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L'Occidente, un Colosso di forza e stupidità

'Incredibile ma vero, la Germania è al default militare. Su 190 elicotteri, ne funzionano appena 14. E ovunque l''Occidente si presenta come un Colosso, ma incapace.'

L'Occidente, un Colosso di forza e stupidità
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2 Ottobre 2014 - 08.20


ATF

di
Daniele Mallamaci
.

«Non siamo in grado di adempiere agli obblighi che ci
derivano dall’appartenenza alla Nato», ha affermato lunedì la ministra tedesca
della Difesa von der Leyen.

Incredibile ma vero, la Germania dichiara il default
militare. I dati lo confermano: su 190 elicotteri in servizio, ne funzionano
appena 14; e dei 239 tra caccia Typhoon e bombardieri Tornado a disposizione,
solo un’ottantina possono effettivamente volare ed eseguire missioni.

Ultimo esempio in ordine di tempo del clamoroso
fallimento militare del più popoloso e ricco Paese europeo è stato il decollo
verso l’Africa dell’aereo destinato ad aiutare le vittime dell’epidemia di
Ebola: decollo mai avvenuto, poiché il biturboelica della Luftwaffe non ce l’ha
fatta ad alzarsi dal suolo.

In Europa, quello tedesco non è un caso isolato: nel
febbraio scorso, quando il Boeing 767 dell’Ethiopian Airlines partito da Addis
Abeba e diretto a Roma fu dirottato su Ginevra, la Svizzera non fu capace di
far alzare in volo nessuno dei suoi 32 cacciabombardieri F-18 o dei 54 più
vecchi F-5. Si scoprì infatti che a causa delle restrizioni al bilancio della
Difesa elvetica, l’aviazione svizzera era (ed è tutt’ora) operativa solo
durante l’orario di ufficio: cioè dalle 8 alle 12 e dalle 13.30 alle 17!

Ai problemi dell’Occidente nell’impiego dei suoi mezzi di
guerra aerea, si sommano quelli nella sua conduzione della guerra a terra,
testimoniati da alcuni gravi, recenti episodi.

A inizio settembre, il comando centrale dell’esercito degli
Stati Uniti ha reso pubblica la sintesi d’un rapporto interno su un episodio di
“fuoco amico” verificatosi in estate tra le forze armate americane di stanza in
Afghanistan. Dalla sintesi si evince che a causare la morte di cinque soldati
americani d’età compresa tra i 19 e i 28 anni impegnati in un’azione contro gli
“insorti” è stato il «fallimento collettivo nella corretta esecuzione dei
fondamentali» (cioè le tattiche, tecniche e procedure cosiddette “standard”, ndr) da parte del “personale chiave” che
– mentre coordinava l’operazione a distanza – ha ucciso i cinque colleghi
radiocomandando loro contro due bombe che li hanno polverizzati all’istante.

Non sono solo gli uomini a cadere sotto il “fuoco amico”:
a giugno, in Sardegna, i vertici militari responsabili delle esercitazioni a
Capo Teulada sono stati messi in grave imbarazzo per via di un dossier da cui
si apprende che tredici nuraghi nell’area sono stati distrutti: Tremila anni di
storia usati come un qualsiasi bersaglio. In un altro poligono sardo
un’esplosione aveva appena incenerito circa 30 ettari di macchia mediterranea.

Sono questi soltanto alcuni dei tasselli d’un mosaico più
grande e in gran parte sconosciuto alla pubblica opinione occidentale, il cui
titolo potrebbe essere “La (in)capacità militare e intellettuale
dell’Occidente”.

L’Occidente della guerra infinita, che va alla guerra in
Iraq, in Siria, a Gaza e nel Donbass e che vuole la guerra addirittura contro
la Russia, detiene una capacità militare così tecnologicamente avanzata e
geograficamente estesa da risultare immensamente superiore a quella di
qualsiasi suo avversario, esistente o potenziale.

L’Occidente è un Colosso: e, come tale, dispone d’una
forza colossale.

