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Sceneggiature e sceneggiate

Tra la sceneggiatura del golpe in Ucraina e la sceneggiata di Vladimir Luxuria a Soci, assistiamo al marketing del nuovo imperialismo. Bugie, martellamenti e amnesie.

Sceneggiature e sceneggiate
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24 Febbraio 2014 - 23.50


ATF

di Piotr.


Sceneggiatura.
L’Ucraina

1.
Quando nel mio post di un mese fa ho scritto che prevedevo che
l’Ucraina
stesse per diventare la Siria
europea, la profezia era purtroppo molto facile.

Tutto
si è ripetuto da copione. Mi viene in mente la barzelletta del
carabiniere che va due volte a vedere Ben Hur perché pensa che possa
cambiare il risultato della corsa delle bighe.

No.
Il risultato è lo stesso
ovunque Cia, Nato e suoi uffici specializzati in “rivoluzioni
colorate”, con contorno di Ong e di media e intellettuali
progressisti (che sono diventati i nemici
giurati di ogni ipotesi di emancipazione umana
,
comunque la si declini, vuoi con Marx, vuoi con Gesù o vuoi soltanto
per puro amore di noi stessi, dei nostri figli e dell’Umanità e
della Natura).

Il
risultato è lo stesso perché il
copione è esattamente lo stesso
.
Persino la pretesa “morte in diretta” dell’infermiera. Quando
l’ho vista mi è subito venuta in mente la “morte in diretta”
di Neda Soltan a Teheran. Ve la ricordate? Fece piangere indignato
tutto il cortile della
distopia ginocratica di sinistra
,
con a capo Lidia Menapace, più propriamente detta Menaguerra da
quando votò a favore delle nostre missioni sub-imperiali a fianco
degli Usa con motivazioni pseudo-poetico-intellettuali da presa per
il culo.

Tutta
la sinistra, da quella rossobruna
al Parlamento (spiegherò in un altro post perché “rossobruna”)
a quella confusionaria e
disorientata
fuori dal
Palazzo, trainata dalle ginocrati si mise allora a piangere una
sedicenne, ma anche ventunenne, ma anche ventiseienne, che aveva un
volto ma anche un altro, che aveva un papà che la prese tra la
braccia morente ma che invece era anche il suo insegnante di musica,
che aveva un fidanzato che dichiarò come Neda fosse determinatissima
ad andare a quella manifestazione, ma anche il suddetto insegnante di
musica che dichiarò invece che erano rimasti imbottigliati in auto
per caso in quella manifestazione, che era musulmana ma anche
cristiana, che fu seppellita ma anche fatta sparire dal “regime”.
E soprattutto, che era morta
ma anche viva
, perché
resuscitò in buona salute in Germania.

Ragazzi!
Che superbo ma-anchismo.
Nemmeno Veltroni.


2.
Insomma, amica veritas, sed
magis amicum imperium
.

La
nostra infermiera ucraina ci ha messo un solo giorno a resuscitare,
ma in quel breve lasso di tempo si sono riscatenate le lacrime
dirittumaniste ma di fatto imperiali di tutti, di
tutta la destra come di tutta la sinistra
.

Dato
che il copione era noto, le lacrime erano state preparate da tempo,
pronte per essere distribuite ai buonisti moderati e a quelli
estremisti. Preparate assieme ai titoloni.

“Kiev
brucia, guerra civile
!”
titolava Venerdì scorso La
Repubblica
. E faceva fatica a
nascondere la soddisfazione. Da quanto tempo infatti i suoi
stakeholders
Nato e Cia stavano preparando questo risultato!

Pensate
che non sia così? Ma dai! Abbiamo visto il bacio in bocca tra John
Kerry e Oleh Tiahnybok,
Führer
dei nazisti che hanno tenuto in
ostaggio le piazze ucraine. E non finisce lì. Da quelle piazze è
trapelata da tempo la notizia del soldo
dei “manifestanti democratici”: 100 grivnia
(8 euro) per le persone normali, 300 grivnia
(25 euro) per gli studenti. Ed è stato anche spifferato che il più
munifico “datore di lavoro” nelle piazze insanguinate di Kiev è
il Konrad Adenauer Stiftung,
legato alla CDU della Merkel (l’Unica in Europa che ci
guadagnerebbe qualcosa).

