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Tre minuti alla mezzanotte della guerra nucleare

Allarme di scienziati dell’Università di Chicago che valutano la possibilità di una catastrofe provocata dalle armi nucleari. Il peso delle atomiche in Medio Oriente e Asia.

Tre minuti alla mezzanotte della guerra nucleare
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30 Gennaio 2015 - 18.04


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di Manlio Dinucci

La lancetta dell’«Orologio dell’apocalisse», il
segnatempo simbolico che sul «Bulletin of the Atomic Scientists» indica
a quanti minuti siamo dalla mezzanotte della guerra nucleare, è stata
spostata in avanti: da 5 a mezzanotte nel 2012 a 3 a mezzanotte nel
2015, lo stesso livello del 1984 in piena guerra fredda.
Sui
grandi media, la notizia è passata quasi del tutto sotto silenzio.
Eppure a lanciare l’allarme sono noti scienziati dell’Università di
Chicago che, consultandosi con altri (tra cui 17 Premi Nobel), valutano
la possibilità di una catastrofe provocata dalle armi nucleari in
concomitanza con il cambiamento climatico dovuto all’impatto umano
sull’ambiente.

Il cauto ottimismo sulla possibilità di tenere sotto controllo la
corsa agli armamenti nucleari è svanito di fronte a due tendenze:
l’impetuoso sviluppo di programmi per la modernizzazione delle armi
nucleari e il sostanziale blocco del meccanismo di disarmo. Al primo
posto, tra le cause del rilancio della corsa agli armamenti nucleari,
gli scienziati statunitensi mettono il programma di «modernizzazione»
delle forze nucleari Usa, che comporta «un costo astronomico».
Confermano così quanto già documentato sul manifesto (24 settembre
2014): il presidente Obama – insignito nel 2009 del Premio Nobel
per la Pace per «la sua visione di un mondo libero dalle armi nucleari,
che ha potentemente stimolato il disarmo» – ha presentato 57 progetti
di upgrade di impianti nucleari militari, con un costo stimato di 355
miliardi di dollari in dieci anni.

Il programma prevede anche la costruzione di 12 nuovi sottomarini da attacco nucleare
(ciascuno con 24 missili in grado di lanciare fino a 200 testate
nucleari), altri 100 bombardieri strategici (ciascuno armato di circa 20
missili o bombe nucleari) e 400 missili balistici intercontinentali con base a terra (ciascuno con una potente testata nucleare). Si stima che l’intero programma verrà a costare circa 1000 miliardi di dollari.
Anche la Russia, indicano gli scienziati statunitensi, sta procedendo
all’«upgrade» delle sue forze nucleari. Lo conferma l’annuncio di Mosca
che esse svolgeranno nel 2015 oltre 100 esercitazioni. Secondo
la Federazione degli scienziati americani, gli Usa mantengono 1920
testate nucleari strategiche pronte al lancio (su un totale di 7300), in
confronto alle 1600 russe (su 8000). Comprese quelle francesi e
britanniche, le forze nucleari della Nato dispongono di circa 8000
testate nucleari, di cui 2370 pronte al lancio.

Aggiungendo quelle cinesi, pachistane, indiane, israeliane e
nordcoreane, il numero totale delle testate nucleari viene stimato in
16300, di cui 4350 pronte al lancio.
Sono stime approssimative
per difetto, in quanto nessuno sa esattamente quante testate nucleari vi
siano in ciascun arsenale. Quello che scientificamente si sa è che, se
venissero usate, cancellerebbero la specie umana dalla faccia della
Terra. A rendere la situazione sempre più pericolosa è la crescente
militarizzazione dello spazio.

Una risoluzione contro il dispiegamento di armi nello spazio
esterno, presentata dalla Russia alle Nazioni Unite, ha ricevuto il voto
contrario di Stati uniti, Israele, Ucraina e Georgia, e l’astensione di
tutti i paesi dell’Unione europea. Compresa l’Italia dove, violando il
Trattato di non-proliferazione, vi sono 70-90 bombe nucleari Usa in fase
di «ammodernamento»
, e per il secondo anno consecutivo si è
svolta l’esercitazione Nato di guerra nucleare. Dove i grandi media, che
sembrano illuminarci su tutto, spengono i riflettori mentre la lancetta
dell’Orologio si avvicina alla mezzanotte. 

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