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Inizia la guerra dello SWIFT alla Russia

banche occidentali si rifiutano di effettuare pagamenti in dollari alle banche con sede in Crimea. Una dichiarazione di guerra finanziaria e le possibili reazioni.

Inizia la guerra dello SWIFT alla Russia
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29 Aprile 2015 - 22.17


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di Giuseppe Masala.

Il codice SWIFT è lo standard utilizzato dalle banche di tutto il mondo per le comunicazioni interbancarie. Viene concesso da una società – la Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication con sede legale in Belgio, ma egemonizzata dagli USA – fondata nel 1973 dai soci delle camere di compensazione Euroclear e Clearstream. Ormai è diffuso in tutto il mondo e l’eventuale esclusione dal circuito comporta – per la banca esclusa – l’impossibilità assoluta di operare nel sistema interbancario.
Con il deflagrare della crisi ucraina e con l’annessione della Crimea alla Russia indiscrezioni autorevoli di stampa hanno ipotizzato che una delle possibili ritorsioni occidentali nei confronti della Russia era quella di escludere il sistema bancario russo dal circuito SWIFT. Il realizzarsi di questa ipotesi avrebbe comportato il completo isolamento del sistema finanziario del paese euroasiatico dal resto del mondo: nessuna possibilità di operare nel mercato interbancario e neanche l’opportunità di ricevere o inviare un semplice bonifico internazionale. In sostanza, questa ipotesi, comporta il rischio di collasso del sistema bancario a causa dell’impossibilità di approvvigionarsi di liquidità presso il mercato interbancario.
In merito a questa ipotesi – che equivale ad una vera e propria dichiarazione di guerra finanziaria alla Federazione Russa – la televisione “RT” (1) ha dato notizia che le banche occidentali si rifiutano di effettuare, attraverso lo SWIFT, pagamenti in dollari alle banche con sede in Crimea. 

Come interpretare la notizia? 

Essa rappresenta, senza dubbio, un aumento del livello dello scontro tra Russia e USA. Procedendo per logica verrebbe da pensare che gli americani, viste le difficoltà di veder aumentare le sanzioni a causa della contrarietà di alcuni stati europei come l’Ungheria e la Grecia, abbiano deciso di non desistere ma anzi di aumentare il livello delle “ostilità”, non di uno scalino ma di almeno un paio, aggirando gli ostacoli delle nazioni europee contrarie all’aumento delle sanzioni. 

Altra ipotesi possibile è che gli occidentali abbiano considerato fallimentare la strategia delle sanzioni e abbiano deciso che il modo più efficace per danneggiare la Federazione Russa consista nell”aggredire il suo sistema finanziario provocandone se non il collasso almeno la sua paralisi.
Tutta da verificare la risposta a questa nuova mossa che verrà applicata dalla dirigenza russa: da un lato essa potrebbe essere una risposta simmetrica (per esempio l’implementazione di nuove sanzioni contro l’Europa) oppure asimmetrica (per esempio un maggior sostegno militare alla Siria di Assad). 

Una cosa è certa: la dirigenza russa è perfettamente conscia della gravità della disconnessione delle banche crimeane dallo SWIFT (2) ed è dunque difficile immaginare una strategia del “pesce in barile” che non preveda alcuna risposta.
Sicuramente – e questo è facile ipotizzarlo – ci sarà un’accelerazione dell’implementazione del progetto di SWIFT russo in via di realizzazione da parte della Banca Centrale Russa (3). 

Ma questo è evidentemente una risposta valida sul medio lungo periodo che non evita i rischi nel breve periodo né la necessità di dare una risposta adeguata alla sfida lanciata dagli occidentali.

NOTE:

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