non ci sarebbe bisogno di
trasferire nemmeno un euro da Berlino al Portogallo o all”Italia. Comodo, e con
l”egemonia assicurata nei secoli.


Patetico esponente degli speranzosi (e
indebitatissimi), l”europeista-super Pier Carlo Padoan ha detto al Financial Times quanto segue: “Per avere una politica economica e
monetaria intera, cӏ bisogno di una unione di bilancio e di una politica di
bilancio.e questa politica deve rispondere davanti a un parlamento, un
parlamento che deve essere eletto”
.


Sembra che parli di democrazia, ma non è così.


Parla di un parlamento europeo, che oltre ad essere
impotente come quello attuale, sarebbe -dovendo votare il bilancio di
previsione fra ricchi e poveri – un luogo di tutte le guerre civili europoidi
prossime venture.


La controprova che la “democrazia” non c”entra proprio
niente? E” stato affidato l”incarico di studiare la imposta europea – la tassa
che si aggiungerà alle altre tasse,e che darà all”oligarchia un potere da stato
federale – a Mario Monti. Un Solenne Cretino che nessuno ha mai eletto a nulla,
che ha distrutto l”economia italiana essendo stato messo al governo da un
euro-golpe, ma tuttavia è sempre a capo di qualche particolare del Progetto. Il
progetto di Jean Monnet 1948. Va” avanti, anche se questa è ormai una prigione
dei popoli. L”Europa federale può tardare; state sicuri che la “tassa Europa”
entrerà subito in vigore, e, pensata dal Cretino, sarà sicuramente
devastatrice.


Grecia, l”umiliante catalogo delle
svendite

Se vi domandate ancora che cosa sarà questa “Più
Europa” che entrambi i farabutti vogliono con le stesse parole, basta che
guardiate alla Grecia, perch̩ rappresenta il vostro futuro Рprossimo.


Ad Atene, il governo deve ottenere l”approvazione
della Troika prima di decidere una nuova legge; adottare tagli semi-automatici
della spesa pubblica; accelerare il pignoramento e la liquidazione di attività
commerciali ed abitazioni che non possono pagare i loro debiti.


Ma soprattutto, la Grecia deve privatizzare 50
miliardi di beni pubblici. Metterli in vendita a privati, e col
ricavato   rimborsare il debito e ricapitalizzare le banche.


La svendita sarà gestita dai creditori e dalla Troika.
L”ammasso dei beni pubblici, umiliante, è già stato fatto, e si trova sul sito
dello speciale Fondo di pignoramento che Tsipras ha accettato, e che ha il nome
orwelliano di Hellenic Republic Asset Development Fund (HRADF, [http://www.hradf.com/en] . Cӏ tutto in quel
tristissimo mercato delle pulci: si vendono spiagge a Rodi, il resorto di
Vouliagmenos, una decina di hotel, fonti di acque termali, un castello a Corfù,
uno stadio famoso, dodici porti dodici: Pireo, Tessalonica, Volos Rafina,
Igoumenitsa, Patrasso, Alexandrupolis, Iraklio, Elefsina, Lavrio, Corfù,
Kavala.praticamente i greci non avranno più un porto.


Sono all”asta inoltre:   l”azienda
dell”acqua potabile di Atene, l”operatore della rete elettrica ADMIE, le installazioni
dei Giochi Olimpici. Di fatto, stranieri compreranno per pochissimo (un
tentativo di vendere beni pubblici per 50 miliardi era già stato tentato nel
2011: ne aveva reso 3,2) – e quasi sicuramente renderanno redditizio ciò che,
mal gestito dal pubblico potere ellenico, perdeva.   Piccolo
particolare: i greci lavoreranno per gli altri, non si terranno niente, i
profitti andranno all”estero. La nuova Europa ha rimesso in vigore una norma
che già l”antica Roma aveva abolito come disumana:   il lavoro
forzato per debiti.


La Commissione prepara la
chiusura-lampo delle banche

Il 24 e 25 giugno, la Commissione europea ha
organizzato un seminario poer i suoi operatori. Agenti dell”agenzia americana
FDIC (Federal Deposit Insurance Corporation) hanno spiegato come si fa” a
chiudere le banche  in una sola notte – in modo che i depositanti non
possano correre agli sportelli a svuotarle – in caso di panico finanziario.


In attesa degli stress test, cӏ un certo nervosismo:
molte banche europee non li supereranno, già si sa. La competenza americana in
questo problema è preziosa:durante la crisi Lehman, hanno serrato 500
banchette. I maestri statunitensi hanno diretto una simulazione, un vero e
proprio addestramento bellico per gli allievi europei. Hanno insegnato certi
trucchetti. Per esempio le piccole città devono essere sorvegliate in modo
speciale per evitare il panico. “Una quantità di veicoli sconosciuti può
seminare turbamento in quelle località“, ha spiegato Pamela Farwig della
Associazione Globale per i Rischi professionali, che era presente.  
L”addestramento sarà specialmente prezioso   in caso di bail-in: ossia quando decideranno di far
pagare a voi, coi vostri depositi, gli errori, le follie e i fallimenti delle
banche. Anche questo, in vista di “Più Europa”.



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