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'L''industria bellica ucraina: un altro dilemma per la Russia'

Pochi sanno che il 70 per cento delle esportazioni di armamenti della Repubblica ucraina sono diretti alla Russia. Un nodo strategico di grande importanza.

'L''industria bellica ucraina: un altro dilemma per la Russia'
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23 Giugno 2014 - 10.35


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di G.Colonna.

Una pagina preoccupante del
confronto fra Russia e Ucraina la stanno (quasi) silenziosamente
scrivendo in questi giorni gli uomini del complesso militare industriale
ucraino: pochi sanno infatti che il 70 per cento delle esportazioni di
armamenti della Repubblica ucraina sono diretti alla Russia, dai
propulsori per i missili ai motori da elicottero.

E
non si tratta di cosa da poco, dato che la Russia ha programmato di qui
al 2020 una spesa di seicento miliardi di dollari per modernizzare le
proprie forze armate in un contesto internazionale che, intorno a lei,
sta diventando sempre più instabile.
Così lo scorso 8 maggio la
direzione dello Yuzhmash ha emesso un singolare comunicato. Lo Yuzhmash,
situato a Dnepropetrovsk, nell”area orientale dell”Ucraina, era uno dei
più importanti complessi industriali dell”Ucraina e dell”intera Unione
Sovietica, nato per sostenere lo sforzo bellico sovietico nel 1944. Da
questo gigantesco stabilimento, arrivato ad impiegare 70.000 lavoratori,
sono usciti infatti in periodo sovietico il primo missile a testata
nucleare ed il primo missile balistico intercontinentale (ICBM), del
quale l”impianto poteva produrre 120 unità l”anno, nonché numerosi
veicoli di lancio nello spazio.

Occorre poi ricordare che direttore di
questo importantissimo stabilimento, dal 1986 al 1992, è stato
l”ingegnere Leonid Kuchma, lo stesso personaggio che, come presidente,
ha guidato l”Ucraina dopo l”indipendenza per un fondamentale decennio
(1994-2005).
Dal 1988, Yuzhmash ha prodotto uno dei più potenti
missili intercontinentali sovietici, poi russi, lo R-36M2 (noto nella
classificazione NATO come SS-18 Satan), tuttora punta di lancia della
sua forza missilistica strategica.
Dal 2003 al 2012, poi, il Ministero
della difesa russo ha continuato ad affidare la supervisione tecnologica
del missile, nonché il programmato allungamento del suo ciclo di vita
di altri venticinque anni, sempre allo Yuzhmash, dato che pare che
l”industria bellica russa non sia in grado di seguire autonomamente lo
sviluppo e l”aggiornamento di questo missile.
Inoltre si era avviato
un programma congiunto russo-ucraino, denominato Dnepr, per la
riconversione dei missili intercontinentali russi in vettori per il
lancio di satelliti ad usi civili e militari.
Data la situazione con
la Russia, la questione ha quindi cominciato a divenire scottante: con
il comunicato stampa dell”8 maggio, la direzione dello stabilimento, ha
reso noto di aver stilato un accordo con il governatore della Regione di
Dnepropetrovsk, una delle regioni ucraine russofone dove è
particolarmente forte il movimento secessionista pro russo. Nel
memorandum di cooperazione si afferma intanto che il governo regionale
si fa carico di tutelare gli interessi dello stabilimento a livello
nazionale, della ricerca di investitori in Ucraina e all”estero, della
promozione commerciale dell”azienda, invitando partner ed investitori
stranieri a collaborare con Yushmash. Si afferma anche che il governo
regionale si incarica della sicurezza dell”area, controllando l”accesso
alla stessa, se necessario mediante il reclutamento di un “real armed
group”, una unità militarizzata.
Assai significativamente si precisa
poi che la tensione politica con la Russia aveva messo a rischio i
progetti ed i contratti in corso ma che ora “la situazione si è
normalizzata” e che l”azienda manterrà fede ai vecchi contratti e nel
più breve tempo possibile aprirà delle trattative in merito ai nuovi
progetti.
Secondo Ruslan Pukhov, direttore del think tank moscovita
CAST, che si occupa di problemi militari, “piaccia o non piaccia,
l”industria della difesa russa è sposata a quella ucraina. Il matrimonio
ha radici profonde ed un divorzio non può che essere travagliato. Non
stiamo infatti parlando di centinaia e centinaia di componenti, sistemi
ecc., ma di migliaia e migliaia”.
Anche il maggiore complesso
industriale militare ucraino, lo Ukroboronprom, che lo scorso anno ha
venduto armamenti per un valore di 1,24 miliardi di dollari, avrebbe
annullato i suoi contratti con la Russia, dopo che il nuovo vice-primo
ministro ucraino Vitaly Yarema aveva affermato che il suo Paese deve
cessare la cooperazione militare con Mosca dopo l”occupazione della
Crimea.
Le conseguenze di questa interruzione sarebbero state
valutate da Mosca tanto seriamente che alcuni parlamentari russi
avrebbero consigliato il primo ministro Dmitry Rogozin, che è il
responsabile dell”industria bellica russa, di proporre all”Ucraina la
cancellazione del suo debito con la Russia di 3,5 miliardi di dollari
per le forniture di gas proprio in cambio di quote azionarie nelle
industrie di armamenti ucraine: ma la parlamentare ucraina presidente
della commissione bilancio del parlamento ucraino, Oksana Dmitrieva,
dice di non avere avuto ancora risposte su questo punto.
Del resto,
l”eventuale soppressione delle forniture alla Russia avrebbe effetti
negativi anche per l”occupazione in Ucraina e per la gestione di questo
tipo di aziende: basti pensare che lo Juzhmash lavora oggi al 20 per
cento del potenziale dei suoi impianti produttivi e impiega tra i dieci
ed i quindicimila addetti, rispetto ad un picco di settantamila di
alcuni anni fa.
Si tratta quindi di un quadro estremamente
preoccupante, che apre molteplici scenari: la Russia potrebbe trovarsi
costretta a stabilire legami sempre più forti con la Cina anche sul
piano militare, o potrebbe essere tentata dall”idea di un colpo di forza
per occupare queste aree, russofone e in alta percentuale favorevoli
all”annessione, che rappresentano anche, come la Crimea, un patrimonio
strategico irrinunciabile, soprattutto nel caso della paventata adesione
dell”Ucraina alla NATO.
Se Putin, nel suo discorso per l”annessione
della Crimea, ha detto che non è accettabile per la Russia vedere navi
NATO attraccare a Sebastopoli, tanto meno lo è vedere lo Juzhmash
produrre motori per i missili dello scudo anti-missile che gli Usa hanno
ribadito più volte voler costruire lungo i confini occidentali della
Russia.

Fonte:  http://www.clarissa.it/editoriale_n1925/L-industria-bellica-ucraina-un-altro-dilemma-per-la-Russia.

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