“Perché non usarla?”, si domandano quindi gli strateghi
della Casa Bianca e del Pentagono, riflettendo su come realizzare le strategie
egemoniche degli USA in Centro Asia, Medio Oriente, Sud America e Africa controbattendo
la crescente opposizione di Cina e Russia.

“Perché non usarla?”, si chiedono parimenti gli
occidentali, confrontandosi quotidianamente con le notizie di Stati
destabilizzati e coriandolizzati, fanatici religiosi macellai, voli di linea
bombardati, fosse comuni e attentati terroristici.

Infatti l’Occidente la usa, questa sua tremenda forza,
sotto forma di violenza bellica e psicologica: nel mondo per imporre i propri
interessi, internamente per creare tra i suoi cittadini un clima di militarismo
esasperato e esasperante.

Tuttavia, forse il così forte Occidente è così violento
perché è un Colosso dai piedi di argilla: non solo per gli aerei che non sa far
decollare, i soldati che si uccidono a vicenda e che provocano danni al loro
stesso territorio.

Forse, nei loro calcoli, i comandanti del Colosso – come
il Comandante in Capo degli Stati Uniti Obama o il Capo delle Forze Armate
italiane Napolitano – si sono concentrati così tanto sui numeri vantati
dall’esercito più potente che mai ha calcato la Terra, da dimenticarsi che quei
numeri, per contare davvero, bisogna poi esser capaci di farli funzionare
presto e bene.

Quando alle parole si sostituiscono le armi, quest’ultime
– droni carrarmati caccia cannoni bombe fucili satelliti sottomarini corazzate
truppe – devono esser utilizzate prima e meglio del nemico: altrimenti,
l’aggredito contrattacca e la sua vittoria sarà la morte dell’aggressore.

Mors
tua, vita mea
: così avvenne anche nel 1941, quando la Germania nazista
invase l’Unione Sovietica con la maggiore manovra militare di tutti i tempi,
scatenando contro Mosca la forza del Colosso dell’epoca: quella Wermacht al  tempo considerata l’esercito più potente mai
visto dall’umanità e che tuttavia, alla fine, perse.

A dimostrazione che per vincere un conflitto una capacità
militare pur soverchiante non è sufficiente: occorre pure la capacità
intellettuale nel gestirla. Stabilendo innanzitutto non come e quando aggredire
il nemico, bensì se sussistano le condizioni per impiegarla oppure no. Per
evitare di attaccare con forza ma senza intelligenza, nella presunzione di
vincere facilmente e velocemente, intraprendendo una guerra tutta muscoli e
niente cervello come quella dei tedeschi in Russia, degli americani in Vietnam
o dei russi in Afghanistan.

Conflitti in cui qualunque fosse il loro colore, i Colossi
belligeranti hanno mostrato d’avere i piedi d’argilla e la testa vuota,
tramandando alla storia la lezione che meno intelligenza s’impiega e più è alto
il rischio di perdere, dunque di morire. 

Forse, coloro che stanno spronandoci alla battaglia hanno
sbagliato i loro conti e fingono di non sapere o ignorano che nel gioco delle
armi, chi sbaglia paga: con la vita.

Forse sbagliano i nostri comandanti, ad enfatizzare la
forza della violenza a scapito di quella intellettuale, dimostrando d’aver
definitivamente scisso la loro capacità militare da quella intellettuale:
viceversa, non avrebbero potuto costruire una forza così spaventevole e
dissennata come quella del loro Colosso che con qualche clic può annientare
l’umanità e distruggere il pianeta.

Forse sbagliano i nostri media, che della potenza e distruttività
del Colosso magnificano il volume militare ma tacciano la deficienza
intellettuale.

Forse sbaglia chi gongola per il Colosso, mentre il
mostro s’agita sull’orlo del baratro, rischiando di cascarci dentro
trascinandosi appresso i comandanti, le armate, i popoli e il mondo.

Forse c’è uno sbaglio ma nessuno lo ha notato, nessuno lo
ha denunciato e intanto i venti di guerra che spirano tra l’Occidente e la
Russia si fanno più tesi e insistenti.