Tanto
è vero che l’Assistant
Secretary of State
, Victoria
Nuland (quella del famoso «In
culo l’Unione Europea
»),
si è sentita sollevata e ha deciso di fare outing
dichiarando lo scorso dicembre al National
Press Club
che gli Usa
avevano «investito»
5 milioni di dollari
per organizzare un “network”
finalizzato a «raggiungere
gli
obiettivi
statunitensi in Ucraina
».

A
parte il fatto che se questa signora, che la sinistra
statunitense
(ma non la
nostra!) definisce “a rabid
warmonger
”, cioè una
guerrafondaia affetta da
rabbia
, ammette
cinque milioni, allora evidentemente
devono essere stati almeno cinquanta, a parte ciò chiediamoci da
cosa è fatto il suddetto “network”?
Ma lo sappiamo benissimo: dalla rete
di partiti e partitini neonazisti di cui è affetta l’Ucraina
.

Eccoli
qua sotto, i nostri vecchi amici, nelle loro migliori estrinsecazioni
democratiche di piazza (ricorda qualcosa?).

Ed
eccoli eseguire gli ordini
finali
:

Sapete,
no, a cosa servono i fucili di precisione (che la polizia ucraina non
ha in dotazione nelle piazze)? Servono a fare cecchinaggio, quello
stesso cecchinaggio sulla folla che poi metodicamente verrà
incolpato al governo in carica.

Questo
fa parte integrante del copione.

Non
ci credete ancora? L’Occidente non fa di queste cose? Noi non
organizziamo i massacri? Occidente
brava gente?
State allora a
sentire, perché è istruttivo.

Audrius
Butkiavicius era a capo della sicurezza della capitale lituana quando
il 13 gennaio 1991 qualcuno sparò sulle migliaia di manifestanti che
si erano radunati attorno alla torre della televisione di Vilnius,
uccidendo 14 persone.

In
seguito questo losco figuro è diventato ministro della difesa
(integrata nella Nato). Nel 2000 rilasciò un’intervista alla
giornalista Natalia Lopatinskaja del giornale lituano in lingua russa
Obzor:

Domanda:
Fu lei a pianificare i morti
di quel gennaio?

Risposta:
Sì… io non posso certo
giustificarmi di fronte ai parenti delle vittime, ma davanti alla
storia posso farlo. Voglio aggiungere: quelle vittime inflissero un
colpo decisivo alle due principali colonne del potere sovietico,
l”esercito e il KGB. Lo dico apertamente, sì io ho organizzato tutto
ciò. Avevo lavorato per lungo tempo nell”Istituto Einstein, con il
professor Gene Sharp, che si occupava di quella che allora si
chiamava difesa civile. Cioè di guerra psicologica. Sì, io
pianificai come mettere l’esercito sovietico in una posizione
psicologica tale che ogni ufficiale avrebbe dovuto vergognarsi di
farne parte.


Quelle
erano le “Primavere baltiche” a cui il segretario generale della
Nato, Anders Fogh Rasmussen, non a caso paragonò in seguito le
“Primavere arabe”: «Quando
guardo all’Europa centrale e orientale, sono estremamente ottimista
riguardo il futuro che possiamo raggiungere in Nord Africa
».

Purtroppo
alla sinistra non basta nemmeno farle i disegnini. Tutta presa dai
suoi piagnucolosi miti
e dalle sue nostalgie per il
bel tempo andato
, quando
c’erano i buoni e i cattivi, gli indiani e i cow-boy, finisce per
scodinzolare di fronte anche alle più
sputtanate azioni imperiali
.
Basta, per l’appunto, che gli si dica “i
buoni stanno lì e i cattivi là
”.
Poi il suo bisogno irrazionale di credere in qualcosa fa il resto (e
a volte ha persino la spudoratezza di definirsi marxista).

