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Ucraina: Merkel e Hollande sono complici dei criminali di Odessa

Neanche una parola di condanna per il pogrom di Odessa, il che li rende complici morali di esso. Hollande è il più spregevole in questa gara a chi è più servo [A. Giannuli]

Ucraina: Merkel e Hollande sono complici dei criminali di Odessa
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12 Maggio 2014 - 10.42


ATF

di Aldo
Giannuli
.

Prima di ogni commento sulla situazione
ucraina, penso sia doveroso offrirvi in visione queste breve documentario, che dimostra come sia falsa la versione ufficiale, che sostiene essere stato un incendio la causa della morte di 46
russi, che erano fra quelli rifugiati nella casa dei sindacati ad Odessa:


Non
è stato un incendio più o meno fortunoso. È stato un crimine di massa contro i
civili
, perpetrato
dalle squadracce neo naziste che,
ormai, hanno preso la mano a tutti gli altri in Ucraina.

Non credo di essere accusabile di
preconcetto spirito di schieramento e credo di averlo dimostrato sulla
questione venezuelana, dove non
ho risparmiato critiche al governo chavista
ed espresso molta comprensione
verso gli studenti che lo contestano (anche in dissenso con un mio amico e
collaboratore di questo sito). Qui le cose stanno diversamente e, per una
volta, premetto una dichiarazione di schieramento
all’analisi che cercherò di fare (peraltro mantenendo, per quanto possibile,
l’equilibrio che deve sempre avere chi voglia capire cosa sta accadendo). Ma, quando ricompaiono i nazisti con le loro
atrocità, non è possibile alcuna neutralità
e non c’è dubbio sulla parte da
scegliere: contro di loro ed a fianco
delle vittime
.

Detto questo, entriamo nel merito
partendo da una constatazione: è in
corso in Ucraina una partita strategica
mondiale che va molto oltre gli attori che occupano il palcoscenico
. Ma
prima di affrontare l’esame degli attori mondiali (lo faremo nel prossimo
articolo), ci sembra il caso di premettere un esame veloce di come si sia
arrivati a questo stato di cose e di che gioco stiano facendo le componenti
interne allo schieramento indipendentista ucraino.

L’Ucraina,
così come la conosciamo non è mai esistita
: non c’è mai stata un’Ucraina indipendente con questa
conformazione territoriale e, soprattutto, non
c’è mai stata questa distribuzione etnica
.

Sia l’una che l’altra cosa sono il
prodotto di due secoli di dominazione
russa
(ed in particolare del mezzo secolo
sovietico
), che ha comportato lo spostamento di grandi correnti migrative da e nel territorio che oggi chiamiamo
Ucraina.

Ancor più: la Crimea non è mai stata
Ucraina, fu “regalata” da Nikita ChruÅ¡čëv
alla maggiore repubblica dell’Urss (dopo quella russa) come parte di un
pacchetto di concessioni fatte per isolare e battere la guerriglia indipendentista
dei seguaci di Stepan Bandera, che
andava avanti da un decennio dopo la fine della guerra e che si era rivelata
potenzialmente molto pericolosa in coincidenza con la crisi coreana del
1950-53.

Dunque, l’attuale conformazione si è
determinata durante il periodo sovietico, quando si trattava di poco più di
un’unità amministrativa, dotata di una sua fittizia autonomia politica utile
soprattutto ad ottenere un altro seggio
nell’Onu
, accanto a quelli dell’Urss e della Bielorussia.

Poi, la dissoluzione dell’Urss trasformò questa unità amministrativa in una
entità statuale
, perché aprire una discussione sui nuovi confini sarebbe
stato impensabile nella situazione di sfascio in cui la Russia versava. Ci si
limitò a mantenere le basi in Crimea
per la marina russa. Ma l’Ucraina restò un aggregato
disomogeneo di regioni poco amalgamate
, con zone prevalentemente russofone,
zone propriamente ucrainofone ed un nucleo centrale misto con percentuali
variabili da provincia a provincia.

C’è da dire che la contrapposizione fra le diverse etnie
(lasciando da parte il caso particolarissimo dei tatari di Crimea) è stata amplificata dai media molto più di
quanto non sia in realtà: in primo luogo perché non esistono solo russofoni e
ucrainofoni, ma anche diverse sfumature intermedie; in secondo luogo perché non
c’è alcun automatismo fra lingua parlata e rivendicazione dell’indipendenza:
non tutti gli ucrainofoni sono indipendentisti e non tutti i russofoni sono
ostili all’indipendenza; in terzo luogo, ci sono regioni in cui le diverse
etnie sono accettabilmente integrate e reciprocamente tolleranti.