L’Occidente minaccia guerra alla Russia, eppure nessuno
dei nostri comandanti ci dice che a vincer potrebbero non esser inevitabilmente
i “nostri”, tant’è che nessuno di noi si domanda: conviene all’Occidente dai
piedi d’argilla attaccare la Russia? Può il Colosso dalla testa vuota colpire
la Russia, senza colpire se stesso?

Il Colosso ha varcato il confine ucraino e vuole superare
quello russo ma nessun mezzo di comunicazione ci dice che a sopravvivere
potremmo non esser “noi” e basta, cosicché nessuno di noi si chieda: e se però
a perdere, questa volta, fossimo noi? E se, addirittura, nessuno dei due
contendenti potesse vincere?

Forse qualcuno sbaglia e se nessuno lo fermerà, la
catastrofe d’una nuova guerra mondiale avverrà. Forse, casomai qualcuno vi
sopravvivesse, i posteri giudicheranno colpevole il Colosso: e ne malediranno i
comandanti e i propagandisti, definendoli criminali di guerra irresponsabili e
bugiardi.

Analogamente, finita la Seconda Guerra Mondiale, in alcuni
Stati occidentali divennero capi di Stato e di governo i generali, come
Eisenhower e De Gaulle: personaggi influenti per i loro successi militari e
popolari per aver smascherato l’ignoranza, il cinismo, la sventatezza e
l’egoismo delle classi politiche nazionali che malamente avevano preparato e
ancor peggio condotto il conflitto, pur scientemente ed efficacemente
propagandato dai media prima e durante le ostilità.

Allora come oggi, i nostri comandanti e media nulla o
quasi ci raccontano di quel che sta accadendo nei teatri bellici in cui stanno
combattendo i nostri militari: non conosciamo l’entità della forza loro e dei
nemici contro cui si scontrano; non possiamo valutare se, come e quando sia intelligente
o erroneo utilizzarla.

Perciò l’immagine che abbiamo della realtà della guerra è
lontana, confusa e impaurita.

Attentamente, costantemente la sua narrazione è
rielaborata dal di fuori della nostra mente, la quale meno è allenata ad
avvalersi del proprio pensiero critico, più è abituata a nutrirsi della
“informazione-spettacolo” manipolata e veicolata dagli onnipresenti schermi di
televisioni, computer e cellulari che riproducono un flusso virtuale,
istantaneo e drogante.

Sicché della guerra non sappiamo nulla: chi la combatte,
con quali armi, per quali scopi.

Ne percepiamo appena l’odore e talmente superficialmente
da scambiare la sua pelle per qualcos’altro che nominiamo “caos”, dissociando
la parola “guerra” dal suo oggetto: quel disordine che avvertiamo
spadroneggiare nel globo e che s’è ormai insinuato nella nostra testa indifesa,
annichilendo la nostra capacità di razionalizzare gli eventi esterni e reagire.

Quel disordine è la guerra e sta trionfando approssimandosi
ai nostri confini, ma l’informazione-spettacolo ci ottunde con un flusso
menzognero, concepito e prodotto per convincerci che – vicini o distanti – siamo
immancabilmente noi ad esser attaccati per primi, e che alla fine a vincere
saremo noi: sempre noi, esclusivamente noi.

Tale falsificazione della realtà è così permanente e
instupidente che oramai crediamo d’essere davvero i più forti, intimamente e su
qualunque fronte: da quello militare a quello morale.

Il nemico cambia e ha torto, la nostra supremazia permane
ed è giusta: in una frase, la storia dell’Occidente. Da cui l’idea
dell’Occidente dominante, eterna superpotenza militare e etereo campione
morale.

Chi ha plasmato la nostra storia e le nostre idee, le
guerre le organizza e sta ora organizzandone una diversa da quelle cui ci ha
abituato. Ne sta pianificano una tanto nuova quanto pericolosa: in Europa, la
nostra Europa.