In
Venezuela
si ritenta oggi per l’ennesima volta il medesimo copione. Per ora
siamo all’inizio. Ma facile facile, tra poco arriveranno i
cecchini. Lo dice la sceneggiatura. Dovete guardare assolutamente
questo video, perché la sceneggiatura è tutta lì e vale per il
Venezuela, l’Ucraina, la Siria, la Libia, l’Iran e per tutti i
Paesi nel mirino dell’impero; anche per noi se occorresse
(immaginatevi le parti): http://www.youtube.com/watch?v=ZB3Zzm7bEkQ




In
Ucraina adesso si parla di accordo, di governo di unità nazionale.
Staremo a vedere, perché una cosa a me sembra chiara: la Nato non
mollerà finché l’Ucraina non sarà balcanizzata e la Russia vi si
opporrà con tutte le forze.

Auguri
agli Ucraini e auguri a noi.


Sceneggiata.
La mercificazione imperiale del corpo

1.
Ho avuto già modo di dire che la mercificazione
del corpo a scopi di conquista imperiale
,
l’esibizione ad esempio dei corpi nudi delle donne come strumento
di marketing della superiore civiltà occidental-imperialista, per me
è una delle più laide forme di pornografia.

Le
Femen
sono parte di queste agenzie di marketing, così come le Pussy
Riot
in Russia.

All’allegra
brigata non poteva non aggiungersi Vladimir
Luxuria
.

Le
ultime notizie note sull’attività politica di questa signora è
che strizzava l’occhiolino al Cavaliere dopo un temporaneo
passaggio al servizio del saltimbanco mediatico Bertinotti.

Ora,
come ben si sa, Vladimir Luxuria è stata fermata per un paio d’ore
dalla polizia a Soci. Le agenzie dicono a causa di bandiere e
cartelli pro omosessualità. Eccola qui sotto, “maltrattata”
dagli agenti russi in borghese.

Bene.
Parliamoci chiaro, il signor Wladimiro Guadagno non è al soldo di
Obama. Aveva solo la necessità di rinverdire gli allori mediatici da
tempo appannati e lo ha fatto come è richiesto dalla società dello
spettacolo e come era in grado di fare, cioè come compartecipe
alle insulsaggini dirittumaniste della sinistra
.
In altre parole, il signor Guadagno è la prova che l’impero non
agisce solo con commitment
diretti, ma forse ancor di più creando un milieu
politico e culturale paludoso. Un milieu
rivolto prevalentemente alla sinistra, che possa affascinarla. Per un
motivo ovvio: la destra è già al fianco dell’impero mentre la
sinistra deve essere costantemente rassicurata che se appoggia
l’impero, lo fa per cause buone
e giuste
. Per dirla
brutalmente, la sinistra ha sempre bisogno di essere un po’
masturbata, così si acquieta.

Il
lavoro imperiale è ben fatto, perché i miasmi della palude entrano
nei polmoni di tutti, anche inconsapevolmente.

Non
so quanto sia inconsapevole Vladimir Luxuria, fatto sta che pensare
che la comunità gay italiana sia rappresentata da questa persona è
raggelante. Per fortuna non è così. Questa pretesa ce l’ha però
Vladimir Luxuria che si è sentita investita del ruolo di
rompighiaccio nella fredda Soci fregandosene
di come la pensasse la comunità gay russa

(si veda sotto).

Le
lobby nascono in vari modi tra i quali anche l’autoinvestitura. Ma
se la lobby di un settore industriale rappresenta proprio quel
settore industriale, quando si tratta di fenomeni sociali e culturali
la cosa è ben diversa, e così la lobby omosessuale sta agli
omosessuali come quella ebraica sta agli ebrei. Con complicazioni in
più di carattere ideologico e culturale, le relazioni sono come
quelle del board
di una corporate
con i lavoratori di una sua controllata. Il loro compito è quello
del vantaggio dei membri della combriccola, indipendentemente dal
fatto che si possa creare un danno ai propri presunti rappresentati
(sia chiaro che qui essere omosessuali o ebrei è del tutto
accidentale, perché queste dinamiche sono comuni a tutti i gruppi di
“rappresentanti” e di “facenti vece”; pensiamo, purtroppo, a
cosa diventò il già glorioso Partito Bolscevico).