È vero invece che, nonostante questa
diluizione dei conflitti interetnici, un
senso di appartenenza nazionale ucraina non è stato costruito in questo
ventennio di indipendenza
. Non c’è un senso di nazionalità condivisa e
questo si è evidenziato più nell’atteggiamento
verso la Ue
che in quello verso la Russia: che la maggior parte dei
russofoni auspichi di ricongiungersi alla “grande madre Russa” è nell’ordine
naturale delle cose, ma che una nazionalità, che ha appena riconquistato la sua
indipendenza, aspiri, come prima cosa, a confluire in una unione
sovranazionale, per rendersi “più uguale” ai vicini di ovest, non è esattamente
il modo più efficace per dare risalto alla propria particolarità nazionale.

Dunque, più che di indipendentisti
ucraini, ha senso parlare di eurofili
che sognano di diventare una nuova Germania o una nuova Francia sol che si
compia il miracolo dell’ammissione nella Ue.

E questo acquista maggior peso ove
si consideri che le diverse regioni sono
poco amalgamate dal punto di vista economico e che ci sono diversi conflitti di
interesse sulla distribuzione delle risorse
fra esse. Ma, soprattutto è la
proiezione economica verso l’ Europa che divide il paese, perché diverse
regioni non hanno alcun interesse in questa direzione o, semplicemente, non
sono pronte all’impatto.

Tutto questo è anche il prodotto di
una classe politica che è peggiore persino di quella italiana.

I vari Kravčuk, JuÅ¡čenko, TymoÅ¡enko, Janukovič, che si sono succeduti alla presidenza, sono stati
personaggi assolutamente impresentabili,
che, invece di costruire un’identità nazionale, hanno cavalcato le contrapposizioni,
inasprendole per quanto potevano, allo scopo di mietere voti e conquistare un
governo che poi non hanno saputo usare.

Viktor
Janukovič
è stato
il più ladro e cialtrone dei governanti di quello sventurato paese: aveva
promesso ai russofoni una parificazione linguistica che si è ben guardato dal
realizzare, aveva accettato l’integrazione nella Ue per poi fare marcia
indietro. Non stupisce che sia caduto in disgrazia presso tutti. Anche Mosca non sapeva come fare per
liberarsi di lui
. Nel frattempo la crisi mondiale rendeva i margini
finanziari sempre più stretti ed oggi l’Ucraina
è un paese virtualmente fallito
, con un debito enorme verso la Russia, dalla quale ha preso molto più gas
di quanto potesse pagare, approfittando del passaggio del gasdotto attraverso
il suo territorio.

Dunque, che si arrivasse a una mobilitazione di piazza era nell’ordine
delle cose e Maidan, all’inizio, ha avuto caratteristiche largamente simili a
quelle delle piazze arabe o europee. I fascisti ci sono arrivati subito dopo l’inizio,
ma hanno acquisito peso solo dopo che quell’incapace di Janukovič ha iniziato a
giocare al “dittatore cattivo”, scatenando una repressione che non era neppure in grado di reggere a lungo. Poi,
dopo la sua caduta e dopo il referendum in Crimea, le cose hanno preso un ritmo
incalzante che ha favorito gli orientamenti più oltranzisti: le regioni orientali, in riva al mar Nero,
dove le percentuali dei russofoni sono elevate, hanno iniziato a manifestare umori separatisti, ci sono stati
scontri sempre più frequenti, cui gli accordi
di Ginevra
hanno vanamente cercato di porre fine, perché il governo di Kiev, neppure 48 ore dopo, ne
ha fatto strame
, partendo con una spedizione punitiva contro le regioni
orientali che, nel frattempo, organizzavano il referendum di ieri.

Il
pogrom di Odessa
va
inserito in questo quadro e dimostra come governo
e bande fasciste
siano sulla stessa
linea
: terrorizzare i russofoni e
provocare Mosca ad intervenire
, nella speranza di un allargamento del conflitto che tiri dentro la Nato.

Personalmente sono convinto che si
facciano molte illusioni sulla disponibilità degli europei, ma direi anche
degli americani, a combattere per loro. Uno scontro del genere potrebbe avere conseguenze incalcolabili, tirando
dentro anche altri e, peraltro, non mi pare che tanto in Europa quanto negli
Usa, né lo stato delle casse né l’umore delle popolazioni sia in sintonia con
questi progetti. Quanto, poi, alla voglia di misurarsi militarmente con i
russi, mi sembra un desiderio così ardente che penso vada soddisfatto.

In tutto questo, la Ue sta facendo un gioco ignobile al
servizio degli Usa
, non cercando di porsi come mediatore, ma schierandosi
apertamente con una delle parti in conflitto, in nome di principi inesistenti come quello dell’intangibilità delle frontiere
esistenti.

Da
Merkel e da Hollande non è venuta una parola di condanna per il pogrom di
Odessa, il che li rende complici morali di esso
. Ed Hollande è il più spregevole in
questa gara a chi è il servo più servo degli americani.

Speriamo che fra due settimane il PS
francese sprofondi sotto il 10% e si disintegri. Poi c’è l’aspetto più delicato
che è quello della partita dei grandi sulla testa di ucrainofoni, russofoni ed
europei, ma di questo parleremo nel prossimo articolo.

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