La recita è in corso: “La Russia è un pericolo”, ci
suggeriscono i comandanti; “siamo il Colosso, abbiamo ragione e la nostra forza
non ha eguali”, ci spiegano i media; “allora perché non usarla?”, ci
interroghiamo conformandoci al copione.

La guerra europea è appena cominciata, qualcuno ne sente
la puzza, tuttavia i più l’hanno scambiata per una banale crisi nella
periferica Ucraina.

Eppure, già stiamo iniziando a subirne gli effetti: la
nostra economia è danneggiata dalle sanzioni alla Russia e ai suoi cittadini,
la nostra sicurezza è minacciata dall’entrata dell’Ucraina nell’Unione Europea
e nella Nato, la nostra politica fascistizzata dal supporto alla politica e
alla guerriglia del regime nazista di Kiev.

Più la crisi ucraina s’incancrenisce, più s’appresta lo
scoppio della guerra europea.

Come nel 1914 e nel 1939, a dichiarare l’inizio delle
ostilità sarà un regime convinto della propria superiorità bellica e morale,
alla guida d’un popolo sicuro della giustezza e della rapidità dell’attacco: la
Wermacht d’una volta è la Nato d’oggi, con piedi altrettanto d’argilla e una
testa altrettanto vuota ma con una decina di migliaia di bombe nucleari in più
a disposizione.

La Nato ha infatti spedito qualche centinaio di soldati a
rischiar la vita combattendo le “milizie filorusse”.

Naturalmente, i comandanti ci rassicurano che questa
guerra abbiamo ogni ragione per farla e che facendola certamente la vinceremo;
dovunque e comunque, i media ci tranquillizzano che ad aver torto sono gli
altri, perciò noi li sconfiggeremo.

Lo crediamo davvero?

Davvero crediamo alle menzogne di politici, attori,
professori, sportivi, scienziati e sondaggi che entusiasti rispolverano lo
slogan d’antan “Vincere e vinceremo!”.

Nel 1940, quel grido di battaglia echeggiò nelle radio
d’Italia per annunciare un’avvenire di promesse che si tramutò presto in
nell’ecatombe d’una guerra mondiale che sterminò settanta milioni di persone.

Tra questi, mezzo milione di italiani morirono sul fronte
al freddo, nel fango, con equipaggiamenti inadatti, viveri scarsi, superiori
incompetenti e armi inadeguate, mentre a casa famigliari e amici lottavano
contro la fame, la disoccupazione, i bombardamenti e la repressione.

All’epoca, a capo del governo c’era un Mussolini
fotografato a legger libri all’incontrario, mentre l’esercito era guidato da un
re che mai calcò un campo di battaglia, fuggendo anzi non appena si profilò la
disfatta delle sue forze armate.

Eppure, non pochi credettero alle bugie di vittoria del
Duce e del Re, accorgendosi solo dopo che una guerra la si può anche perdere e
che se la si perde si muore. A milioni.

Adesso, alla testa del governo abbiamo un Renzi filmato
mentre si tira secchiate d’acqua fredda addosso, mentre a capo delle forze
armate c’è un Presidente di 89 anni che certo non combatterà e pure in tempo di
pace s’avvale della scorta d’un suo personale corpo formato dai migliori uomini
della sua armata.

Renzi e Napolitano sono d’accordo: siamo i più forti e
abbiamo ragione, dunque usiamo la nostra forza colossale e vinceremo!

Chi non ci crede, lo dica.

Dagli schermi e dai giornali, il piccolo podestà e il Re
comunista gridano: “Vincere e vinceremo!”.

Chi considera false le loro parole e mortale quello che
con le loro armi possono scatenare, lo dica.

Anzi lo urli: in piazza.

C’è bisogno di tante, tantissime persone che riempiano le
piazze d’Italia per riempire d’intelligenza la testa vuota del Colosso e
disinnescarne la potenza distruttiva.

C’è bisogno di tante, tantissime urla di buon senso per
sovrastare il rumore di fondo della propaganda bellica e impedire una guerra
che se scoppierà, brucerà prima le illusioni e poi gli uomini.

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