2.
Ora, per favore, non incominciamo con la solfa che a me piace Putin.
Non è così perché a me non
piace nessun potente
. Sto
solo cercando di ragionare su un fatto abbastanza insignificante che
però è paradigmatico di quelle dinamiche che hanno portato la
sinistra, anche radicale, a fare da cassa
di risonanza del “senso comune dell’avversario all’attacco”

(espressione di Rossana Rossanda, felice ma molto, molto antica).
Ovviamente qui parlo di sinistra come insieme di fenomeni culturali e
non necessariamente politici.

Ad
ogni modo qualche precisazione è dovuta, data la generale
disinformazione che ci viene riversata addosso. Per prima cosa, la
contestata legge non è “di Putin”, perché è stata votata da
tutti i partiti, anche quelli d’opposizione.

In
secondo luogo, la legge non proibisce
l’omosessualità ma la
«propaganda
di orientamenti sessuali non tradizionali davanti a minori
».
Le
pene previste non contemplano la Siberia come qualche sciocco si è
subito affrettato a dire,
bensì
multe
che vanno
dai quattromila ai cinquemila rubli (circa 100-125 euro) per il
cittadino comune al milione di rubli (circa 19.000-23.400 euro) per
chi ha un ruolo nella magistratura. Gli stranieri, infine, sono
punibili con una multa fino a 100.000 rubli e possono essere detenuti
per 15 giorni ed espulsi (questo è l’aspetto geopolitico della
legge, se così possiamo dire).

Se
per “propaganda di orientamenti sessuali” si intendono
adescamenti e pornografia, questo è proibito dappertutto, che siano
tradizionali o meno. Penso però che il problema sia meno banale. Mi
chiedo, infatti, se con “tradizionale” si intende l’usare i
termini “papà” e “mamma” davanti a bambini e con “non
tradizionale”, invece, “genitore 1” e “genitore 2” come
qualcuno politicamente corretto vorrebbe fare da noi. Si capisce
subito che se si vuole entrare nel merito di quella legge, si entra
in un bel ginepraio,
più facile da districare col machete dell’ideologia che scostando
i rami e le spine con pazienza, gentilezza e sensatezza.

Comunque
cercherò d’informarmi, perché solo in questo caso ci sarebbe
discriminazione.

Fatto
sta che Nikolay Alexeyev, leader gay e attivista LGBT, con alle
spalle anni di battaglie per i diritti degli omosessuali e tentativi
spesso repressi di organizzare gay pride a Mosca, per nulla amante di
Putin, ha dichiarato che pur non approvando la legge ritiene che
definirla “persecutoria” sia esagerato.

E
fatto sta che il famoso ballerino gay Dmitry Oskin ha dichiarato:
«Putin non è un omofobo. Amo
Putin, lui è grande. Ha fatto un sacco di cose buone per la Russia.
E’ il mio presidente preferito Lo rispetto
».
Il ballerino fa l’ossequioso perché vivendo in Russia vuole fare
carriera? Proprio per niente: Oskin si
è trasferito da quattro anni a Londra

dove si è unito
civilmente al suo compagno
.

3.
Strano, eh? Non è che la realtà sia diversa da come ce la
raccontano? Certo, a volte si fa una fatica infernale a cercare un
po’ di controinformazione. Una volta la sinistra la faceva, adesso
la sua controinformazione si discosta a stento dall’informazione
mainstream
e quando se ne discosta è quasi esclusivamente su questioni di
politica economica, come se tutto si riducesse a quella sfera.

Putin
può sicuramente fare della propaganda quando esalta l’arte di
Tchaikovsky
affermando che quando una persona è meritevole, è meritevole e
basta, indipendente dal suo orientamento sessuale. Però è un dato
di fatto che il duo lesbico
t.A.T.u.
abbia cantato alla
cerimonia d’inaugurazione dei Giochi Olimpici di Soci, come si può vedere sopra.

Ora
però le cose si fanno più serie e vi prego di prestare attenzione
al ragionamento che segue.

Tutti
si ricorderanno della grande performance di Vladimir Luxuria
all’indegno reality chiamato
“L’Isola dei Famosi”
.
L’isola si trovava in Honduras.
Il 28 giugno del 2009 il presidente democraticamente eletto di quel
Paese, Manuel Zelaya, accusato di essere favorevole a Hugo
Chávez
(che riposi in pace) fu arrestato dai militari
fascistoidi
formatisi alla
famigerata “Scuola delle Americhe” in un colpo
di stato
tramato in prima
persona dall’entourage dell’allora Segretario di Stato Hillary
Clinton
, altra losca virago
per la quale stravedono tutti dal Manifesto
a Repubblica.
Io mi ricordo bene gli ammiccamenti di quest’ultimo giornale col
presidente golpista Roberto Micheletti. L’intervista che gli fece
Omero Ciai iniziava con queste frasi surreali: «Dottor
Micheletti ma chi glielo ha fatto fare di cacciarsi in questo guaio?
Non si rende conto di essere perlomeno fuori moda?
»
(La Repubblica,
3 luglio 2009).
Cioè, un golpe fascista era diventato un guaio per il golpista e una
questione di “moda politica”.

Così
l’organo del PD. O forse è il PD ad essere l’organo del Gruppo
Espresso. Boh! Mentre ci penso andiamo avanti.

Qui
di seguito vedete la lista di lesbiche,
omosessuali e transessuali uccisi dai fascisti

subito dopo il golpe
(fonte globalgaiz.com;
riporto la lista con un copia-incolla, così com’è):

Vicky
Hernández Castillo, transgender, June 29, 2009
Valeria, (Darwin
Joya), transgender, June 30, 2009
Martina Jackson (Martín
Jackson), transgender, June 30, 2009
Fabio Adalberto Aguilera
Zamora, gay, July 4, 2009
Héctor Emilio Maradiaga Snaider, gay,
August 9, 2009
Michelle Torres, (Milton Torres), transgender,
August 30, 2009
Enrique Andrés García Nolasco, gay, September
2, 2009
Jorge Samuel Miranda Mata (Salome), transgender,
September 20, 2009
Carlos Reynieri Salmerón (Sadya),
transgender, September 20, 2009
Marión Lanza, transgender,
October 9, 2009
Montserrat Maradiaga (Elder Noe Maradiaga),
transgender, October 10, 2009
Juan Carlos Zelaya, transgender,
October 26, 2009
Rigoberto Wilson Carrasco, transgender, November
2, 2009
José Luís Salandía, gay, November 2, 2009
Anonymous
man, gay, November 4, 2009
Walter Tróchez, gay, December 13,
2009

L’ultimo ucciso, dopo essere stato
orrendamente torturato, Walter Tróchez, era uno dei più amati
leader LGBTI (in Honduras “I” sta per “intersex”) e membro
del Frente Nacional de
Resistencia Popular
, FNRP,
contro il golpe in Honduras. Un
bravo
compagno
omosessuale
.


Orbene,
avete mai sentito che Vladimir Luxuria sia andata a protestare in
Honduras? Mai.

Però,
guarda caso, è andata a Soci
.

Eppure
nel gennaio del 2011 l’organizzazione honduregna LGBTI Red
Cattrachas
aveva chiamato
alla protesta contro le decine di uccisioni di gay, lesbiche e
transessuali perpetrate dal momento del golpe. Si è fatta vedere
Vladimir Luxuria?

No.
Però si è fatta vedere a
Soci
.

Alla
fine dello scorso anno in Uganda
è passata una legge per cui l’omosessualità può essere punita
persino con l’ergastolo. Certo, Vladimir Luxuria ha protestato sul
suo sito. Anzi aveva pre-protestato, perché la sua protesta è ferma
al novembre del 2012. Si è fatta vedere in Uganda dopo
l’approvazione della legge? No. E ci credo: nessuno se la sarebbe
filata di pezza in Uganda. Per essere presa in considerazione avrebbe
dovuto rischiare di grosso. Meglio andare a Soci dove al più ti
fermano per un paio d’ore, così si può sbraitare a buon mercato,
ci sono le Olimpiadi e tutti aspettano solo che succeda questo. La
visibilità è assicurata.

In
Arabia Saudita
la sodomia viene equiparata al reato di fornicazione e pertanto
punita alla stessa maniera: se il colpevole è un uomo sposato deve
subire la lapidazione fino alla morte; se invece si tratta di uno
scapolo la pena ammonta a 100 frustate nella pubblica piazza e
l’esilio per un anno. Lapidazione fino alla morte. I nostri
progressisti però ci hanno spinti a protestare non contro l’Arabia
Saudita, ma contro l’Iran per la lapidazione
di Sakineh Ashtiani mai
avvenuta e che non potrà mai avvenire

perché in Iran non la si praticava da decenni ed è stata
ufficialmente abolita due anni fa. Siccome ci sono certamente cose
per cui l’Iran potrebbe essere a ragione censurato, un giorno
bisognerà riflettere come mai gli apparati propagandistici
occidentali cerchino invece di far leva su casi farlocchi. Ma
ritorniamo adesso in quella spensierata nazione che è proprietà
privata dei principi Sauditi.

Abbiamo
mai visto lì Vladimir Luxuria col parruccone arcobaleno inneggiante
ai diritti LGBT? No. Troppo rischio e poi non è certo il caso di
disturbare chi è impegnato a
preparare i massacri in Siria
.

Quindi
meglio farsi vedere a Soci a disturbare quelli che quei massacri
tentano di impedirli
.

Così
è, e delle gesta dell’intrepida Vladimir Luxuria in Hoduras ci
ricorderemo solo di quando esulta con le mutande di Valeria Marini in
testa, con Piero Sansonetti, allora direttore di “Liberazione”,
che scriveva che per Rifondazione Comunista la vittoria di Luxuria
era un po’ come la vittoria di Obama in America. Contenti lui e
Bertinotti, oltre che Luxuria. Ma in realtà ex
parte subjecti
era sensato,
perché da quelle parti non
andavano oltre nella visione delle cose
.
Bertinotti elucubrava di «circolo
vizioso guerra-terrorismo
» e
di «guerre ingiuste ma
inefficaci
» (notate il
fantastico “ma”, che dice tutto dell’idiozia del concetto). Più
tardi Ferrero si lanciava in un fantasmagorico “Compagne
Pussy Riot
” (cioè un
gruppo sponsorizzato politicamente dalla Clinton, ovvero dalla
mandante di gorilla fascistoidi che si dedicano alla mattanza in
serie di gay e transessuali), così che l’universo mondo capiva la
pregnanza della visione della direzione di Rifondazione riguardo i
conflitti mondiali e riguardo i problemi della gente, lasciando
migliaia di poveri militanti ad arrabattarsi disorientati e a cercare
di capirci qualcosa.

L’importante,
ancora una volta, era poter dire “Io
c’ero
”. C’ero
all’evento mediatico,
c’ero all’evento di
marketing
, ho in qualche modo
partecipato al fenomeno di cui tutti parlavano. Posso magari perdere
ogni appuntamento con la Storia, ma mai un appuntamento al cabaret
globale.

Poi
qualcuno ancora si domanda come mai i partitini della sinistra
radicale stiano sparendo dalla faccia della Terra. Al punto in cui
siamo, sarà doloroso ma è l’unico modo perché rinasca qualcosa.

Nel
frattempo è meglio distogliere lo sguardo da queste miserie e
rallegrarci che in altre parti del mondo le cose sono affrontate in
modo molto più serio e infinitamente più dignitoso oltre che più
coraggioso.

Ecco
un manifesto del Movimiento de
Diversidad en Resistencia
sul
presidente honduregno:

E
sapete da cosa si nota che si sta parlando non di un altro continente
ma proprio di un altro pianeta? Dal loro slogan:


“¡SOCIALISMO
SÍ, HOMOFOBIA NO!
”.



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